Alto Friuli: sui monti senza prudenza, da 204 a 290 gli interventi annuali dei volontari del Soccorso alpino

di Alessandra Ceschia.
Cadute, perdite di orientamento, malori, scivolate, ma su tutti è l’inesperienza, quando non la superficialità, a provocare gli incidenti in montagna. Una telefonata, e i volontari del Soccorso alpino e speleologico si mettono al lavoro per salvare vite umane. Lo fanno ogni giorno, senza clamore, senza retribuzioni. E lo fanno sempre più spesso. Il numero degli interventi dal 2010 al 2015, infatti è passato da 204 a 290, vale a dire un terzo in più, seguendo un trend che è in continua crescita. «Nei primi mesi del 2016 sono già stati effettuati 104 interventi – sintetizza il delegato alpino Sandro Miorini –, il 60 per cento dei quali in provincia di Udine, mentre le persone soccorse sono state 126, fra queste, 18 sono decedute. Anche nel 2015 gli interventi in provincia di Udine erano in netta prevalenza e rappresentano il 73,12% di quelli complessivi. Hanno impegnato 938 soccorritori con l’ausilio di 16 cani da ricerca per un totale di 6.531 ore–uomo». «Tutto questo senza contare gli eventi addestrativi, formativi e verifiche che hanno interessato i volontari al fine di mantenere un grado di efficienza sempre ad altissimi livelli» aggiunge il delegato. A capitanare la classifica delle chiamate che ha visto 1.672 volontari al lavoro nel 2015 è il gruppo di Cave del Predil, seguito da Forni Avoltri, Udine e Moggio. La causa più frequente degli interventi è la caduta in montagna, seguita dalla perdita di orientamento, dal malore in quota, o dalla scivolata, spesso sono i gitanti della domenica a farsi sorprendere dal maltempo, quando non tengono presente che la montagna va affrontata con una certa esperienza, un adeguato equipaggio e dopo aver consultato le previsioni meteo. L’incapacità e l’inesperienza incidono sul 9 per cento dei recuperi che coinvolgono alpinisti improvvisati. C’è che sopravvaluta le proprie possibilità e, messo a dura prova da un percorso montano tutt’altro che facile, chiede aiuto, sfinito, perché non riesce a portare a termine il tragitto. Una piccola percentuale di infortunati, che non va oltre il 3 per cento, viene determinata dalla puntura di insetti. Se le emergenze in montagna sono in aumento costante è perché, a differenza di qualche decennio fa, la montagna non è più appannaggio degli alpinisti, ma molti si accostano all’escursionismo senza la dovuta preparazione, sottovalutando i rischi. Attualmente, le stazioni del servizio regionale Friuli Venezia Giulia Cnsas comprendono 9 stazioni di soccorso alpino con 260 volontari che operano su tutto l’arco alpino e sul Carso. Tra loro ci sono 24 tecnici di Elisoccorso, un istruttore tecnico nazionale, una dozzina di istruttori tecnici regionali, altrettante unità cinofile e un paio di istruttori nazionali cinofili oltre a un istruttore medico nazionale e uno regionale, due istruttore regionali soccorso in fossa e quattro tecnici soccorso in forra. Infine vi sono quattro stazioni di soccorso speleologico con 70 volontari. L’attività del Servizio regionale è finanziata dalla Regione ed è garantita da una convenzione inerente l’impegno del servizio per attività di Protezione civile e una per l’attività presso l’Elisoccorso del 118 regionale. È stata stipulata una convenzione con Promotur per il soccorso e il collaudo degli impianti di trasporto su fune.