Carnia: Siro Angeli, inediti in occasione del centenario; le lettere di Alida Airaghi

Le figlie Daria e Silvia

di Nicola Corbelli e Ermes Dorigo

Risale al 1970 il primo contatto tra Siro Angeli e Alida Airaghi, studentessa di Verona, “molto intelligente e sensibile”. All’epoca Angeli vive a Roma ed è un funzionario  e sceneggiatore della Rai, nonché autore teatrale e poeta di un certo successo: basti pensare, ad esempio, che la sua raccolta di liriche L’ultima libertà è pubblicata nel 1962 da Mondadori nella prestigiosa collana dedicata alla poesia contemporanea e viene favorevolmente accolta da critici e poeti quali Alfonso Gatto, Giacinto Spagnoletti, Giorgio Caproni.  Ed è  proprio grazie ad alcuni componimenti pubblicati in un’antologia di poeti contemporanei che la giovane Alida, come scrive in una lettera, si avvicina ad Angeli. Tra i due inizia uno scambio epistolare, ispirato da comuni interessi per la cultura e la poesia, che per Angeli rappresenta una sorta di “ritorno alla vita”: dopo la morte della moglie Liliana, avvenuta nel 1953, egli attraversa un periodo di profonda crisi interiore e mai avrebbe immaginato di potersi innamorare nuovamente di una donna. Compresa la sincerità e la profondità del loro rapporto si sposeranno nel 1978. Dalla loro unione nasceranno due figlie: Daria e Silvia. I sentimenti di gioia e quasi d’incredulità per questa sua “rinascita”, emergono chiaramente nella poesia La distanza, delicato quadro di vita familiare che ha come protagonista la piccola figlia Daria: Per te, addentare lì davanti/ alla tivù uno a uno gli spicchi/ del mandarino che ho sbucciato,/ è ancora continuare il gioco./ Di una meraviglia mai finita/ colmi la distanza dai miei tanti/ anni, a guardarti, li fai ricchi/della tua assenza di passato./Mentre dico a me stesso “Questa/è mia figlia”, penso sia poco/ offrire, non per la tua vita,/ma solo per quello che m’è dato/ adesso, la vita che mi resta.

Anthologica

 

Tornando all’epistolario, di seguito si riporta il testo della prima lettera che Alida Airaghi invia a Siro Angeli:

 Lettera alida

Verona, 24-1-1970

 

Caro Signor Angeli,

 

                              sono una studentessa liceale di Verona, le scrivo dopo aver letto alcune

sue poesie su un’antologia di poeti contemporanei. Devo confessarle che non sapevo neppure che lei esistesse: a scuola non si curano certo di farci apprezzare la poesia moderna; tuttavia le sue poesie mi sono piaciute. Molto.

Non mi interessa sapere se la sua poesia è contrapposta a ogni inutile sperimentalismo, oppure se risolta a prima vista l’elaborazione e la rinnovazione degli endecasillabi e dei settenari (come ha scritto un certo Ravegnani): io bado ai fatti e le sue liriche sono delicate e sincere. Per questo mi sono piaciute. Le ho scritto per chiederle se può mandarmi un suo volume: non credo infatti che i suoi libri siano stampati in edizione economica, e io non ho abbastanza soldi per permettermi un’edizione di “lusso”. Se un giorno riuscirò a scrivere poesie belle come le sue, anch’io le manderò un volume gratis.

Volevo dirle inoltre che mi dispiace molto che la sua “Lilith, Eva, Maria” sia morta.

 

  Affettuosi saluti

  Alida Airaghi

risposta

Così Siro Angeli, pochi giorni dopo, risponde alla sua giovane ammiratrice:

 

Roma, 6 febbraio 1970

 

Cara Alida,

 

                  scusa se ti dò del tu; penso che la mia età e soprattutto lo slancio spontaneo che ti ha sollecitato a scrivermi, mi consentano di farlo.

Dirti che la tua lettera mi ha recato piacere è poco. Accorgersi che le nostre parole hanno lasciato una traccia nell’animo di qualcuno è assai consolante: non (almeno nel mio caso)

perché l’impulso a scrivere nasca proprio dal bisogno di comunicare, di confidarsi, di stabilire un rapporto di comprensione e di intesa con gli altri, inisito in ogni essere umano.

Adesso io esisto per te, e tu esisti per me. Se da me ti è venuto qualcosa, senza che io l’abbia espressamente voluto (e questo mi sembra anche più bello) tu mi hai dato altrettanto scrivendomi, e forse di più.

Ti mando volentieri il mio ultimo libro di versi. Confido che non ti deluda; e attendo che un giorno tu possa ricambiarmi con un libro che rechi la tua firma, e sia migliore del mio.

Io l’ho scritto perché non potevo farne a meno, per disperazione e per vincere la disperazione. La vita mi aveva concesso, con mia moglie, moltissimo; e forse perché é stabilito che il bene si debba pagare più del male, lei me l’ha tolto. Io ho cercato di ricuperare questo grande dono nelle parole, non potendolo più ricuperare nella realtà.

Ricambio i tuoi affettuosi saluti e ti auguro che si avveri quello che desideri, per i tuoi studi e per la tua vita.

 

                                                                                                                              Siro Angeli

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