Friuli: 500mila euro destinati alla rete di servizi sociali e alle donne in difficoltà per incentivare le nascite

di  Beniamino Pagliaro

Il 16 per cento delle donne rimaste incinta in Friuli Venezia Giulia tra il 2006 e il 2010 ha scelto l’aborto. È il dato da cui parte un finanziamento regionale a supporto della genitorialità: 500 mila euro da dividere in contributi per un massimo di 2.400 euro da dare a giovani madri in difficoltà economiche, come nella Lombardia del “ciellino” Formigoni. La nuova misura decisa dalla giunta regionale punta a ridurre il numero di interruzioni volontarie di gravidanza. «Gli operatori ci dicono che una parte degli aborti è collegato a precarietà economica, è evitabile – garantisce l’assessore Udc, Roberto Molinaro – e noi vorremmo contribuire a questo». I numeri di Istat e Ministero della Salute indicano una certa costanza negli anni presi in considerazione: dal 2006 al 2010 i nuovi nati in Friuli Venezia Giulia sono stati sempre 10 mila, e gli aborti sono sempre stati tra i 1.900 e 2.100. Complessivamente, si parla di 52.218 nati, 10.284 aborti: il 16,45% delle donne rimaste incinta ha abortito  e la quota di aborti sui nati è pari al 19,69%. La finalità sociale della delibera è evidente, ma l’intervento sull’interruzione di gravidanza – e una giunta regionale che interviene per ridurre il numero di aborti – potrà fare ancora discutere su una tematica sempre delicata. Molinaro fa notare che per una coincidenza nel mondo sta per nascere il bambino numero «sette miliardi», mentre «in Friuli Venezia Giulia ci si preoccupa della vita nascente». La giunta ha approvato un primo stanziamento da 500 mila euro alle linee d’intervento previste dall’articolo 8 della legge regionale sulla Famiglia, modificata dal centrodestra con il nuovo welfare. «Il legislatore regionale ha voluto schierarsi già a suo tempo in favore della vita, riconoscendo il valore sociale della maternità – sottolinea Molinaro – prevedendo uno specifico intervento economico, per la durata della gravidanza e per i primi sei mesi di vita del bambino». A erogare il contributo sono poi i servizi sociali dei vari comuni, attraverso la predisposizione di un piano di intervento individualizzato, che può prevedere anche il diretto intervento delle associazioni che perseguono il sostegno alla maternità. L’intervento regionale prevede una erogazione massima di 2.400 euro, con le modalità stabilite dal piano individualizzato predisposto dal servizio sociale competente per territorio, e potrà contare sulle risorse assegnate agli ambiti socio-assistenzali. «Le misure per favorire e sostenere le nascite in Friuli Venezia Giulia risalgono ancora alla metà degli anni ’80, con l’assegno di natalità per le donne prive di copertura previdenziale – ricorda l’assessore Molinaro – proseguite con gli assegni di natalità già in corso che sono destinati mediamente a un nato su due». Ma questa è una novità: «La nuova misura – dice Molinaro – vuole ulteriormente intervenire nelle situazioni di disagio sociale ed economico che, purtroppo, talvolta non consentono alle donne di portare a termine la gravidanza». L’assessore evidenzia infatti che «quanti operano sul campo, nei servizi sociali e nelle associazioni, ci hanno più volte segnalato che una parte delle interruzioni volontarie delle gravidanze è evitabile e noi vorremmo contribuire a questo con una prima applicazione sperimentale delle norme regionali dove l’aiuto economico è solo una parte del progetto individualizzato, che deve indicare tutti i previsti e specifici sostegni».