Carnia: il sogno infranto della quinta Provincia, aree marginali schiacciate, la montagna è quella che rischia

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di Franco d’Orlando  (Unione autonomista alpina già consigliere comunale di Tolmezzo).
dalle lettere al MV del 22/01/2017.
Marzio Strassoldo è stata persona signorile, di grande cultura, sempre impegnato a valorizzare l’autonomia regionale e del Friuli in particolare, strenuo difensore della lingua friulana, professore universitario e per tanti anni magnifico rettore dell’Università di Udine . Voglio ora evidenziare il suo impegno politico amministrativo che lo ha portato alla elezione a presidente della Provincia di Udine nel 2001 analizzando, in quel ruolo, la sua figura di autonomista. L’autonomia e la specialità della nostra regione derivano da particolari situazioni di criticità che le sono state riconosciute dallo Statuto, nel momento della sua istituzione, per darle forza e sostegno. Di conseguenza, la nostra regione è stata chiamata a sua volta a sovraintendere e a tutelare la giusta applicazione e il rispetto di queste autonomia e specialità con il dovere di riversarle opportunamente a tutte le realtà del suo territorio in modo equo, in particolare a quelle con maggiori difficoltà: compito impegnativo vista la contrapposizione che sin dall’inizio si è venuta a creare tra Udine e Trieste che tuttora continua a persistere. In questo contesto ricordiamo le rivendicazioni portate avanti a suo tempo dal Movimento Friuli senza raggiungere gli obiettivi programmati: movimento che via via si è dissolto nel tempo a causa del prevalere al suo interno dei personalismi con i partiti che gradatamente si sono riappropriati del terreno che avevano perduto. Prendiamo atto che il consiglio regionale è stato composto da sempre in gran parte da consiglieri regionali friulani, che la Regione è stata sempre guidata da presidenti friulani (escluso Illy) e da tanti assessori friulani: i pochi veri autonomisti friulani rimasti (come lo era il prof. Strassoldo) fanno bene a alzare forte la loro voce a difesa dei valori del Friuli,se bistrattati, ma devono farlo rivolgendosi direttamente ai friulani eletti in Regione che sono chiamati ad operare prima di tutto per il bene della loro terra e poi ad eseguire gli ordini di partito. Il Friuli è grande e forte solo se si riescono a valorizzare al meglio le potenzialità che derivano dai vari territori e dalle popolazioni che li abitano: chi vive ai margini (montagna friulana,bassa friulana) si sente spesso abbandonato, l’autonomia e la specialità regionale riversate arrivano sino a Udine e lì si fermano! E la montagna continua a spopolarsi. Ho cercato, da autonomisti insieme ad altri, di assumermi direttamente delle responsabilità, di impegnarmi a difendere e a salvare la nostra economia e quello che restava della nostra civiltà, a rivalutare la vita in montagna per contenere lo spopolamento che coinvolgeva soprattutto i giovani costretti a trovare altrove il proprio futuro: il tutto confidando nella solidarietà, comprensione e sostegno da parte di tutti i friulani. Per far questo, nel 2001 io e altri abbiamo pensato di creare in loco un nuovo soggetto istituzionale chiamato “Provincia” solamente perché quella era l’unica strada percorribile per far nascere in montagna un ente sovracomunale ad elezione diretta così come previsto dalla Convenzione delle Alpi e dalle conclusioni del Convegno diocesano organizzato a Tolmezzo nel novembre del 2000 dall’arcivescovo Battisti dal tema “Vivere in montagna si può”. Dopo un lungo percorso organizzativo, siamo riusciti allora a far approvare dal consiglio regionale la legge per raggiungere il nostro scopo: la conclamata quinta stella nel programma di Illy è arrivata solo a conclusione di un lungo percorso, da noi non richiesta anche se ci poteva andar bene, non è stata difesa da Illy una volta eletto (giugno 2003), è servita solo ai suoi avversari come strumento di opposizione. Il presidente autonomista della provincia di Udine Marzio Strassoldo e gli interessi personali di vari soggett i(alcuni tuttora in auge!) oltre ad opporsi a Illy hanno allora riscoperto, alimentato e fatto leva su antiche contrapposizioni tra territori per impedire l’istituzione di questo nuovo ente chiamato “Provincia regionale dell’Alto Friuli”. Questo è il grande Friuli unito che in questo modo si è voluto mantenere! Per quanto ci riguarda, riteniamo che il ruolo di presidente della Provincia di Udine del professor Strassoldo abbia condizionato e svilito la sua figura di autonomista che sino allora lo aveva accompagnato portandolo anche a farsi coinvolgere nella preparazione del Convegno diocesano quale moderatore e relatore nell’incontro di Gemona del Friuli del 23 ottobre 2000: non ci resta per questo un buon ricordo del suo operato in merito vedendo lo sfacelo dello stato sociale a cui siamo giunti ciò grazie alla continuità di un modo di vivere, di operare e di governare il territorio interessato che si è voluto mantenere ma che in tanti volevamo cambiare. A proposito di vera autonomia, richiamiamo le convinzioni del compianto arcivescovo Alfredo Battisti, sempre vicino agli ultimi e ai territori in difficoltà, a conclusione di quel convegno: 1) la montagna deve vivere, è la nostra sorella maggiore, ci indica e ci predice quel che saremo; 2) vivere in montagna è possibile, a determinate condizioni.Non giovano piccole soluzioni di basso profilo, occorre una visione nuova e globale. Queste le condizioni richiamate dall’arcivescovo: un progetto di largo respiro; un soggetto politico, dotato di autonomia,che elabori le strategie necessarie per realizzare il progetto; le risorse necessarie perché la montagna viva e in essa dignitosamente vivano i suoi abitanti. Un vero progetto per tutta la montagna friulana, per la Bassa friulana, per far forte e unito il nostro Friuli che Marzio Strassoldo non ha saputo o voluto o potuto comprendere, cogliere e sostenere.

 

Una risposta a “Carnia: il sogno infranto della quinta Provincia, aree marginali schiacciate, la montagna è quella che rischia”

  1. Buongiorno Signor D’ORLANDO, ho letto l’articolo pubblicato il 22 Gennaio sul MV che condivido su qualsiasi progetto possa portare quelle risorse indispensabili per aiutare le persone che abitano la montagna. Già vivere in montagna comporta parecchi disagi che, comunque, il “montanaro” è disposto a sopportare per l’amore che ha verso l’ambiente in cui vive.-
    Purtroppo però, crescendo le esigenze della famiglia, queste devono essere accompagnate altrimenti sempre di più la montagna verrà abbandonata e succederà, come prediceva mio padre buon montanaro di Pontebba, che i “cittadini” facevano visita a questi “fauni” così lui chiamava i pochi rimasti in montagna, come cacciatori che osservano la fauna nel bosco.-
    In montagna deve essere assolutamente garantito un minimo di reddito, in particolar modo in agricoltura e nella zootecnia, per fare in modo che i giovani rimangano e continuino le attività dei genitori. E’ naturale che l’ambiente montano richieda maggiori finanziamenti per la difesa del territorio che, se fatta bene, può portare sviluppo e posti di lavoro, come del resto posti di lavoro possono essere creati e mantenuti con un corretto uso delle risorse forestali. L’autonomia del FRIULI dovrebbe nascere spontaneamente ed essere condivisa del maggior numero di abitanti questa bellissima terra, ma anzitutto sarebbe necessario contarsi per verificare chi effettivamente ambisce a ciò e chi, invece, non è interessato e temo che molti del Pordenonese o del Goriziano facciano parte di questa seconda categoria.
    Altrimenti se proprio non si può ambire ad una specifica AUTONOMIA, sarebbe necessario istituire un organo di vigilanza con quattro rappresentanti le vecchie Provincie, profondi conoscitori della macchina amministrativa, affinchè, con il ” bilancino ” soppesino, distribuiscano ed assegnino, in egual misura secondo gli abitanti delle varie Zone, tutti i contributi e le erogazioni economiche, consentano che nuove norme possano essere da tutti fruite e non solo dalla parte più “forte”.
    In sostanza ci vuole il massimo equilibrio per evitare che chi ha di più possa accrescere il suo benessere a discapito degli altri. Per fare un esempio, anche l’informazione Radio-Televisiva, non deve parlare solo o in maggioranza di un luogo o di una Città ma deve reclamizzare tutto il territorio.-
    L’equilibrio è la base della convivenza pacifica, tolto quello turtto piano piano si sfascia.-

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