Carniacque: i costi della fusione li troveremo nella lievitazione delle bollette

di Alcide Cattarinussi.

 Le recenti dimissioni dellingegner Martinis dal Consiglio di Amministrazione di Carniacque Spa hanno scatenato reazioni diverse tra le varie forze politiche dell’Alto Friuli, come riportato in ben tre articoli comparsi nei giorni 13, 14, 15 gennaio sul Messaggero Veneto. Mi pare di aver capito che il processo di fusione di Carniacque Spa e Cafc Spa. voluto dai 40 Sindaci dell’Alto Friuli, che dovrebbe concludersi entro l’anno, sia in qualche modo frenato dal Presidente di Carniacque Luches, il quale pretende più garanzie da parte del Cafc Spa a tutela dei cittadini attualmente serviti da Carniacque. Tali garanzie consisterebbero sostanzialmente nel mantenimento degli attuali servizi assicurati da Carniacque. Vorrei inserirmi nel dibattito per far presente un aspetto non trascurabile conseguente alla fusione e cioè la lievitazione delle bollette per gli utenti di Carniacque. Confrontando infatti le tariffe 2015 per uso abitativo (sistema a misura) comprensive del servizio acquedotto, fognatura e depurazione, delle due società risulta quanto segue: per un consumo di 182,5 m3 annui la spesa passa da € 238 a € 296, pari ad un incremento del 24,5%; per un consumo di 219 m3 annui la spesa passa da € 277 a € 367, pari ad un incremento del 32,5%; per un consumo di 292 m3 annui la spesa passa da € 356 a € 550, con un incremento del 54,7%; per un consumo di 365 m3 annui la spesa passa da € 434 a € 768, pari ad un incremento del 77%. Credo che i dati appena riportati debbano far riflettere a lungo gli amministratori di ogni colore ed anche gli utenti interessati. Da parte mia constato amaramente che i cittadini dell’Alto Friuli oltre a dover sopportare la perdita, in rapida successione, del Tribunale, di vari Uffici Postali e plessi scolastici e da ultimo della Coopca, si troveranno ben presto a pagare in maniera salatissima anche l’unico bene (l’acqua) che ancora possiedono. Ragioni facilmente intuibili suggeriscono che, se non è possibile evitare la suddetta fusione, si negozi almeno la riduzione permanente delle tariffe o in subordine una graduazione dell’adeguamento delle stesse spalmata su una decina d’anni.