Coopca: perizie sui negozi e bilanci gonfiati, la Procura ora indaga 2 professionisti

di Lodovica Bulian dal MV di oggi.
Perizie «autoreferenziali» e plusvalenze solo «apparenti», in grado di mascherare ad arte le perdite del bilancio. Così faceva notare la Procura della Repubblica nei rilievi depositati al tribunale di Udine nell’ambito del piano di ammissione al concordato della CoopCa. Ora, l’inchiesta sul crac della cooperativa carnica condotta dal pm Raffaele Tito e dal sostituto procuratore cotitolare del fascicolo Elisa Callgaris, si allarga a uno dei punti cardine di tutta la tempesta finanziaria e giudiziaria che si è abbattuta sulla società. Le perizie. Le valutazioni immobiliari. Si ripercorre a monte, dunque, il percorso che ha condotto a quelle stesse plusvalenze che poi hanno consentito di velare il rosso degli esercizi contabili, profondo invece fino a 83 milioni di euro. Spuntano così altri due indagati nell’inchiesta che dovrà accertare i responsabili del dissesto della cooperativa con sede a Tolmezzo. I nomi questa volta vanno oltre al ristretto giro del consiglio di amministrazione e dei revisori, e che conta già dodici indagati – Leonardo Agostinis, Sonia Cacitti, Ermano Collinassi, Alfio Colussi, Corrado Di Doi, Claudio Lomuscio, Francesco Zilli, Vanessa Gressani, Silvano Giorgis, Giancarlo Veritti, Daniele Delli Zotti e Fosca Petris – per cui si ipotizzano i reati di falso in bilancio, false comunicazioni sociali e abusiva attività di raccolta del risparmio. Nel mirino della Procura finiscono anche il commercialista tolmezzino Davide Veritti e il geometra Bruno Dionisio di Villa Santina. Entrambi avrebbero firmato diverse perizie sugli edifici della Immobilcoopca, la controllata della cooperativa deputata a gestire il patrimonio immobiliare della casa madre. E sarebbero state proprio le perizie, stando a quanto riferito dalla memoria della Procura allegata al piano concordatario, a dare una diversa rappresentazione della reale salute dei conti della società e, di conseguenza, a consentire alla cooperativa di continuare a raccogliere il prestito sociale. Così ora nella bufera viene travolto anche chi su quelle valutazioni ci ha messo il timbro e la firma. Ma, facciamo un passo indietro. Chi è Davide Veritti? E’ il figlio di Giancarlo Veritti, presidente del collegio sindacale di CoopCa, anch’egli indagato. E lavora, insieme al padre, in quello stesso Studio Cover con sede in via del Din a Tolmezzo, che tanti incarichi ha ottenuto in Coopca, come già aveva denunciato al Messaggero Veneto l’ex sindaco di Tolmezzo, Dario Zearo. Del medesimo studio, ricordiamo, fanno anche parte i commercialisti Alfio Colussi, membro del cda di Coopca, e vice presidente di Immobilcoopca, anch’egli indagato. Ci sono anche Gianluigi Romanin e Luca D’Orlando revisore contabile della cooperativa. Era stato ancora Zearo a invitare a rizzare le antenne su quelle plusvalenze legate alla rivalutazione degli immobili, rispetto ai valori iscritti a bilancio CoopCa, proprio a seguito della cessione degli stessi. «Vorrei sapere come sono state fatte le valutazioni di quegli edifici» aveva polemizzato l’ex sindaco. All’attenzione degli inquirenti, che sulla crisi della CoopCa hanno aperto un’inchiesta a seguito dell’esposto querela presentato a gennaio dal comitato dei soci prestatori, era balzata da subito anche la stessa Immobilcoopca. Tanto che nella memoria depositata in tribunale i pm sottolineavano come «le perizia di stima degli immobili sarebbero state esperite in un circuito assolutamente autorefenziale» e «i dati riportati nei bilanci, anche relativamente alla valorizzazione della partecipazione Immobilcoopca, sarebbero stati ampiamente gonfiati così da creare l’apparenza di una situazione economico-patrimoniale della cooperativa più rosea di quella reale». In sostanza, aveva tirato le somme la Procura, le iscrizioni a bilancio «appaiono strumentali a consentire a CoopCa l’ulteriore accesso al prestito sociale rispettando formalmente ma non sostanzialmente i limiti patrimoniali stabiliti dall’ordinamento per la raccolta del prestito sociale».

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aggiornamento
Dionisio replica alle accuse dopo il sequestro delle fatture: «L’incarico mi fu affidato dall’ex dg»
«Ho fatto solo quello che mi è stato chiesto»
«Non lo so. Non lo so – ripete -. Ma io non ho problemi – dice ancora -. Sono venuti qui, nel mio studio, hanno sequestrato tutte le carte, i documenti e le fatture. Non capisco. Io ho solo fatto il mio lavoro». Bruno Dionisio, il geometra carnico che ha effettuato diverse perizie di stima sugli immobili della CoopCa e della sua controllata, la Immobilcoopca srl, che ne gestiva il patrimonio, non si spiega perché il suo nome sia stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Udine nell’ambito dell’inchiesta sul crac della società che ora è alle prese con la procedura concordataria. Dionisio si limita a ricordare che «era stato l’allora direttore generale Mauro Veritti a chiamarmi e ad affidarmi il compito di svolgere le perizie di stima di tutti gli immobili della cooperativa, e io l’ho fatto, ho fatto quello che mi ha detto – dice ancora -. E la mia ultima fattura per CoopCa risale al 2014». Non intende rilasciare dichiarazioni, invece, Davide Veritti, commercialista di Tolmezzo (non vanta alcun grado di parentela con l’ex dg) e anch’egli indagato insieme a Dionisio e ad altre dodici persone, tra revisori dei conti e membri del cda della cooperativa. «No mi scusi, non sono interessato a dire alcunché. Questa è una questione parecchio delicata, non intendo rilasciare dichiarazioni a riguardo», taglia corto Veritti raggiunto al telefono presso lo studio Cover, che ha sede nel capoluogo carnico, e dove lavora insieme al padre Giancarlo, già presidente del collegio sindacale di CoopCa e anch’egli destinatario di un avviso di garanzia. Entrambi sono difesi dall’avvocato Virio Muzzolese. Parallelamente alla procedura concordataria, che il 20 giugno attende il via libera dall’adunanza dei creditori, tra fornitori e prestatori, prosegue così anche quel filone penale che dovrà accertare le responsabilità del dissesto della coop e che, aveva garantito lo stesso Tribunale nel decreto di ammissione al concordato, andrà avanti a prescindere dalla procedura di salvataggio. Un approdo, quello delle indagini, atteso soprattutto dagli oltre tremila soci prestatori sparsi tra Fvg e Veneto, perché gli esiti dell’inchiesta saranno fondamentali per la pianificazione di maxi azioni legali e risarcitorie, già annunciate, nei confronti degli eventuali colpevoli.