Alto Friuli: crisi industriale, persi 2.300 posti in 4 anni

di Maura dalle Case.

«Sempre meno, sempre più vecchi e sempre meno attivi». L’istantanea riguarda il mercato del lavoro in Alto Friuli ed è stata scattata dalla Cisl comprensoriale sulla base dei dati forniti da Regione e Istat. Stando all’analisi effettuata dal sindacato, nell’arco degli ultimi 4 anni si sono perse in Alto Friuli 421 imprese – da 12 mila 172 nel 2009 sono passate a 11 mila 751 a fine 2012 –, quasi 2 mila 300 posti di lavoro sono andati polverizzati e nell’arco degli ultimi 12 mesi ben 949 persone si sono iscritte alle liste di mobilità. A pagare di più il periodo di crisi sono state le ditte individuali e a livello territoriale le zone di Tolmezzo e San Daniele dove si sono perse rispettivamente il 3,8% delle imprese attive, percentuale che nel caso del Gemonese ha toccato l’8%. In controtendenza il terziario: Tolmezzo cresce dello 0,2%, San Daniele dell’8,3% contro una media regionale che si ferma a 3,2%. Meno incoraggiante è la dinamica relativa alla popolazione residente nel comprensorio che registra due trend opposti. In montagna prosegue vistosamente la contrazione demografica, con la Carnia che nel decennio 2001-11 perde ben 1.833 residenti e l’area di Pontebba che decresce di 1.519 unità. All’opposto, con il Gemonese che a fatica si tiene aggrappato alle 29 mila unità, Sandanielese e Tarcentino crescono, rispettivamente di 1.188 e 680 unità nei dieci anni. Rispetto alle medie provinciale (7%) e regionale (7,9%), rimane bassa la popolazione straniera, che è il 4,3% sul totale comprensoriale, «ciò significa – precisano dalla Cisl – che lo straniero “percepito” è molto spesso maggiore rispetto alla realtà dei fatti». Il trend della contrattazione è a sua volta negativo: sia per i contratti a tempo indeterminato che per quelli a tempo determinato e ancora per apprendistato, lavoro somministrato e parasubordinato. Le cessazioni di lavoro hanno avuto punte che superano il 25%, di contro le assunzioni sono calate del 16%. Per il segretario generale di Cisl AF, Franco Colautti, «queste indicazioni sono l’ulteriore segnale della necessità di riprendere in mano un’agenda politica specifica. Il territorio dell’Alto Friuli ha subito ripercussioni gravi, sia in termini di chiusure di realtà produttive che di perdita di posti di lavoro. Non si possono ipotizzare soluzioni a breve termine, serve – conclude Colautti – una concertazione a lungo raggio».