Comeglians: il 5 gennaio i segreti “das cidulas” in un nuovo lavoro di Gian Paolo Gri e Ulderica Da Pozzo


di GIAN PAOLO GRI

 
Con il loro arco di luce che incide la notte, che cosa augurano las cidulas? Salute, prosperità, buona fortuna naturalmente; ma soprattutto – in modo diretto o nel modo indiretto che va dal motteggio alla satira pesante – che la ricerca reciproca di un compagno, fra l’altra metà maschile o femminile della comunità (una ricerca che all’interno della comunità crea rivalità, invidie e pettegolezzi), arrivi a buon fine: che si formino nuove e buone coppie, che si arrivi al matrimonio, che l’unione duri e sia feconda <br />
A partire dal secondo Ottocento, il lancio delle rotelle infuocate (legato all’uso più generale dei fuochi rituali) ha sollevato fra i folkloristi e gli etnologi domande a lungo di ordine prevalentemente genetico: a quando e a chi va fatto risalire l’uso, e con quali significati originari? Sul piano dei significati, in accordo con l’idea riduttiva e paternalistica che si aveva della cultura popolare, ci si è richiamati in vario modo a una generica mentalità magico-religiosa (imitazione ed evocazione del potere vivificante della luce e del sole, propiziazione della fecondità, purificazione della comunità, e simili).
Quanto al contesto originario, in Friuli si sono confrontate sostanzialmente due ipotesi, con varianti interne. La prima, arcaicizzante, rimandava al contesto mitico e rituale del mondo celto-carnico. In riferimento a las cidulas, e in rapporto all’ideologia del celtismo che trovava rinnovata fortuna in Francia e nell’Europa d’allora, venne formulata da Pier Silverio Leicht, nel 1907, in tre paginette che ebbero e continuano ad avere larga fortuna in ambito locale, nel folklorismo più vulgato. La seconda ipotesi, filologicamente e comparativamente ben più fondata, ha trovato una prima organica formulazione, un trentennio dopo, nelle pagine di un esponente autorevole della scuola storico-geografica come Giuseppe Vidossi. Si tratta naturalmente di rituali innestati – ma per lo sfondo generale, non per i tratti specifici – sulla più antica, profonda e universale simbologia del fuoco (chi può affermare «è tradizione nostra»? E prima dei celti, prima dei veneti, prima del prima…?). Per i tratti propri e tenendo conto dei risultati delle indagini sistematiche da cui derivavano gli atlanti linguistico-etnografici, Vidossi legava la tradizione presente (anche) nella montagna friulana ai rituali documentati nel basso medioevo in area centro-europea; responsabile del legame, la secolare esperienza migratoria dell’alta Carnia e del Canal del Ferro, con i conseguenti intrecci culturali. Ora, l’etnologia contemporanea, nel profondo lavoro di revisione maturato negli ultimi decenni intorno alle tradizioni rituali, superando l’identificazione del popolare con l’ambigua categoria del magico-religioso, ha messo in secondo piano le domande e le ipotesi di carattere genetico.
La revisione ha investito anche il tema delle rotelle infuocate e ha trovato formulazione matura nelle pagine di Patrick Heady, maturate nel corso della ricerca sviluppata in Val di Gorto, in particolare nelle frazioni di Ovaro. Al centro della nuova interpretazione sta la comunità di villaggio, così come si è configurata fin dentro il Novecento e fin che ha retto anche nella montagna friulana la struttura tradizionale fondata sul nesso fra agricoltura-allevamento ed emigrazione temporanea maschile; la comunità di villaggio e le forme della sua auto-rappresentazione simbolica.
La descrizione più antica del rituale das cidulas (pre’ Morassi) ricorda che il lancio era preceduto dal canto che per tradizione celebrava la solidarietà ai due livelli, del gruppo dei cidulârs e del paese nella sua interezza: «Benedeto la ligrìo / benedeto l’union, / oh ce bielo companio / onorado si da bon!». Un gioco complesso, dunque, alle spalle del trai las cidulas: solidarietà di villaggio e conflitti interni, vecchi e giovani, parte maschile e parte femminile,modi d’integrazione delle nuove generazioni e modelli di matrimonio.Modelli ideali da un lato (le liste dei cidulârs richiamavano uno stretto confine endogamico) e strategie concrete, invece, spesso in contraddizione. Non a caso, i lanci giocano su serietà e malizia, «contengono ad un tempo elementi di trasgressione e di affermazione dell’ordine»: affermazione solenne dell’unità del paese (ribadita dai rituali della questua e del ballo, associati a las cidulas), ma richiamo anche alla rottura generazionale (rafforzata dal simbolismo spaziale, che vuole il lancio muovere nella notte, da uno spazio lontano dal centro del paese); proclamazione non solo dei rapporti consolidati, ma svelamento anche di relazioni che ancora non sono definite e pubbliche, incursione in spazi familiari privati gelosamente custoditi, rottura del controllo dei genitori sulla gioventù, proclamazione del primato dell’amore rispetto al desiderio degli adulti di combinare e imporre matrimoni di convenienza.