Aquileia: il Parroco nega la Messa in marilenghe per la festa del 3 aprile


Andrea Valçic dal Gazzettino di oggi

«Sono rammaricato, ma non è possibile la celebrazione della messa serale in friulano, in quanto ricorre la Domenica delle Palme che apre la Grande Settimana Santa con il solenne Triduo Pasquale. Cordiali saluti». La firma è quella di Michele Centomo, fresco parroco di Aquileia , in risposta alla formale richiesta del Comune in occasione della Festa del Popolo friulano. Scoppia proprio nella culla della "Patrie dal Friûl" un’inattesa polemica sulla celebrazione della messa in friulano. La basilica patriarchina da sempre ha rappresentato il fulcro delle manifestazioni per il 3 aprile 1077, la data che ricorda la nascita della stato patriarcale. Anzi negli anni in cui pochi osavano celebrare questo anniversario proprio i preti tennero alta la memoria storica, ritrovandosi ad Aquileia a celebrare la messa, in friulano naturalmente. Come non ricordare il 1977, l’anno successivo al terremoto, proprio quando la celebrazione eucaristica sotto le navate della basilica, assunse il punto più alto della coscienza nella ricostruzione. Un evento che nel corso degli anni, lentamente e con fatica, ha comunque assunto i toni dell’ufficialità, visto il crescente numero delle istituzioni che l’hanno fatto proprio.<br />
      Ed ora invece questo rifiuto che non è piaciuto a un gruppo di cittadini che ha preso carta e penna e scritto una lettera aperta al parroco e all’ arcivescovo di Gorizia, sotto la cui diocesi viene a cadere Aquileia, per manifestare la loro contraietà. Un disappunto che si esprime sia dal punto di vista liturgico: «Perchè il popolo friulano non può fare la liturgia della benedizione dell’ulivo per coloro che non hanno potuto andare alla messa della mattina? Cosa c’entra con il triduo la celebrazione della domenica? Il triduo non comincia la domenica delle Palme bensì il Giovedì Santo. Dietro alle Sue motivazioni insostenibili, per noi è importante celebrare». Ma la lettera continua: «La richiesta non era, evidentemente personale, ma fatta da un rappresentante della Comunità di Aquileia, anche cristiana; di fatto era oramai una tradizione non solo celebrare la messa in friulano in occasione della Festa del Friuli, ma la Parrocchia stessa, che allora era un tutt’uno anche con la chiesa, aveva fatto fare una grande bandiera patriarcale che veniva collocata sul campanile».
      Un diniego quello del parroco che suonerebbe strano in ogni comunità, ma che proprio perchè nasce ad Aquileia è destinato a provocare reazioni in tutto il Friuli, Gorizia compresa.

3 Risposte a “Aquileia: il Parroco nega la Messa in marilenghe per la festa del 3 aprile”

  1. Aggiornamento del 03/04/2009

    Niente Messa in friulano alla domenica delle Palme, nel dibattito interviene anche Fontanini. Il presidente della Provincia ha voluto manifestare il proprio «pieno disappunto per quanto dichiarato dal parroco di Aquileia”, don Michele Centomo, attraverso una lettera indirizzata all’arcivescovo di Gorizia Dino De’Antoni e, per conoscenza, al parroco stesso. Tutto è partito dalla formale richiesta da parte del Comune alla Parrocchia per la celebrazione della messa in friulano in occasione della “Festa del popolo friulano”. Nella sua risposta don Michele, parroco dallo scorso autunno, ha espresso il proprio rammarico trovandosi impossibilitato a celebrare la messa in friulano, in occasione della domenica delle Palme. «A tal proposito vorrei ricordare- scrive Fontanini- che tale posizione non corrisponde a nessun divieto della Chiesa cattolica. È ormai consuetudine che la liturgia venga celebrata nella lingua del Popolo friulano nel giorno della sua Festa. Una consuetudine radicatasi proprio grazie a parroci che, in anni in cui in pochi osavano officiare in marilenghe, decisero di intraprendere questa strada, per la custodia della memoria storica attraverso l’ufficio della liturgia nella basilica aquileiese». «A Monsignor Michele Centomo vorrei ricordare inoltre come, a testimonianza del rispetto per la lingua del popolo friulano, il Magistero della Chiesa si sia espresso più volte in lingua friulana» ha aggiunto il presidente provinciale, invitando il parroco a rivedere la propria posizione per non ostacolare l’aspirazione del popolo friulano a celebrare uno dei momenti più significativi della propria storia.

    Non si è ammorbidita la posizione del gruppo di cittadini aquileiesi che si è appellato all’arcivescovo e al parroco stesso per far luce sulla scelta: «Le risposte date lasciano intendere una visione dell’uso del friulano come degenerazione, un atteggiamento sbagliato verso una lingua con la sua dignità». Come sottolineato dal gruppo, il parroco precedente ha sempre accettato la tradizione, esponendo la bandiera con l’aquila sul campanile.

  2. Une vore un brut segnâl se ancje i predis in Friûl cumò a deventin talianons…..

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