Friuli: 5 sindaci si confrontano sul futuro del Gemonese, la necessità di mantenere i servizi sul territorio

di Piero Cargnelutti.

Quale sarà il destino del Gemonese di fronte a un futuro incerto che vede amministratori pubblici barcamenarsi fra limiti di spesa, diminuzione di trasferimenti regionali e minore entrate sulle tasse? E, soprattutto, quali saranno i confini di una possibile area vasta gemonese? Sono gli argomenti che hanno tenuto banco ieri pomeriggio nel confronto fra i sindaci del territorio, organizzato dai circoli locali del Pd nell’ambito dell’annuale Festa Democratica al parco delle colonie. Cinque sindaci si sono confrontati di fronte alle domande del moderatore Sandro Venturini che nella sua introduzione ha presentato alcuni dati sul territorio in questione ripresi da un’indagine Cisl, i quali disegnano un popolazione in calo di mille unità negli ultimi vent’anni, un aumento del numero di anziani dal 25 al 33% contrapposto a una presenza di immigrati cresciuti fino al 42% nello stesso periodo e addirittura una diminuzione di iscritti alle scuole superiori pari a -19%. Numeri che fanno pensare e che necessitano scelte condivise per i prossimi anni, ma se area vasta dovrà essere il primo cittadino di Gemona Paolo Urbani ha le idee chiare: «Ci vuole un territorio da 25 mila, anzi meglio 35 mila persone, per mantenere tutti i servizi sul territorio e a volte, come è il caso delle scuole, c’è bisogno che la città ceda qualcosa alla periferia montana per non correre il rischio che tutti se ne vadano a vivere a Udine». Reduci dalla riforma ormai stoppata delle Unioni montane, i sindaci hanno ricordato il grosso limite di aver escluso le altre zone, a cominciare dalla stessa Osoppo, sulla quale il sindaco di Artegna Aldo Daici si è fatto sentire: «Non possiamo pensare un’area vasta senza Osoppo – ha detto – la cui zona industriale e lo stesso territorio bilancia la parte montana, e poi sono finiti i tempi in cui le Comunità montane venivano usate perché ognuno prendesse ciò che gli serviva». Il sindaco di Osoppo Luigino Bottoni, dal canto suo, ha invece ricordato come il suo Comune oggi è stato quasi defraudato dalle entrate della zona industriale, la cui Imu va direttamente a Roma lasciando all’amministrazione il compito di far fronte alle difficoltà di far convergere zona produttiva e valore ambientale. C’è poi chi come il sindaco di Venzone, Amedeo Pascolo, ha sottolineato la necessità di una reggenza regionale, ma anche di un lavoro fra amministratori ora non più chiamati ad avallare quanto già proposto dai tecnici. Di certo, si sono rivelati spunti che l’amministrazione regionale dovrà considerare: «Il problema oggi – ha concluso il consigliere regionale Vittorino Boem – è definire quale sarà il ruolo dei Comuni, poiché la Provincia è un ente con tre funzioni facilmente redistribuibili e nel momento in cui la stessa Regione si spoglierà di funzioni i Comuni saranno i primi coinvolti».