Carnia: tra acqua rapita e un poligono militare

 

di Gianni Nassivera Forni di Sotto.

Dagli anni ’50 del secolo scorso le acque dei rii della sinistra orografica del fiume Tagliamento presenti sui territori dei comuni di Forni di Sopra e Sotto vengono captate e convogliate nel lago di Sauris a fini idroelettrici, captazioni ottenute anche con il consenso dei Comuni interessati facendo ad essi più di una promessa che a distanza di tanti anni, si può tranquillamente affermare, che sostanzialmente non sono mai state mantenute, in questi tanti anni diverse sono state le manifestazioni di proteste fatte dalle popolazioni interessate ma il comportamento della Sade prima e dell’Enel per nulla si modificò. Oggi tutti sono a conoscenza che la captazione dell’acqua, e la sua gestione viene eseguite dalla multinazionale Edipower, essendo divenuta proprietaria delle centrali di Ampezzo e di Cavazzo con la logica conseguenza di intascarsi i relativi utili che poi vengono investiti altrove. La Regione Alto Adige e non solo questa , ha acquistato dall’Enel le centrali presenti sul suo territorio, la gestione ed i relativi utili ricadono sul suo territorio ed a beneficio della sua popolazione. Perché questo non è avvenuto anche da noi? È sbagliato ora affermare che alla nostra popolazione viene praticato un continuo furto? Pochi anni dopo aver captato le acque nei modi sopra citati ai Comuni dei Forni Savorgnani arriva la beffa. Tutti siamo a conoscenza che decenni or sono l’uomo ha visitato la luna, oggi abbiamo aerei che volano senza piloti, satelliti oltre l’orbita terreste, missili che possono “viaggiare” da un Continente all’altro eccetera mentre nella piana di Casera Razzo e sui pendii del monte Bivera, l’autorità militare vincola un territorio di oltre 100 kmq di proprietà comunale per crearvi un Poligono di tiro sotto regia Nato. Nell’anno 1979, l’autorità militare espresse la volontà di espropriare ai Comuni interessati il territorio prescelto comprese malghe e pascoli cioè una vasta zona ricca di bellezze naturali con ricchezze di flora e fauna, che successivamente venne riconosciuta Zona di interesse comunitario (proprio non si riesce a capisce come possa essere attivo un poligono militare di tiro) la volontà dell’esproprio da parte dei militari fu subito contestata dall’intera popolazione carnica, che ben organizzata nell’ottobre del 1979 manifesto energicamente a Casera Razzo. Mi sia consentito ricordare i vari colloqui telefonici, che come consigliere provinciale ebbi con il compianto Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che sensibile alla situazione che si presentava subito si attivò a sostegno delle richieste delle popolazioni interessate, e in pochi giorni ci comunicò che era riuscito ad evitare l’esproprio dei terreni ed a ridurre al minimo necessario le esercitazioni , precisando che la chiusura del poligono non rientrava in quel momento nelle sue competenze essendo questo sotto la regia Nato. Il primo e più importante passo era compiuto. Ora, le esercitazioni continuano e con arroganza impongono alle popolazioni il divieto il di poter disporre dei propri beni come Democrazia vuole comportamento certamente non corretto considerati i tempi in cui viviamo, inoltre va tenuto presente, come sopra citato il progresso negli armamenti che il settore militare ha purtroppo avuto dall’inizio di questa vicenda, ed è anche su ciò che a mio avviso gli amministratoti pubblici devono far leva e saper dimostrare con determinazione che tale poligono oggi si presenta come una imposizione fanciullesca, argomenti che personalmente ritengo sostenibili per compiere un ulteriore passo innanzi affinchè questa vertenza si chiuda definitivamente, è ovvio che per arrivare a questo è necessario saper individuare il giusto interlocutore istituzionale. Continuando così, con acqua rapita e poligono militare imposto affermare che siamo soggetti al male e alle beffe è sbagliato?