Carnia: Strazzaboschi scommette sulla montagna 06/02/09

antica fontanella a TolmezzoNell’ultima classifica sulla qualità della vita delle province italiane, vince, come ormai da anni, la piattaforma alpina, anche perché le montagne italiane producono il 17% del Pil, ospitano tra i più importanti distretti produttivi e concorrono a un segmento significativo del made in Italy culturale e ambientale. Dunque la modernizzazione non si ferma alle pendici delle montagne, che, grazie anche a spinte forme di autonomia, sanno spontaneamente fare un po’ di agricoltura, di turismo, di artigianato e industria. Uno sviluppo senza egemonia, che se ne ride della programmazione pubblica e che costringe le comunità locali a un continua alternanza fra senso di spaesamento e tentativi di rinserrare le file dell’identità collettiva.<br />
Se frequentarne la natura è atto estetico, la montagna è però anche sfruttamento, frustrazione, alcol e abbandono. Ingiustizia. È tempo di restituirle l’acqua, la pietra, il legno, i muscoli e le menti che le sono stati sottratti. Comunitaria e collettivista per essenza, ci insegna l’umiltà, la forza che non ha bisogno di esibirsi, la generosità che dà più senso all’esistenza ed è più feconda della competizione. Infatti, la montagna rappresenta un giacimento inesplorato in termini di potenzialità di utilizzo delle risorse naturali presenti. Essa, in tempi di carestia di aria, terra e acqua, è una delle ultime risorse per salvare il mondo e le speranze dell’uomo. La montagna, spina dorsale dell’Italia, può tornare ad essere un grande valore per la nazione.
Anche una recentissima ricerca, a firma dell’Organizzazione internazionale del lavoro e dell’Agenzia Onu per l’ambiente, ha confermato che per uscire dalla crisi occorre imboccare la strada della riconversione ecologica della nostra economia. L’energia in prima fila, con un’industria delle fonti rinnovabili che avrà il primato nella crescita di occupazione qualificata. Subito dopo l’efficienza energetica applicata a edilizia, trasporti, industria di base e manifatturiera. E poi l’agricoltura, con forte crescita di quella biologica (per un terzo più labour-intensive) e il patrimonio boschivo, con la gestione sostenibile delle foreste secondo gli standard Pefc e Fsc.
Da noi, questo dovrebbe voler dire promuovere subito la sovranità energetica delle Comunità, mediante nuove forme associative per investimenti e gestione, affinché finalmente i residenti e le imprese della montagna ne traggano benefici diretti (oggi, a esempio, le centrali idroelettriche pubbliche non portano letteralmente nulla alla popolazione e avvantaggiano solo la burocrazia auto-referenziale, come Bim dimostra). L’innovazione tecnologica consente poi l’estensione del piccolo idroelettrico anche su ruscelli di scarsa pendenza e portata. E infine è forse ora di pensare all’introduzione di parchi eolici, come possibile destinazione delle sempre più vaste aree agro-forestali abbandonate.
Come tutte le cose, anche la montagna è senza futuro se priva dello sguardo e dell’immaginazione dell’uomo. Ma è anche una scommessa: non sarà quello antico, non deve essere quello urbano, il suo destino è anche il nostro. Forse saranno certe avanguardie cittadine a rivitalizzarla, assieme ai giovani di ogni età che sanno resistere. Per il bene delle persone e dell’ambiente, si sarà sempre più montanari per scelta.

2 Risposte a “Carnia: Strazzaboschi scommette sulla montagna 06/02/09”

  1. oggi si chiede tutto, vita, gf,auto e centri benessere, palestra e bar con tettone slave,immigrati a 4 lire per pulire il solaio, cellulari che scaricano suonerie per 4 euro e scuole d’eccellenza senza nessun contributo.oltre che internet.vita facile, che questa carnia non ha.

  2. E’ vero, si chiede troppo alla montagna perfino di arrivare al

    rifugio comodamente seduti in macchina. Si chiede impianti

    sciistici che deturpano l’ambiente,

    si chiede che si accolga il turismo di massa in nome e per conto dell’economia. Si chiede ciò che la montagna non vuole. Ma col tempo

    sarà proprio la vs.Carnia, con quei

    paesini d’un tempo passato, con quei suoni così unisoni con i silenzi

    dei monti, con quei ritmi quotidiani

    tipici delle popolazioni montane,

    a riscattarsi ed a vincere sulla globalizzazione e sulla modernità.

    Mandi carnia.

    trentina delusa.

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