Coopca, consegnato il piano di ristrutturazione, offerte per soli otto negozi e magazzino senza acquirenti

di Domenico Pecile.

È stato consegnato ieri sera, quasi fuori tempo massimo, il piano di ristrutturazione del debito di CoopCa per l’ammissione al concordato preventivo che scongiurerebbe il fallimento. La prima certezza è che è stata confermata la soluzione “spezzatino” che prevede la vendita di singoli negozi o gruppi di negozi in Friuli e in Veneto in base alle offerte. Da quanto è emerso, infatti, il piano contiene due proposte cosiddette “ferme”, cioè richieste irrevocabili di acquisto. La prima concerne tre punti vendita del Veneto, da parte di una società locale, con relativi immobili, magazzini e scorte con una valutazione giudicata in linea con le stime dei periti. La seconda riguarda cinque punti vendita in Friuli con magazzini e scorta, ma senza immobili. Resta, invece, ancora in piedi un’offerta che non è stata formalizzata e quindi non ancora vincolante per l’acquisto di 13 punti vendita da parte di società della Lega delle cooperative (Coop Nordest e Conad) che si potrebbe concretizzare a breve. Complessivamente, però, i supermercati sono 40. Dopo la consegna del piano, il tribunale dovrà decidere se ammettere CoopCa al concordato e quindi nominare un commissario giudiziale. Entro trenta giorni deve essere convocata l’adunanza di tutti i creditori che dovranno poi votare nel caso lo ritenessero opportuno il concordato a maggioranza. Se questo sarà l’esito della vicenda il commissario liquidatore nella fase esecutiva del concordato tenterà di vendere il resto del patrimonio immobiliare CoopCa. «La vendita – è il parere dell’avvocato di CoopCa, Giuseppe Campeis – sarà presumibilmente indirizzata a soggetti che si facciano carico della continuità e dunque anche dei dipendenti». Il concordato preventivo, inoltre, prevederebbe la divisione dei creditori cosiddetti non privilegiati in tre categorie: quelli che hanno effettuato il prtestito sociale ai quali il riconoscimento economico sarebbe maggiore e poi a scalare i fornitori e le banche. «Per adesso – è il commento lapidario di Dino Bomben vicepresidente di Coop consumatori Nordest – preferiamo non anticipare nulla; ne riparleremo casomai tra qualche giorno». Tuttavia, indiscrezioni parlano di una possibile offerta del sistema cooperativistico per i 13 punti vendita che potrebbe raggiungere i 20 milioni di euro. Una cifra importante (il debito complessivo è di 83 milioni di euro, di cui 26,5 concernenti il prestito sociale ora “congelato” e altri 8 di certificati azionari) che andrebbe ad aggiungersi a quelle delle due offerte contenute nel piano (che per adesso sono top secret) e al valore del magazzino di Amaro di CoooCa. E proprio il magazzino rappresenta un importante snodo dell’intera vicenda L’immobile ha avuto un costo di 15 milioni di euro e sullo stesso è stato acceso un mutuo con la Banca popolare di Cividale. Di questa cifra cinque milioni sono già stati pagati. Ne rimangono, dunque, dieci. Va da sè che sull’immobile grava un’ipoteca dello stesso istituto bancario. Di recente, CoopCa aveva effettuato una rivalutazione commerciale dell’immobile definendo il costo in circa 18 milioni di euro. Da tempo su questa sorta di “cattedrale nel deserto” è in corso una complicata trattativa. Tra gli attori più attivi c’è il Cosint, il Consorzio per lo sviluppo industriale di Tolmezzo. In un primo tempo si era ipotizzato che Cosint potesse afittare metà dell’immobile a privati e l’altra metà al subentrante di CoopCa. Ipotesi quest’ultima già probabilmente tramontata visto che nel piano è passata la soluzione “spezzatino”. A questo punto della partita potrebbe esserci anche la Regione che potrebbe essere interessata a questa metà che si renderebbe libera mettendo a disposizione una cifra a un ente pubblico economico che a sua volta potrebbe destinare questa parte di immobile a uno o più privati. Un quadro ancora tutto in evoluzione in attesa di capire, soprattutto, se l’interessamento del sistema cooperativistico andrà in porto. A quel punto tutto sarà decisamente più chiaro e si saprà l’esito di questa sconcertante vicenda.

Una risposta a “Coopca, consegnato il piano di ristrutturazione, offerte per soli otto negozi e magazzino senza acquirenti”

  1. Aggiornamento del 19/03/2015

    Coopca, si dimette anche il Direttore

    Serviranno dieci giorni ai giudici del tribunale di Udine per esaminare il piano di salvataggio di CoopCa e decidere se basterà per ammetterla al concordato ed evitare il fallimento. Intanto, dentro e fuori la coop regna il caos. Il direttore generale, Mauro Veritti, ha rassegnato le dimissioni. La lettera era nell’aria da tempo, ma è arrivata solo qualche giorno fa sul tavolo del cda. Che parla di «atto dovuto», ma sulle motivazioni del gesto le bocche sono cucite.

    Soprattutto sulla cifra della liquidazione o dell’esodo incentivato, riconosciuta al dirigente in uscita. Si parla, comunque, di diverse decine di migliaia di euro. Quanto basta per mandare su tutte le furie la segretaria regionale della Cgil Filcams, Susanna Pellegrini. «È un fatto che, se confermato, grida vergogna».

    I riflettori sono tutti puntati sul documento da 66 pagine contenente due proposte ferme più 170 pagimne del professionista che ne ha attestato la congruità, e su quella, non ancora formalizzata, in arrivo dal mondo delle cooperative. Le prime due prevedono l’acquisto di tre punti vendita in Veneto e di cinque in Friuli, mentre la terza punterebbe a salvare 13 negozi.

    Su un totale, comunque, di 40 supermercati. Pellegrini, infatti, punta il dito su un piano «poverissimo» e sul «silenzio assordante di Lega Coop», mentre per venerdì è già in agenda un confronto urgente tra Regione, CoopCa e rappresentanze dei lavoratori. Dalla presidente, Debora Serarcchiani, arriva cautela: «La fase è estremamente delicata, per le conseguenze che potrebbero toccare lavoratori, famiglie e sistema economico-produttivo del territorio. Nell’ambito delle sue competenze la Regione ha operato fin qui collaborando con tutti gli organi competenti incluso il tribunale».

    Per il governatore «i giudici stanno valutando una situazione molto complessa e, soprattutto in questo passaggio, il loro lavoro deve potersi svolgere nella massima serenità e autonomia. Ovviamente, l’auspicio è che gli elementi a disposizione dei giudici consentano di andare nella direzione del massimo contenimento dei disagi». Calma che stride, però, con la rabbia dei titolari di libretto: «Non staremo con le mani in mano – avverte Tommaso Angelillo, del Comiatto per la tutela dei soci risparmiatori -. A breve sarà convocata l’assemblea generale, ma temiamo che i nostri risparmi siano completamente o in buona parte parte persi».

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