Bordano: frutteto della discordia, parla il titolare del “Salet”

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di Piero Cargnelutti.

«Ho sempre cercato di giungere a una transazione con l’amministrazione comunale, ma non ho mai trovato la disponibilità». Gio Batta Ilardi, amministratore dell’azienda agricola Il Salet, che in queste settimane ha chiesto al Comune di liquidare i 408 mila euro che quest’ultimo gli deve per la causa vinta di fronte alla Corte di Appello di Trieste nel giugno dell’anno scorso, ci tiene a chiarire la sua posizione sulla vicenda. «In questa causa – spiega Ilardi – che si protrae dai primi anni 2000, da parte mia ho sempre promosso la volontà di giungere a una transazione con il Comune, ma da quest’ultimo è sempre giunto un rifiuto, sia nel primo che nel secondo grado di processo che abbiamo affrontato. Forse, con una transazione, l’esborso avrebbe potuto ridursi per le casse comunali». Ilardi ci tiene anche a ribattere al sindaco Gian Luigi Colomba in merito al valore effettivo di quei 9 ettari di terreni coltivati a frutteto. Se per il primo cittadino, 408 mila euro sono eccessivi per quel pezzo di terra, Ilardi spiega che non è così: «Nel 2012 – dice – quando al 31 dicembre abbiamo lasciato il frutteto come da accordi, aveva ancora un grande valore, tanto è vero che, come risulta anche dalle polizze, la produzione era stata assicurata per 160 mila euro quell’anno, per un totale di 4.700 quintali. Da allora, su quel terreno non è stato fatto più niente e dunque il valore è certamente sceso ma questo non dipende da me. Il valore di quel frutteto è stato definito dalle perizie tecniche che non sono state sconfessate dalle sentenze del tribunale». Il Salet ha gestito quei terreni dal lontano 1977 quando erano ancora di proprietà del demanio dello Stato, il quale successivamente li aveva trasferiti al Comune. Era stata la precedente amministrazione guidata da Enore Picco a chiedere all’azienda agricola di interrompere le colture e da parte sua Il Salet aveva chiesto il riconoscimento delle migliorie realizzate negli anni su quei terreni: «Allora – spiega ancora Ilardi – l’amministrazione si era detta favorevole ad addivenire a una transazione: in base a quella, si consideravano le migliorie del solo frutteto e non del seminativo che pure gestivamo per un totale circa di 30 ettari. Quella è stata una scelta che ha permesso al Comune di ridimensionare l’esborso». Ora il Comune ha promosso la causa in Cassazione e da parte sua Il Salet attende la risposta in merito alla sospensiva di pagamento: «Ci tengo anche a dire – conclude Ilardi – che con quel frutteto ho garantito per molto tempo 3-4 posti di lavoro. Se quelle colture non fossero state abbandonate avrebbero potuto produrre ancora mele di qualità. Certamente, oggi non ha il valore che aveva quando noi lo abbiamo lasciato».