Carnia: riecco la Casa del popolo e Prato Carnico fa festa

di Tanja Ariis.

É stata una giornata di grande partecipazione e di speranza nel futuro ieri a Prato Carnico che ha festeggiato la riapertura, nel suo centenario(1913), della prima Casa del Popolo della Carnia, la seconda in regione, una delle primissime in Italia. La decisione di costruirla venne presa a Dortmund in Germania da emigranti valligiani e così mentre nella terra natìa lavoratori volontari la erigevano, i fondi giunsero da ogni angolo della terra dove si trovava un pesarino, un carnico. «La Casa del Popolo-recita il manifesto inaugurale del 1913-nacque col sacrificio di oscuri lavoratori e per virtù dello spirito di fratellanza che li accomuna. Essa sarà la sede naturale delle istituzioni laiche prefiggentesi la tutela giuridica, il miglioramento economico, morale ed intellettuale dei meno abbienti. La Casa del Popolo assurge così a simbolo della solidarietà di classe ed a vessillo di tutte le rivendicazioni operaie». Oggi come ieri essa è aperta a tutti per essere punto di incontro e di confronto per cittadini di ogni età, per stare assieme, discutere e cercare soluzioni ai problemi della Carnia. Accanto alle autorità, tanta gente, compresi i bimbi delle scuole e diversi emigranti tornati dall’estero, ha partecipato alla festa, indice di quanto la Casa del popolo sia tuttora significativa per la comunità locale. Ma c’è stato anche chi, pur senza origini carniche,ha comprato casa qui ed è tornato dall’Inghilterra apposta per l’evento. Ora l’edificio, restaurato dal Comune,diventa centro sociale e culturale per cittadini e turisti, con lo splendido salone storico, la nuova sede della biblioteca comunale(intatto l’archivio storico della Casa del Popolo), zona bar con cucina, cinque camere e un appartamento. Il sindaco, Omar D’Agaro, ha incitato tutti a rivivere questa Casa e la voglia di essere comunità. «La sbornia economica del secondo dopoguerra-ha detto-ci ha solo illuso ed ora siamo qui in questa epoca difficile. Se il tunnel è buio, dobbiamo tutti, assieme, accendere la luce». D’Agaro ha ricordato come nel 1900 il suo comune, oggi con 900 abitanti, contasse poco più di 3 mila persone e di esse un terzo fosse costretto a emigrare stagionalmente all’estero. Furono loro a importare nuove idee che impressero nella comunità la riluttanza ad ogni regime. Ido Petris di Pradumbli, il professor Claudio Venza e Gianni Nassivera hanno ripercorso alcuni tratti. Per Dante Spinotti (il cui nonno fece il suo discorso inaugurale alla Casa del Popolo nel 1913) questo evento come pure il laboratorio dei fratelli Leita a Paularo è un segno straordinario della vitalità che serba ancora la gente carnica. Un plauso da Spinotti va anche al restauro della Casa del Popolo, semplice, minimalista, molto elegante.