Chiusaforte: sarà festa per gli 80 anni del rifugio Celso Gilberti

http://www.sentierinatura.it/easyne2/Archivi/SentieriNatura/All/0004/4123A.jpg

di Giancarlo Martina.

Domenica al rifugio Celso Gilberti, situato su una rilevanza che domina il Vallone del Prevala, in faccia al Bila Pec, saranno sottolineati, alle 11, con un incontro genuino con il coro degli Amici del canto della val Resia, promosso dalla gestrice Irene Pittino, gli ottanta anni di onorato servizio della struttura. È un punto d’appoggio per gli alpinisti che frequentano le pareti delle cime del Gruppo del Canin, gli speleo che esplorano gli abissi del Canin, gli escursionisti che frequentano gli itinerari che si snodano fra ghiaioni e rocce dove è ben evidente il carsismo che caratterizza l’area di pregio del parco delle Prealpi Giulie, che offre anche un interessante itinerario botanico e un altro geologico. E nei mesi invernali, oltre che dare ristoro agli sciatori in genere, è anche il punto di partenza per le uscite degli scialpinisti e degli amanti del freeride, per i quali già da questa stagione si pensa di predisporre percorsi in sicurezza per le loro discese mozzafiato. Insomma un rifugio collocato proprio al posto giusto, dove hanno anche sostato i grandi dell’alpinismo friulano, da Gervasutti a Ignazio Piussi, e anche i grandi dello sci, dai nostri Di Centa e Paruzzi a Ulvang, Alberti, Thoeni, Tomba…, protagonisti di scialpinistiche e discese del Canin. Bisogna riconoscere che la Società alpina friulana è stata lungimirante quando decise di costruirlo per assicurare una base agli alpinisti (allora era in pieno territorio italiano in quanto i confini con la Jugoslavia sulle creste del Canin sono stati tracciati dopo la seconda guerra mondiale). Fu inaugurato, ricordiamo, il 24 ottobre 1934 e la Saf lo dedicò alla memoria del rocciatore friulano Celso Gilberti, un valente alpinista nonostante la giovane età, che, ricordiamo, il grande Emilio Comici definì «il vero cavaliere della montagna». Celso Gilberti, purtroppo, perì tragicamente a soli 23 anni, precipitando durante un’ascensione alla Paganella (Trento) assieme all’amico Erberto Pedrini, l’11 giugno 1933 e di lui si ricordano le 46 vie nuove aperte sulle Alpi, di cui molte anche di livello estremo. Il rifugio, devastato da un incendio durante la guerra, fu ricostruito e reinaugurato il 28 ottobre 1948.