Carnia: i comuni ribelli «Le nostre acque vogliamo gestirle noi»

di Gino Grillo.

Dopo la riunione indetta per ieri sera dai Comuni di Ligosullo, Cercivento e Forni Avoltri con le loro comunità su “Acqua nostra: decidiamo noi! e la Regione cosa fa?”, la discussione sulla gestione integrata delle acque passerà al vaglio del consiglio comunale di Cercivento, convocato per le 20.30 di stasera. L’obiettivo della riunione di ieri era «fornire una dettagliata informazione sulla nota controversia relativa alla gestione del servizio idrico che oppone i nostri tre Comuni all’Ato Friuli Centrale e a Carniacque». Presenti i sindaci Dario De Alti (Cercivento), Manuele Ferrari (Forni Avoltri) e Giorgio Morocutti (Ligosullo), la riunione è stata pure l’occasione per dare inizio ad una raccolta di firme «per assumere una partecipata e condivisa decisione per un ricorso alla Corte di Cassazione» avverso alla sentenza che ha visto i tre Comuni obbligati ad assegnare all’Ato e a Carniacque la gestione integrata delle loro acque. Il primo cittadino di Cercivento ha illustrato l’iter con il quale si è addivenuti alla sentenza del Tribunale superiore delle acque di Roma, sostenendo la tesi dei tre Comuni, che, com’è accaduto in Trentino ed in Piemonte, vuole che le amministrazioni comunali con popolazione inferiore ai 1000 abitanti possa gestire direttamente il ciclo delle acque. Morocutti ha spiegato come le piccole realtà, quali Ligosullo, con un impianti idrico modesto, possano facilmente gestire le acque, mentre a Ferrari è toccato il compito di investire del fatto la politica regionale. «Un’occasione per verificare il consenso delle nostre genti e per vedere se si vuole andare sino in fondo nella battaglia» ha detto Morocutti, con un occhio alle prossime elezioni regionali per conoscere quanti si spenderanno per legiferare sulla riforma delle ATo come proposto dal governo centrale. I vari comitati locali supportano la lotta dei Comuni.

Una risposta a “Carnia: i comuni ribelli «Le nostre acque vogliamo gestirle noi»”

  1. Aggiornamento del 30/01/2013

    di Gino Grillo.

    Alla riunione indetta per l’altra sera dai tre Comuni resistenti all’Ato e Carniacque, che intendono gestire autonomamente il ciclo integrato delle acque, hanno preso parte anche i comitati che vogliono che l’acqua rimanga un bene indisponibile pubblico. La sala consiliare dove i sindaci Dario De Alti di Cercivento, Giorgio Morocutti di Ligosullo e Manuele Ferrari di Forni Avoltri hanno spiegato le loro ragioni alla gente (alla quale hanno chiesto il parere se continuare nella battaglia legale che li porterà in Cassazione dopo la decisione avversa del tribunale superiore delle acque di Roma), era gremita all’inverosimile, obbligando decine di persone ad attendere all’esterno del municipio. I sindaci hanno riscontrato la solidarietà delle loro comunità, e quelle dei vari comitati. Renato Garibaldi, di Carnia in movimento, ha parlato di decisioni del popolo italiano, prese per referendum e disattese dalla politica regionale e nazionale. «L’acqua è un bene pubblico, un diritto delle gente, non una merce da consegnare al dio denaro e a quanti ci vogliano speculare sopra». Non una pregiudiziale contro Carniacque, quanto contro la Regione «che non applica lo statuto tutelando le autonomie e che non vuole assumere una decisione seria sull’Ato e sull’acqua, che è un bene storico nei nostri paesi». Garibaldi ritiene non solo corretto il ricorso che i Comuni si apprestano a fare, ma indispensabile. «Se vogliono le nostre acque ci troveranno pronti a una lotta dura, presidieremo i municipi e gli acquedotti: dovranno portarci via con la forza».

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