Dotôr io mame; stupit tu fî :-)

Per intere generazioni la Laurea era sinonimo di crescita nella scala sociale e di un benessere futuro assicurato. Ora non più: se ne sono sicuramente accorti i giovani laureati "interinali", ma ora se accorgono anche le statistiche.

Il tessuto è "sano", il lavoro c’è, i consumi delle famiglie aumentano (portando il Fvg, come media, a ridosso delle altre regioni del Nord) e fortunatamente l’export – che continua a correre – aiuta a compensare, almeno in parte, la "frenata" nella crescita che si sta registrando a livello nazionale. Gli elementi di fiducia vengono dal "Rapporto Italia 2008" dell’Eurispes, che evidenzia come dal 2000 al 2005 il Friuli Venezia Giulia abbia visto crescere il proprio Prodotto interno lordo da 27.255 a 32.739 milioni di euro (il Pil pro capite è così passato da 23.024 a 27.178 euro), così come – nello stesso periodo – i consumi delle famiglie della regione sono passati da 16.245 a 19.125 milioni di euro (per famiglia, rispettivamente da 32.634 a 36.128 euro – con un +10,7%, ben superiore alla media nazionale che si attesta sul 7,6%), mentre il tasso di disoccupazione nel periodo 2000-2006 ha segnato una riduzione di 1,1 punto percentuale (dal 4,6 al 3,5%).

La fotografia, insomma, è quella di un "tessuto sano", di una regione che fa parte a pieno titolo del "motore economico" del Paese. Ma questo non deve farci abbassare la guardia: dobbiamo invece stare attenti a mantenere quel "plus" che abbiamo, attuando giuste scelte che vadano nella direzione di agevolare lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia».

In questo quadro, non manca un ulteriore elemento di preoccupazione, che è dato dalla difficoltà dei giovani laureati a trovare occupazione: «L’analisi della composizione della povertà evidenzia come i laureati abbiano molta più difficoltà a trovare lavoro rispetto a chi è in possesso di titoli di studio inferiore. Questo porta ad una fuga di cervelli. In Friuli Venezia Giulia abbiamo un bel tessuto universitario e di ricerca, peccato poi che le "teste" debbano andarsene per trovare un posto di lavoro. E’ anche questo un impoverimento del territorio e un elemento su cui riflettere».