Carnia: problemi incombenti e silenzi assordanti


di  Stefano Nonino.

Quello che in questo periodo si sente è un silenzio assordante. Un silenzio che avvolge le valli della Carnia. Tacciono i primi cittadini dei comuni carnici, il sindaco di Tolmezzo, gli esponenti locali del PD, tutti in riverente attesa del verbo della governatrice regionale; tace la politica, defunta, tace la gente rassegnata a non contare più niente. Eppure questo è un periodo particolarmente importante, per certi versi decisivo per il futuro della Carnia.

Infatti ci troviamo a subire una serie di situazioni locali particolarmente difficili ed interventi di forte impatto sull’ambiente: la nuova organizzazione delle autonomie locali, la ricollocazione dei presidii istituzionali governativi, la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari regionali, la gestione dei beni comuni, la costruzione e revisione di infrastrutture pubbliche e private, possono cambiare il presente e il futuro dei nostri territori e della loro popolazione.

I problemi sono gravi ed innumerevoli: il mega elettrodotto aereo Wurmlach-Somplago, opera privata che porterà altro denaro a chi ne ha già ricevuto tanto mentre scaricherà i costi sul territorio attraversato e sui suoi abitanti; lo sfangamento dell’invaso di Verzegnis, altro disastro annunciato dopo quello del bacino di Sauris; la chiusura del tribunale di Tolmezzo (mentre per alcuni di quelli chiusi sembra vi sia una svolta, per il nostro calma piatta, Regione e parlamentari assenti); la messa in rete dell’ospedale di Tolmezzo con una riforma sanitaria che taglia posti letto e servizi ospedalieri nei vari ospedali periferici e che ha tempi ravvicinati per le dismissioni, ma lontani per i nuovi servizi territoriali (solo i sindaci della Carnia e, sopra tutti, quello di Tolmezzo, sono tranquilli e aspettano “buone nuove”); la riforma delle autonomie locali e le nuove unioni dei comuni; il lungo commissariamento della Comunità Montana; la riduzione del servizio postale; il pericoloso passaggio dalla partecipazione dei cittadini al controllo assoluto delle politiche dei territori da parte della Regione e dei suoi locali galoppini; l’ulteriore accentramento del governo e della gestione del servizio idrico attraverso la confluenza di Carniacque spa in un’unica spa regionale, che a sua volta confluirà nel colosso emiliano Hera, che ha già fagocitato Acegas Trieste, Aps Padova e l’udinese Amga gas, con i conseguenti soliti disservizi e aumento delle tariffe; la pesante servitù militare sul Bivera; Edipower che sfrutta le nostre acque, porta altrove l’energia ed il danaro ma lascia a noi i fanghi; l’assalto indiscriminato alle ultime acque della montagna; la desertificazione degli alvei; l’interrimento del lago di Cavazzo; le ditte austriache scorrazzanti nei nostri boschi; agricoltura, commercio ed artigianato in picchiata. Problemi come questi avrebbero bisogno di ben altro coraggio da parte dei sindaci del nostro territorio e di ben altre forme di informazione, consultazione e partecipazione dei cittadini!

In particolare per il tribunale e l’elettrodotto. Per il primo ci si attende che la presidente della Ragione a statuto speciale e vicepresidente del PD voglia far valere il diritto alla riapertura presso il ministro PD della Giustizia e presso quel PD che vi si oppone, e non limitarsi a tenere “un piede ben piantato tra la porta e lo stipite” del tribunale, poiché si tratta solo di volontà politica! Per l’elettrodotto aereo, la presidente Serracchiani ed il PD mantengano la contrarietà espressa nel loro programma elettorale, stiano dalla parte della gente che non lo vuole aereo, anziché cercare goffamente di comprare sindaci e popolazione con l’annuncio (ma proprio in questa estate così piovosa!) di una “pioggia di 114 milioni” che, distribuita sulla montagna dal Cansilio al Natisone, si ridurrebbe solo ad una nebbiolina.

Chi però, nelle ultime elezioni, ha deciso di salire sul “carro della vincitrice” (la governatrice Serracchiani) non si può permettere fughe in avanti per paura di mettere a repentaglio le nuove amicizie regionali, il salvacondotto per prossime riconferme o nuove sistemazioni. Come pulcini che pigolano aspettando il mangime dalla chioccia, costoro aspettano un cenno dalla Regione per esprimere la loro ossequiosa opinione. E’ questo l’atteggiamento che vuole questo nuovo potere politico che avanza, di rottamatori e democratici illiberali, che perseguono il nuovo modello di pensiero unico: il renzismo a livello nazionale, il serrachianismo a livello regionale. Questo nuovo corso ce lo confermano bene le riforme costituzionali in discussione e gli accordi sulla nuova legge elettorale.

Questo feudalesimo della politica, dove il livello centrale comanda, quello territoriale ubbidisce e la gente subisce, va fermato. Per questo chiediamo ai sindaci di tutelare la dignità propria, della loro gente e della Carnia rifiutando la politica del bastone (i diktat) e della carota (le “compensazioni”) della Serracchiani, alle donne e uomini del PD di anteporre la difesa della Carnia alla difesa della “Ditta PD”, ai comitati territoriali di continuare a lottare, ai cittadini di buona volontà di essere cittadini e non sudditi e di operare per il cambiamento. E’ finito il tempo delle parole, delle buone maniere, dei “senza storia”, è giunto il tempo dell’azione, di uno scatto di dignità e di ribellione.

Nonino Stefano
per L’ALTRA SINISTRA della Carnia