Crisi in Friuli: aggiornamento del 18/02/09 Saitel, Target, Top Style

La crisi colpisce sempre di più le piccole e medie aziende di tutta l’area collinare del Friuli. Ieri mattina è stata firmato un accordo per la cassa integrazione ordinaria per una realtà di Buja che si occupa di automazione di impianti e di realizzazione di gru di fascia alta , di strumenti, cioè, che vengono impiegati in grandi cantieri. «Si tratta della “Saitel Srl” – dice Adriano Pellegrini, operatore Femca-Cisl Alto Friuli – che dà lavoro a 20 dipendenti. La realtà opera per tre grandi gruppi che adesso, con la crisi, hanno rallentato le lavorazioni. La proprietà sta già studiando alcune contromisure per riuscire a restare sul mercato anche se sarà necessario aspettare qualche settimana per mettere in campo nuove iniziative». Per la “Saitel Srl” la cassa prende avvio il due marzo prossimo e si chiude il 31 maggio; sarà fatta a rotazione con un massimo di dodici operai fermi alla settimana. Anche nell’area produttiva di Tarcento c’è crisi: diverse piccole realtà della metalmeccanica e dell’edilizia (che danno lavoro ciascuna a 10, 15, 20 dipendenti) hanno chiesto un incontro a breve scadenza con il sindacato per trattare il problema del rallentamento della produzione e per discutere il conseguente ricorso alla cassa integrazione. C’è grande preoccupazione, poi, in Carnia, a Forni di Sotto, dove le aziende che creano componenti per occhiali sono in seria difficoltà. Il problema riguarda “Target”, “Top Service” e “Top Style”, piccoli stabilimenti tutti della stessa proprietà che sono passati da 50 addetti (due anni fa) ad appena 20 dipendenti. Sarà discussa oggi, poi, la cassa integrazione per un altro stabilimento del paese, la “Complast Srl” dove lavorano sono 98 persone. «Non è la prima volta che si verifica un momento di crisi – dice il sindaco Andrea Ghidina – ma questa flessione ha natura più complessa ed è indispensabile fare un approfondimento».
      Il primo cittadino ha già contattato informalmente alcuni esponenti politici della Regione per capire in che modo sia possibile aiutare le aziende in difficoltà. Ghidina ha contattato anche la stessa proprietà per conoscere la situazione. «La zona industriale di Forni di Sotto dà lavoro a molti residenti e anche a persone dei vicini comuni di Forni di Sopra, Ampezzo e Tolmezzo. È un polmone per questa parte della Carnia dove non c’è ancora un’altro settore in grado di offrire buona occupazione come il turismo o l’artigianato». Il sito produttivo, che conta perlopiù occhialerie e fabbriche di componenti di occhiali è stato attivato, nella nuova sede, negli anni Novanta. È proprio nel 1990 che la “Complast Srl” ha aperto i battenti. «Di norma non c’è stata bisogno di colloquiare più di tanto con le aziende locali – dice Ghedina -; ora tuttavia, in un momento di crisi molto serio, riteniamo che non debbano essere lasciare sole ma supportate per quanto possibile. Spero quindi che presto si terrà un incontro ufficiale per fare il punto con Regione, Comune, sindacati e proprietà della fabbrica che è a tutti gli effetti una realtà del nostro territorio». Per restare sulle occhialerie, anche la “Occa” di Prato Carnico è in difficoltà. «Lo sono pure molti stabilimenti del Cadore» osserva il sindaco. A Martignacco, intanto, ieri il sindacato ha incontrato nuovamente la direzione locale di Safilo. Per lo stabilimento c’è timore di delocalizzazione.

In Alto Friuli il problema esiste e giorno dopo giorno acquista spessore, come testimoniato dai ricorsi agli accordi di sospensione recentemente sottoscritti da una miriade di aziende artigiane tra l’Alto Friuli e il Friuli Collinare. A oggi sono 20 le ditte che hanno già fatto ricorso a questi strumenti di ammortizzazione interessando complessivamente circa 170 lavoratori e vista la situazione il numero, sia delle aziende che dei lavoratori coinvolti, è purtroppo destinato a crescere. Di fronte a questo scenario, tutt’altro che roseo, il segretario generale della Cgil Alto Friuli, Alessandro Forabosco, si appella alla Regione affinché intervenga in tempi rapidi: «Contratti a termine, lavoro interinale e cooperative sono i soggetti maggiormente colpiti dalla situazione perché non possono giovarsi di alcuna forma di sostegno. Perciò chiediamo alla Regione di intervenire e al più presto, facendo pressing sul Governo per ottenere gli ammortizzatori in deroga».
«La situazione delle imprese artigiane è difficile – prosegue Forabosco -, ma spesso viene sottovalutata perché si tratta di realtà che impiegano poche unità di persone ognuna. Complessivamente, però, il numero di persone interessate sta via, via divenendo importante, anche perché la crisi procede a velocità elevata. Basti pensare che per quanto riguarda gli accordi di sospensione siamo passati da richieste una tantum, addirittura a due, tre appuntamenti settimanali. É dunque necessario che gli amministratori assumano il dato di fatto: per le piccole aziende la situazione sta diventando giorno dopo giorno più seria».
Il colpo l’hanno già accusato, tra le altre, la Cristal Color di Tolmezzo dove gli accordi di sospensione riguardano 10 lavoratori, 13 alla MT Zaninello di Trasaghis, 20 alla Lampor di Prato Carnico, 9 alla Gianni Battellino di Paluzza, 40 alle bigiotterie AZ e AZ2 di San Daniele. E ancora, passando dal settore metalmeccanico a quello del legno, ricorrono a identiche misure di ammortizzazione, tra le altre, la Policomp di Majano per 11 dipendenti e la Guido Piazza di Sutrio per 6.
«Questi accordi hanno una durata massima pari a 90 soli giorni, c’è dunque bisogno – conclude Forabosco – di attivare al più presto gli ammortizzatori in deroga».