Caccia si, montagna no.

Enzo Marsilio litiga con le Province, ma porta a casa il risultato dell’intesa sul ddl per la caccia. Su quello per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio montano il consiglio delle autonomie invece lo stoppa, non raggiungendo la maggioranza dei consensi che permetterebbe il via libera alla riforma. Ma Marsilio assicura «andrò avanti e non tornerò in assemblea». Su questi due punti si è consumata ieri la riunione del consiglio delle autonomie.
Un appuntamento che ha riportato in aula il ddl per la programmazione faunistica e per l’esercizio dell’attività venatoria, norme già passate al vaglio del consiglio senza però che si trovasse un’intesa. Allora le Province chiesero che tra le loro competenze in materia fossero mantenute quelle per gli Osservatori faunistici provinciali e per i corsi di formazione venatoria. Richieste approvate da Marsilio e integrate quindi nel nuovo ddl presentato ieri. Ma quando l’assessore si è visto rispondere con una nuova astensione da parte degli enti intermedi, ha perso le staffe, fino a sbottare con una genuina traduzione dal friulano «siete una mandria di tiracampanelli». «Quanto mi avete chiesto di fattibile l’ho inserito dimostrando buona volontà – ha insistito Marsilio –, abbiamo trovato un accordo e ancora vi astenete. Mi sento preso in giro, se c’è un accordo questo si rispetta. Non accetterò più trattative con assessori provinciali che non abbiano una delega scritta del presidente». <br />
E un rimbrotto è venuto anche dal presidente delle autonomie, Vittorio Brancati. «Non è questo il modo di lavorare – ha affermato Brancati – perché ci siamo visti, abbiamo discusso e concordato una linea e oggi tutto viene rimesso in discussione. Non si fa così». Sulla valorizzazione del territorio montano, invece, Marsilio è stato stoppato a causa dei soli 11 voti favorevoli, visto che per dare il via libera all’intesa ne sono necessari 12. Tra i 16 componenti del consiglio ieri in aula, dunque, i 5 astenuti sono stati i rappresentanti delle quattro Province e quello del Comune di Mossa. Il ddl ridefinisce le Comunità montane dando loro maggiori compiti e coordinandole con il complessivo sistema delle autonomie. Ma la riforma prevede anche un raccordo tra la Regione e i Comuni montani per la distribuzione del fondo montagna e la possibilità di scelta per le amministrazioni locali, soprattutto per quelle collocate al confine tra montagna e pianura, se aderire a un Aster o a una comunità montana. Un ddl che non ha riscosso l’entusiasmo del consiglio e per il quale Giuseppe Napoli ha presentato una serie di emendamenti. Su uno solo l’assessore ha garantito la disponibilità a verificare se tecnicamente possibile, quello che prevede che Comuni parzialmente montani e quelli confinanti con un territorio di pianura o con un’altra comunità montana, possano partecipare anche a un’associazione intercomunale con Comuni non facenti parte della propria comunità montana. «Sul resto invece – ha detto Marsilio – non cambieremo idea e quindi porterò il ddl in giunta per la definitiva approvazione». Il più critico è stato il presidente della Provincia di Udine Marzio Strassoldo, convinto dell’arretratezza del ddl «che penalizza le Province.

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