Carnia: la Burgo chiude in Abruzzo, ma investe a Tolmezzo

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foto tolmezzo.wordpress.com

di Michela Zanutto.

La chiusura della cartiera Burgo di Avezzano, in Abruzzo, non spaventa in Carnia. L’annunciata crisi non avrà ricadute in regione, anzi, «il gruppo sta investendo nello stabilimento friulano per produrre di più e meglio», sottolinea Paolo Morocutti della Slc Cgil. Resta però il nodo depuratore. Per la direzione della cartiera la gestione è troppo costosa. Intanto l’orizzonte ad Avezzano è grigio. Il gruppo Burgo ha annunciato martedì la cessazione dell’attività nello stabilimento Cartiere Burgo di Avezzano nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali. Alla riunione era presente il responsabile risorse umane del gruppo Burgo, Franco Montevecchi, che ha spiegato la decisione dell’azienda. «È un’azione sofferta, presa in seguito alle gravi difficoltà economiche della società che non consentono di effettuare investimenti sullo stabilimento marsicano, da gennaio 2014 destinato alla produzione di tipologie di carta naturale». Insomma, la fabbrica non riaprirà più i battenti dopo la chiusura estiva per ferie. E 220 dipendenti si ritrovano senza un lavoro. Scene purtroppo conosciute anche in regione, alla cartiera Romanello. Ma che non si ripeteranno a Tolmezzo. Ne è certo Morocutti: «La proprietà ha fatto importanti investimenti per modernizzare i macchinari, a breve entrerà in funzione un impianto che consente di aumentare la produzione, migliorando la qualità». Come detto però la gestione del depuratore rappresenta ancora uno scoglio. Recentemente c’è stato un incontro fra la società e il governatore Debora Serracchiani, ma nulla è trapelato. Si sa che per realizzare l’opera erano stati impegnati 10 milioni di euro della Regione e 4 milioni della Burgo. L’impianto era stato progettato per servire un’utenza equivalente a 138 mila abitanti. E il carico della sola cartiera Burgo equivale a 85 mila abitanti. Il depuratore serve anche i comuni di Tolmezzo, Villa Santina e Amaro. Dopo la lettera shock inviata a ottobre dalla direzione della cartiera all’allora sindaco Dario Zearo, nulla. La missiva informava il primo cittadino che nel 2014 il colosso cartario avrebbe proceduto a realizzare un depuratore interno allo stabilimento per il trattamento delle acque reflue della cartiera. E che dal primo gennaio 2015 si sarebbe staccata dal depuratore consortile, non pagando più il relativo canone da 1,8 milioni considerato eccessivo. La notizia aveva lasciato senza parole tutta Tolmezzo. Ma dopo le febbrili consultazioni e le proteste per mantenere la gestione del megadepuratore, la questione si è arenata. «Non sappiamo nulla – spiega Morocutti –, abbiamo scritto mail al Comune, alla Regione e alla proprietà per avere lumi. Ma nessuno ha risposto».