Carnia: incendi nelle industrie, la lotta è per conservare il lavoro

di Gino Grillo.

Tolmezzo.

Il fermo alla Cartiera Burgo dove sabato sera verso le 19 si è sviluppato un incendio alla Macchina tre dovrebbe durare una settimana: questa la stima del tempo che ci vorrà per rimettere in funzione il grosso, e lungo oltre 100 metri, macchinario che dalla cellulosa produce bobine di carta sul quale lavorano direttamente e indirettamente una trentina di operai. Mario Mazzolini, della Uil Com illustra i vari passaggi che saranno necessari per la ripresa della produzione. «Il danno al macchinario è simile a quello già accaduto a metà degli anni Novanta: un incendio si è sviluppato all’interno della macchina che produce bobine di carta, facendole passare su pesanti rulli con temperature sino a 180 gradi dove sussistono batterie e oli lubrificanti». Questa combinazione è stata l’origine, secondo il funzionario dei vigili del fuoco Valmore Venturini – dello scaturire dell’incendio, in maniera del tutto causale. Un danno, questa volta, meno impattante di quello di una ventina di anni fa, grazie al pronto intervento delle squadre di emergenza interne. «Occorre rivolgere un plauso al personale interno, che è intervenuto con prontezza e competenza – afferma il sindacalista – limitando i danni al minimo». Questo però non ha allontanato la necessità di dover fermare la produzione della macchina tre, sin quando non sarà riparata. Per le riparazioni, ha fatto sapere il sindacalista, l’azienda intende rivolgersi al personale interno. La preoccupazione del sindacato è che il fermo di produzione di questo importante, vitale macchinario possa prolungarsi oltre la settimana. «Il reparto cellulosa prosegue nella produzione – spiega Mazzolini – la cellulosa prodotta, invece di essere immediatamente indirizzata alla macchina 3 verrà imballata e stoccata in attesa della riparazione dei guasti». Questo darebbe quattro giorni di operatività al comparto, poi però potrebbe essere necessario sospendere la produzione di cellulosa e di porre i lavoratori in cassa integrazione. «L’azienda – accusa il sindacalista – già in altre situazioni simili e recenti non ha inteso confrontarsi con le parti sociali, e pare che anche questa volta sia decisa ad agire autonomamente senza incontrare i rappresentanti degli operai». La Cartiera sarebbe intenzionata a superare questo fermo di lavoro mediante la flessibilità, mentre il sindacato si scontra richiedendo la cassa integrazione. «La flessibilità – spiega Mazzolini – viene spesso utilizzata per sopperire a momenti di minori ordini di prodotto: se viene applicata anche a queste situazioni straordinarie, rischiamo di non avere un parco ore sufficiente in caso di calo degli ordini di prodotto». «Auspichiamo che l’azienda – conclude – si raffronti con le parti sociali, senza preclusione alcuna, e cioè dialogando con i sindacati e non escludendo a priori la possibilità della cassa integrazione».

Ampezzo.

Ieri le maestranze della Metal Tech, dove sabato pomeriggio si era sviluppato un incendio, hanno trascorso la domenica in fabbrica. Sin dalle prime ore dell’alba gli addetti al reparto interessato dalle fiamme si sono presentati, assieme alla proprietà, a fare una prima stima dei danni, ma soprattutto a cercare di rendersi utili nel ripulire i 4 mila metri quadri devastati dall’incendio. «Si sono presentati tutti gli addetti al reparto – spiega il procuratore della società Nicola Spangaro – e subito, dopo alcune parole di conforto e di coraggio, date reciprocamente fra tutti, si sono messi all’opera per cercare di ripulire il danno causato dal fumo e dal calore per poter riprendere quanto prima il lavoro». Hanno tutti capito che in ballo non c’è il solo danno materiale causato dal fuoco, ma anche la conservazione di un posto di lavoro in una zona depressa, e la Metal Tech dà occupazione a circa una cinquantina di maestranze. Di primo acchito non si è pensato a timbrare il cartellino, quanto a munirsi di scope, badili e spazzole per sgomberare il materiale danneggiato. «È stata – ha proseguito Spangaro – come una riunione di famiglia: tutti solidali e dopo tutta la mattinata e oltre di lavoro ci siamo fatti, tutti assieme, una spaghettata per rifocillarsi». La preoccupazione più grande riguarda i danni che il reparto laser può aver subito. Dopo aver sgomberato oltre una dozzina di colonne in linea contenenti docce, l’opera di ripristino della normalità ha riguardato appunto i quattro laser, del valore di circa 700 mila euro, che sono essenziali per la produzione a più alto valore aggiunto della Metal Tech, che sono appunto le docce. «Non siamo riusciti a farli ripartire – ammette Spangaro – ma non è detto che siano fuori uso. Abbiamo cercato di ripulirli al meglio e domani mattina (oggi per chi legge ndr), alle 7 verificheremo con maggiore accuratezza la situazione e cercheremo di far funzionare il reparto laser». La fabbrica sospenderà la produzione per tre giorni, ma le maestranze saranno presenti per la bonifica ed il ripristino della operatività dell’azienda. Quello che preoccupa, oltre ai danni contingenti «da una prima stima, ad occhio, dovrebbero essere – chiosa il procuratore – di circa 100 mila euro». È la possibilità che non si riesca a dar seguito ai diversi ordini già pervenuti al reparto acquisti. «Abbiamo un prodotto – chiude Nicola Spangaro -, il “Cambio Vasca Doccia” che è stato presentato in varie fiere nella nostra regione e in Veneto e che ha avuto un notevole successo. Fermarci sarebbe un danno incalcolabile». La richiesta di cassa integrazione rimane però l’ultima opzione: Metal Tech è intenzionata a riprendere la produzione, a quadri completi, quanto prima.