Casarsa: Friulano lingua poetica? «È un merito di Pasolini»

di Laura Venerus.

La giornata conclusiva del convegno su Pasolini e il Friuli tenuto a Casarsa ha avuto come tema principale di approfondimento il rapporto e l’influenza delle opere pasoliniane nei confronti degli altri autori friulani e dei poeti dialettali italiani. Una tematica affrontata nella tavola rotonda attorno alla quale si sono seduti autorevoli personaggi e attraverso la quale si sono approfondite le influenze di Pasolini nei confronti delle produzioni di Andrea Zanzotto, Pietro Zorutti, Amedeo Giacomini, Enrica Cragnolini, Novella Cantarutti, Federico Tavan, nonché le altre voci poetiche della destra Tagliamento e degli autori romagnoli. La mattinata è proseguita con un incalzante dialogo fra Gian Mario Villalta e Pier Luigi Cappello. Loquace il primo, piú intimista il secondo, hanno condotto una disamina del ruolo della lingua dialettale e dell’eredità lasciata da Paolini. «Una lingua non è poetica: la poesia la fa il poeta che rende cosí la lingua poetica», ha osservato Villalta come prima nozione di eredità lasciataci da Pasolini. «Quello che fa Pasolini – ha proseguito Villalta – è prendere una lingua rustica, senza tradizione, e reinventarla attraverso modelli estranei alla tradizione stessa. Prendete una lingua, quella parlata a casa, in famiglia, e trascrivetela: il risultato sarà choccante». Concorde Cappello, il quale è stato fortemente influenzato nella sua opera da Amedeo Giacomini. La produzione in friulano di Cappello, partita da Il me donzel, si è conclusa poco dopo con la Domine nel momento di massimo successo. «Non c’era piú possibilità di sviluppo – ha ammesso -. Per proseguire avrei dovuto reiterare questi moduli. Al momento non mi passa per la testa di tornare a scrivere in friulano e se lo facessi immagino che la mia forma di scrittura sarebbe completamente diversa». Ai giovani studenti che affollavano il teatro Pasolini ha suggerito di leggere La meglio gioventú e la sua “ombra nera”, la Nuova gioventú, nonché Le ceneri di Gramsci. Pasolini e il teatro in friulano ha chiuso il convegno. Una tematica lasciata a margine, ma che avrebbe potuto avere un approfondimento tutto suo. In conclusione, appunto, Gerardo Guccini ha presentato il libro Pasolini e il teatro scritto a sei mani con Angela Felice, direttrice del centro studi Pasolini, e Stefano Casi. Chiuso il convegno, ci sono tante tematiche ancora aperte, probabili approfondimenti per prossimi convegni, quali il carteggio fra Pasolini ed Enrica Cragnolini, recentemente ritrovato, e il ruolo degli attori nel teatro pasoliniano. È ancora visitabile, inoltre, nella sede del centro studi, la mostra fotografica di Danilo De Marco, 34 scatti in bianco e nero sui luoghi casarsesi perduti, aperta fino al 5 maggio.