Basiliano: “Là di Alme”, l’osteria dove il tempo si è fermato

Alme osteria

di Domenico Pecile
foto MV

Una mattina sono entrati due finanzieri (canarìns, come li chiama lei). Un'occhiata frettolosa, poi la domanda di prassi: l'esibizione degli scontrini fiscali. Lei ne consegna due. Il primo lo ha battuto alle 9,25 (un "rosso" a Gusto); il secondo alle 9.45 (un bicchiere a Turo). Fine. Ma sono in grado – aggiunge l'arzilla vecchina – di dirvi nomi e cognomi di quelli che arriveranno fino alle 12. E anche quelli del pomeriggio. I finanzieri insistono e le chiedono quanti tipi di birra ha. «Perché, ce ne sono di altre oltre alla Moretti?» Whisky? «Per carità di Dio»! Amari? «Il Fernet Milano, ma nessuno lo chiede, la bottiglia avrà 15 anni». Uno sguardo frettoloso al bancone spoglio («Era qui già ai tempi di mio nonno»)  un attimo di indugio, poi il finanziere più giovane le si avvicina e le dice: «Ma scusi, come fa a tirare avanti». Replica da manuale filosofico. «Cu la salût» («Con la salute»). Arrivederci e grazie… Benvenuti dove il tempo si è fermato: osteria "Da Alme", nel cuore di Blessano. Vi si accede da una porta più che centenaria. Sopra alcune lettere facili da ricomporre "Vendita vino e liquori". C'è pure l'insegna dei tabacchi perché Alma D'Agostini, classe 1923, ne tiene qualche pacchetto per i suoi affezionati clienti: pensionati e anziani che si bevono il tajut e giocano a carte in una delle tre stanze dell'osteria-museo, quella accanto al caminetto che ogni anno lei accende rigorosamente il giorno dei Santi, calcando pavimenti dell'altro secolo. Ma del vino dietro il banco neppure l'ombra. Ci sono soltanto un paio di bottiglie di Grappa Buiese, alcune foto ricordo, due zucche, qualche amennicolo, alcuni vecchi "misurini" per l'olio. Il crocifisso. Neppure la macchina del caffè («Tant i miei cliens no lu bevaressin»; «Tanto i miei clienti non lo berrebbero»). Alme parla soltanto in friulano. Spiega che il vino lo tiene in cantina, che per accedervi ci sono 10 gradini da capogiro, che lei cammina piano e si fa aiutare dal bastone, ma che facendo quell'esercizio più volte al giorno evita di dover spendere soldi in palestra o dal fisiatra. Scende, mesce la quantità necessaria. Risale. Un bicchiere costa 50 centesimi; vino di cantina blasonata. I suoi clienti ne possono bere un paio. Di più – dice – fa male. O così o cambiare osteria. E' lì da quando è nata. Ha fatto le elementari. Aiutava i suoi, si è affezionata a quel lavoro, non si è sposata («O soi le regine des vedranes», «Sono la regina delle zittelle»), poi i suoi sono mancati e da diversi lustri gestisce da sola l'osteria. Si alza presto, ma apre l'osteria soltanto verso le 9. Alle 12 chiude e riapre il pomeriggio verso le 16. Alle 20 tutti a casa. Niente tv. Niente telefono. Ascolta la radio, però: le trasmissioni in friulano e i notiziari. Mangia da sua sorella che vive nella corte interna, el curtîl di Bucin. C'è pure una canzoncina che intona orgogliosa: «Anin anin culì visin, te ostarie di Bucìn che nol è rimedi al nestri mâl sol che di bevi»; «Andiamo andiamo là vicino nell'osteria di Bucìn che non c'è rimedio al nostro malessere e allora beviamo»). Si siede, sorride, e si schernisce: Mi son restâs pôs dincj» («Mi sono rimasti pochi denti»). Una volta si cantava tanto. Tutti cantavano, aggiunge. Adesso nessuna zufola, nessuno canta. I rumori li fanno le automobili e la gente è sempre di fretta. Tiene chiuso il venerdì. Le ferie? («Ce sono»? «Cosa sono?» ). Ha fatto due viaggi nella sua vita. La prima volta a Trieste per testimoniare contro alcuni zingari; l'altra ad Arta ad accompagnare una parente


2 Risposte a “Basiliano: “Là di Alme”, l’osteria dove il tempo si è fermato”

  1. Chest al e il vêr Friûl DOC. Une persone gjenuine, sclete, interessade a dut ce ca le gnûf e plene di bon timp. Po, doi voi vîs, tant che la cjarte de identitât pardabon par siore Alme a je dome un toc di cjarte!
    I soi stât îr te to ostarie pe prime volte Almee e par me je stade propite une biele zornade. A riviodisi Alme, come che ti ai prometût, con che o torni ti suni une biel cjançon cu le sunete, ma dome par te! Maurizio Di Fant San Denêl
     

  2. Ci sono stato tante volte e ci torno sempre molto volentieri.
    Ad ascoltare la siore ALME c’e’ solo da imparere. Perle di saggezza.
    persona disponibilissima e molto solare. Una cosa se volete bere da lei non dategli fretta non serve……

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