Austria: in Carinzia finisce con un fallimento la campagna acquisti di aziende italiane

di Marco Di Blas.
Signori e signore, la campagna acquisti di aziende italiane da parte della Carinzia è chiusa o quanto meno sospesa. L’agenzia che se ne occupava – l’Entwicklungsagentur Kärnten (Eak) – è stata posta in liquidazione, dei suoi 15 dipendenti la metà è stata licenziata a giugno e l’amministratrice delegata Sabrina Schütz-Oberländer è cessata anch’essa dal suo incarico. Schütz-Oberländer era il volto dell’agenzia più noto in Italia dell’agenzia carinziana. Era lei, con alcune sue collaboratrici, che organizzava due o tre volte all’anno work-shop per imprenditori del Nord Italia, per spiegare loro quanto fosse vantaggioso investire in Austria, il “paese delle meraviglie” dove si pagano meno tasse, la burocrazia è efficiente, il personale altamente qualificato, il fisco indulgente e le banche pronte a concedere finanziamenti. Memorabili gli incontri promossi più volte al castello di Susans di Majano, al Là di Moret di Udine e poi anche in provincia di Pordenone, nel Veneto, dalle parti di Brescia, persino in Piemonte e in Emilia Romagna. Il copione era sempre lo stesso: la presentazione della situazione economica in Austria e delle opportunità offerte a chi volesse aprivi una fabbrica. Parlavano le rappresentanti dell’Eak e poi esperti nel campo legale e fiscale, che spiegavano come in quattro e quattr’otto si potesse costituire una società e come fosse semplice pagare le tasse. Gli astanti restavano a bocca aperta nell’apprendere che l’Irap in Austria non c’è e che esiste un’unica imposta sulle società al 25%. E ancora: che in Austria si può licenziare quando si vuole. L’esperta legale amava citare l’esempio di una dipendente cacciata dal lavoro non appena le era stato diagnosticato un tumore. Insomma, un mondo meraviglioso che, stando ai rapporti annuali dell’agenzia, avrebbe determinato una vera e propria fuga di aziende dall’Italia. Quante? Gli ultimi dati ufficiali parlano di 300 e passa, non tutte italiane ovviamente, che avrebbero creato 4450 posti di lavoro, contribuendo in maniera determinante alla ricchezza del Land. Perché allora eliminare una simile “gallina delle uova d’oro”? La spiegazione ufficiale che ne dà l’assessora regionale Gaby Schaunig è di natura finanziaria. Il Land, come è noto, è sull’orlo della bancarotta e per sopravvivere ha avuto e avrà bisogno dell’aiuto dello Stato, con prestiti che graveranno sulle spalle dei carinziani per le prossime generazioni. L’Eak era un carrozzone molto costoso, con troppo personale e un’accentuata propensione a organizzare work shop in location di lusso con banchetti luculliani. Le stesse funzioni potranno essere svolte nell’ambito del Kärntner Wirtschaftsförderungsfonds (Kwf), una specie di “Friulia”. Ma perché mandare a casa Schütz-Oberländer e il personale, rinunciando a un’esperienza di oltre un decennio? Qui l’assessora Schaunig non dà risposta, per cui bisogna dare ascolto alle voci in circolazione, secondo le quali la decisione sarebbe politica. L’Eak era una creatura di Haider, che l’aveva voluta in tempi in cui non si badava a spese. E anche la nomina di Schütz-Oberländer sarebbe avvenuta nell’era Haider. Da ciò la decisione dell’attuale assessora socialdemocratica di liberarsene, rischiando però di buttare l’acqua sporca con il bambino dentro. Può darsi che entrambe le spiegazioni siano vere. Così come può darsi che qualcuno abbia verificato quanto di vero c’è negli strabilianti risultati raggiunti dall’Eak. Dove sono le 300 nuove aziende straniere? In quali anfratti della Carinzia si sono nascoste? Secondo le nostre verifiche, mai smentite, sarebbero non 300, ma poco più di 10 (dieci), con meno di 200 dipendenti in tutto. E le altre 290? Forse qualche pizzeria, qualche gelateria, qualche ufficio di consulenza. O forse semplicemente qualche società di comodo, senza dipendenti ma solo una casella postale, per sottrarre al fisco gli utili conseguiti in Italia. In attesa che in Carinzia la vicenda si chiarisca, per un bel po’ non sentiremo più dalle nostre parti il “pifferaio magico” dell’Entwicklungsagentur.