Comunità Montane: Sulli (sindaco di Verzegnis) lettera aperta a Tondo


di LUCIANO SULLI  Lettera aperta a Renzo Tondo

Lo scorso giovedì l’assemblea regionale ha approvato la norma che prevede il commissariamento delle Comunità montane. Ho assistito attentamente al dibattito in aula e alla sua replica conclusiva sulla discussione generale con la quale ha confermato la volontà di procedere prima al commissariamento e poi alla chiusura delle Comunità montane regionali . La situazione economica del paese, gli orientamenti nazionali in materia di enti locali, l’eccessiva presenza di enti e strutture deputate alla trattazione della cosa pubblica, l’esigenza di semplificare e accelerare le procedure amministrative sono le motivazioni addotte a sostenere tale scelta. Ha anche detto che quegli enti non sono riusciti a frenare lo spopolamento della montagna, ad alleviare il disagio del vivere in quelle zone, a ridurre il gap fra chi vi risiede e gli altri cittadini della regione. Le chiedo e mi chiedo: si può affermare che la Carnia senza la Comunità montana oggi sarebbe come noi la vediamo? Si è sicuri che senza questa rappresentanza gli ultimi 40 anni ci avrebbero comunque consegnato la Carnia di oggi? Si è proprio certi che non saremmo più indietro? Se ha queste sicurezze e certezze, la scelta che ha fatto è giusta, perché nessun amministratore responsabile può mantenere una struttura che, nella sostanza, è stata inutile. Diversamente, se in questi ultimi 40 anni c’è stato un certo sviluppo, il lavoro è aumentato, si è arrestata l’emigrazione, forse la decisione presa è perlomeno affrettata. Certo non sono stati risolti tutti i problemi! Le chiedo, signor presidente: che cosa farebbe se il governo centrale, in nome delle mutate condizioni storiche che avevano determinato il riconoscimento della specialità, del riequilibrio istituzionale fra le varie realtà regionali, del contenimento della spesa, della maggior efficienza, assecondasse le richieste che ormai da più parti gli provengono di rivedere il livello di autonomia della nostra regione? Sono certo che, come noi siamo scesi a Trieste, scenderebbe a Roma a rivendicare e a sostenere il diritto della sua regione e dei suoi abitanti alla loro autonomia e specialità. Lo farebbe, ne sono certo, al di là degli schieramenti, dei colori politici, delle appartenenze, in nome del ruolo istituzionale che ricopre, in rappresentanza di tutti i cittadini di questa regione e con lo spirito di appartenenza a questa terra. Giovedì scorso, signor presidente, noi eravamo a Trieste, in rappresentanza di una istituzione, il Comune, di una terra e di tutti i suoi abitanti. Sui banchi dell’aula destinati al pubblico, almeno per quanto mi riguarda, non c’era uno schieramento di parte, c’erano donne e uomini che difendevano un valore. Questa presenza, come è emerso dal dibattito e come traspariva dai commenti che provenivano dai banchi del consiglio, è stata da alcuni strumentalizzata e, da altri, come conseguenza, svuotata del suo vero significato. Se una parte ha strumentalizzato una presenza, l’altra, a sua volta, ha strumentalizzato le assenze: non è sfuggita a nessuno infatti la totale assenza di colleghi sindaci orientati a favore della maggioranza che governa la regione. Signor presidente, giovedì scorso in aula, in questo modo, ha perso la politica, quella che sta sopra le parti e che fa dei valori e dei principi il proprio riferimento. Giovedì scorso in aula è stata sconfitta la politica nella sua accezione più “alta”, quella che per gli argomenti e i contenuti trattati non può avere colore. Nel dibattito che è in corso su questo tema, sul Messaggero Veneto del 10 luglio scorso, il vicesindaco di Prato Carnico affermava che la vicenda è tutta politica. Ha ragione: decidere del futuro di un territorio appartiene alla politica “alta”, a quelle scelte che superano gli schieramenti e le appartenenze. Per questo giovedì è stata un’occasione persa. In aula c’è stata la legittima dialettica delle parti, con qualche scadimento nella politica “bassa” degli scherni e delle derisioni. Agli assenti di quel giovedì chiedo se conta più la dignità di rappresentare una terra e la sua gente o il timore di perdere qualche opera pubblica. Li tranquillizzi, signor presidente: alla politica “alta” non servono schieramenti, colori, piccolezze e personalismi: a essa servono idee e coraggio di rappresentarle! Si apra allora con tutti un confronto serio e profondo sul futuro assetto istituzionale della montagna, si avvii, con coraggio e reciproca fiducia, un’analisi dei limiti e dei pregi degli attuali strumenti organizzativi e di rappresentanza, si arrivi, con una visione di prospettiva, a una valutazione franca e a scelte condivise con e per i territori montani. Io mi fido, mi devo fidare, perché lei è presidente di tutti e perché è carnico. Io ci sto a semplificare, a eliminare spese ed enti inutili, qualunque sia il colore dell’occupante la “sedia”. Ci sto, ce lo chiede la gente! Ingenuità politica? Forse, ma io ci credo e voglio provarci. Dopo l’approvazione della legge servono idee: Piutti, sempre sul Messaggero Veneto, ne ha illustrata una. Di certo ce ne sono ancora: le si esponga senza paura, se ne discuta, si approfondisca e poi si scelga. Insieme! Prima di tutto ciò, però, su un punto, si deve fare chiarezza: alla montagna in generale, e alla Carnia in particolare, si vuole riconoscere un ruolo nella programmazione dello sviluppo del proprio territorio? Si vuole che siano gli amministratori e con essi le genti di questi territori a governare il proprio futuro? Si vuole legittimare quello spirito di identità e di appartenenza di cui è intrisa la nostra storia? C’è uno slogan che ha fatto le fortune di molti: padroni a casa nostra! Noi non vogliamo essere padroni, perché non vogliamo che ci siano servi: vogliamo però essere proprietari del nostro futuro! Ci spetta, ci è dovuto! Questo abbiamo rappresentato giovedì in consiglio regionale con la fascia tricolore: il diritto di decidere del nostro futuro, non altro. Su come esercitare e organizzare questo diritto ascolteremo, discuteremo e decideremo con il coraggio necessario, non ci tireremo indietro. Sul concetto di fondo, sul valore, sul principio però non possiamo mollare: ne va della nostra dignità e della fierezza delle nostre genti, che non può essere tradita. Chiudo con un appello e un augurio. Signor presidente, carnico di quella Tolmezzo capoluogo storico della Carnia che oggi più che mai deve rispondere a questo ruolo, nel suo ruolo istituzionale e di grande responsabilità, le chiedo di essere protagonista nella difesa dei diritti della nostra terra con l’augurio che con un atto di fiducia reciproca, forse raro nella politica “bassa”, si possa contribuire a scrivere una pagina di politica “alta”.
* abitante di Carnia e sindaco di Verzegnis

4 Risposte a “Comunità Montane: Sulli (sindaco di Verzegnis) lettera aperta a Tondo”

  1. Sul proprio blog, il Presidente della Regione (http://renzotondo.blogspot.com), ha così risposto ad un commento fatto al suo post di venerdì 10 luglio in merito alla questione Comunità Montane (e non solo): “Ma chi crede davvero che oggi il problema in generale della nostra Comunità (non solo montana, of course) sia ancora la concertazione delle decisioni? Io penso che il problema vero sia la responsabilità della assunzione delle decisioni. La democrazia governante deve essere questo: chiedere il voto per fare non per rinviare!”

    Mi ricorda vagamente il ragionamento che fa il Presidente del Consiglio. Ora che ho il potere faccio quello che voglio, senza troppe perdite di tempo.

    Certo, la responsabilità delle decisioni è sicuramente importante, ma ancor di più è la qualità delle decisioni, nonchè la modalità con cui queste vengono assunte. Mi piacerebbe vedere da parte dei nostri politici, indipendentemente dal loro “colore”, maggiore rispetto per la Cosa pubblica. Il territorio (fatto di persone, risorse, istituzioni e quant’altro) è un bene comune, fondamentale, ed in quanto tale deve essere gestito nell’interesse, nel rispetto e con la partecipazione dell’intera comunità.

    Elena Anziutti, cittadina di Tolmezzo

  2. Pare che ci sia una proposta per abolire le comunitá montane e le province e concentrare i ruoli su un ente provicnia “diverso” con piú poteri ma composto da un’assemblea di sindaci.

  3. Bravo Sindaco. Finalmente qualcuno che vuole ragionare collegialmente sulle scelte istituzionali con un minimo di condivisione da parte di chi quei territori li abita (Presidente incluso).

    E’ folle pensare che solo in quanto eletto -pur se ampiamente- un Presidente eviti di confrontarsi (pare, neppure con molti dei suoi alleati) su simili scelte, rimandando ogni giudizio del suo operato alla tornata elettorale successiva! Questa è una vera e propria distorsione “presidenzialista” del sistema, …. se non peggio, un principio di “monarchia assoluta” a tempo determinato.

  4. Grazie signor Sindaco, per la passione e gli argomenti.

    Se la Carnia e la Montagna di questa Regione non saranno in grado di prendere autonomamente, responsabilmente ed unitariamente in mano il loro futuro certamente nessun altro lo farà per loro, certo non nell’interesse della nostra amata terra di montagna.

    Continuiamo a spenderci.

    Cordiali Saluti.

    Lorenzo Schiava, carnico trasversale

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