Coopca: disperato appello del CDA “Se nessuno interviene il destino dell’azienda è segnato”

di Lodovica Bulian, dal MV di oggi.
Non è più solo un incubo da esorcizzare: lo spettro del fallimento non è mai stato così vicino. Siamo alla fine della corsa, e CoopCa rischia di non farcela, spalancando il baratro per 650 dipendenti e tre mila soci prestatori. Il cda gioca a carte scoperte e si appella a un salvataggio che appare ormai disperato. Il piano concordatario è al palo, non ci sono acquirenti e, quel che è peggio, non c’è più tempo. Le proposte d’acquisto non sono sufficienti per scongiurare il crac della cooperativa carnica. Il 20 giugno l’adunanza dei creditori sarà chiamata a dare il via libera al concordato, ma in assenza di nuove offerte, quello stesso piano potrebbe decadere. Mesi di lavoro, di trattative, di incontri non hanno portato a una soluzione. All’ultimo anche Confcooperative Fvg, a cui si erano rivolti la Regione e i sindacati, si è sfilata. «La verità è che CoopCa non la vuole nessuno», dicono rassegnati i prestatori. L’ultimo, disperato, appello alla solidarietà arriva dal consigliere d’amministrazione, Paolo Rizza, entrato in CoopCa a gennaio su indicazione della stessa Regione per lavorare al risanamento della società. «Se nessuno interviene il destino dell’azienda è segnato», ed è una «bomba sociale» da disinnescare «immediatamente». Rizza guarda allora alla presidente del Fvg Debora Serracchiani: a lei, che è anche la numero due del partito al governo chiede «che la politica faccia uno sforzo ulteriore e che interceda con i vertici del potente mondo delle cooperative affinché non lascino fallire una coop con cento anni di storia». Al governatore, che «alla nostra montagna ci tiene», Rizza ricorda anche che «quella è la seconda azienda della Carnia». La priorità ora è evitare un fallimento che «sarebbe un disastro sociale, un fatto gravissimo. Fino all’ultimo sembrava che Confcooperative potesse chiudere la partita, e invece niente. Ora siamo alla fine. L’unica via è quella politica. Ma bisogna muoversi». Il membro del cda richiama anche in causa Friulia che «potrebbe scendere in campo come gestore della cooperativa, con l’ingresso di soci privati, come fornitori in grado di entrare con capitali importanti». Un piano “b”, ma di certo complicato da realizzare quando la clessidra va veloce. Così sul magro piatto del salvataggio restano 15 milioni scarsi, quelli messi da Coop Nordest, Conad, Alì, Despar e Discount per altrettanti supermercati della CoopCa sparsi tra Fvg e Veneto. Meno della metà della soglia minima di 32 milioni necessaria, stando al piano concordatario ammesso dal tribunale, a soddisfare i creditori privilegiati, requisito essenziale dell’intera procedura. Se non dovesse essere raggiunto, e il commissario giudiziale Fabiola Beltramini non dovesse ricevere entro il 10 giugno nuove proposte d’acquisto in grado di tirare CoopCa fuori dalla palude, potrà decidere di revocare il concordato. La situazione, dunque, «resta critica» dice ancora Rizza. E quel bilancio del 2014, che il cda si avvia ad approvare il 27 maggio, sarà un macigno. Sì, ammette, sarà «lacrime e sangue», perché dovrà fotografare tutte le svalutazioni di una società in liquidazione. Il buco è profondo, e il passivo potrebbe superare i venti milioni.