Friuli: «Il master di friulano? E’ inutile per insegnare» non è riconosciuto


di Paola Beltrame

«Il master di lingua friulana? Non serve a niente, è inutile per insegnare». E i circa 40 docenti che lo hanno frequentato (1.500 ore di studio in due anni, esami in ogni disciplina e tesi finale) sono sul piede di guerra. Non si rassegnano a tale trattamento e c’è chi medita addirittura di rivolgersi al Codacons per far valere i propri diritti. Protestano dunque gli insegnanti esperti in lingua friulana per il mancato riconoscimento del master frequentato all’Università di Udine: il titolo, 60 crediti formativi, non è valido per il punteggio in graduatoria e non viene tenuto in considerazione per i progetti in marilenghe interni agli istituti. Un impegno notevole, per il quale è stato profuso sudore ed energia. Lezioni per 1.500 ore, 2 anni di studio, con obbligo di frequenza, esami in ogni disciplina e tesi. «Per che cosa questo sacrificio? Mancano docenti competenti per il friulano, ma quelli formati hanno questo trattamento» dicono alcuni dei prof che hanno avuto l’amara sorpresa. «Brutte news – così si legge nelle e-mail di due giovani docenti ai colleghi – : il master non ci è stato riconosciuto come titolo culturale nelle graduatorie a esaurimento. All’Ufficio scolastico di Udine hanno risposto che non può essere valutabile in quanto non c’è una classe di concorso a riguardo e non può essere valutato in altre Regioni. I sindacati ci hanno suggerito di sporgere reclamo». Cosa che hanno fatto molti dei circa 40 interessati. «Vi sono università – dice un’altra docente – specializzate per corsi on-line, finalizzati al conseguimento del punteggio e validi sul territorio nazionale, tutt’altro che seri: si può rispondere alle domande addirittura facendo cyclette. Questi sono dei veri “balzelli” per mantenere la posizione in graduatoria, al costo di circa mille euro l’anno. L’Università di Udine aveva invece organizzato, con la serietà che le è propria, un master di II livello per insegnare in lingua friulana, con lezioni interessantissime di neurolinguistica, linguistica, linguistica acquisizionale, seconda lingua e legislazione scolastica, spendibili per l’insegnamento delle lingue straniere». Quanto alla classe di concorso, si cita il caso dei master in Educazione interculturale, trasversali agli insegnamenti e validi sullì’intero territorio. I prof dicono di avere poca fiducia nei sindacati, in quanto «l’entità numerica degli insegnanti friulani è esigua e nessuno cavalcherà un’eventuale battaglia». C’è chi medita di rivolgersi al Codacons; immancabile pure la volontà di coinvolgere il senatore Mario Pittoni della Lega. «Nulla è stato fatto per dare dignità al master – si conclude -, che non dà neppure diritto di prelazione per l’insegnamento in lingua friulana. I bei discorsi del rettore e della preside della facoltà di lingue, tenuti alla consegna dei diplomi, sono lettera morta».


Una risposta a “Friuli: «Il master di friulano? E’ inutile per insegnare» non è riconosciuto”

  1. aggiornamento del 29/07/2011

    di Maurizio Cescon

    Master di lingua friulana inutile per insegnare. Dopo la protesta dei corsisti, diplomati poco più di un anno fa, fioccano ora le reazioni. Il deputato del Pd Ivano Strizzolo ha immediatamente presentato un’interrogazione alla Camera sul tema. Il presidente della Provincia Pietro Fontanini, friulanista convinto, chiede a gran voce che «vengano difesi i diritti di chi ha frequentato il master». E la direttrice del corso organizzato dall’Università Piera Rizzolatti afferma che «tocca alla politica, in primis al ministero dell’Istruzione e alla Regione decidere sulla validità del titolo per le graduatorie di insegnamento». «E’ un problema che riguarda – spiega Strizzolo nell’interrogazione al ministro Gelmini – non solo i docenti che hanno ottenuto il titolo, ma anche la complessiva realtà didattica del Friuli». Premesso che in Regione la legge 482/99 prevede l’insegnamento della lingua friulana, in attuazione del diritto costituzionale, per le moltissime famiglie che lo richiedono, e considerato che mancano insegnanti competenti in materia, Strizzolo chiede al ministro di sapere quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda assumere per far sì che il titolo di esperto in lingua friulana, conseguito da circa 40 docenti con il master organizzato, con la serietà che le è propria, dall’Università di Udine, sia considerato nella sua valenza. «La Provincia è con i giovani docenti che hanno frequentato il master di friulano e che ora si vedono negare il proprio diritto a insegnare la materia nella quale si sono specializzati». All’indomani della conferma da parte dell’Ufficio scolastico regionale che il master organizzato dall’Università di Udine non può essere valutabile in quanto non c’è una classe di concorso a riguardo e non può essere “speso” in altre Regioni, il presidente della Provincia Fontanini si schiera con la quarantina di insegnanti che lo hanno frequentato. «Il master di secondo livello per l’insegnamento della lingua friulana rappresenta un percorso fondamentale per garantire insegnanti di marilenghe preparati – ha affermato Fontanini –. Bisogna riconoscere questo iter pedagogico svolto da questi docenti. L’insegnamento del friulano è già una realtà consolidata in Friuli: basti pensare al fatto che, nell’ultimo anno scolastico, il 63% dei genitori lo ha chiesto per i propri figli. Si tratta inoltre di dare attuazione a uno dei dispositivi della legge nazionale a tutela delle minoranze linguistiche (legge 482/99) che prevede espressamente che la lingua della minoranza debba essere insegnata a chi ne faccia richiesta. Non vedo dunque il fondamento di questi dubbi sollevati di fronte a un master che assicura una preparazione eccellente». La direttrice del master, la professoressa Piera Rizzolatti allarga le braccia. «C’è rammarico per come sono andate a finire le cose – sostiene -, purtroppo si capiva già l’orientamento del ministero, che non è mai cambiato. Io ritengo che il master abbia dato ai corsisti un bagaglio culturale soddisfacente, ma non spendibile per migliorare la propria carriera di insegnante. Ritengo si tratti di un’occasione perduta da parte della politica, vista anche la non indifferente spesa sostenuta a suo tempo dalla Regione per finanziare 1.500 ore di lezioni in due anni. L’Università ha profuso tutta la sua professionalità, adesso è la politica che deve decidere, tocca al ministero e alla Regione stabilire se quel master abbia un senso per i docenti o meno».

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