Friuli: a Cecotti il premio dell'”Onestà Friulana”


di Luciano Santin

Quindici anni fa, a fine autunno ’96, Sergio Cecotti lasciava la carica di presidente della Regione  (“governatore” non si diceva ancora) a capo di una giunta Lega Nord-Pds-Ppi. La sua carriera politica sarebbe proseguita con la doppia elezione a palazzo d’Aronco (sindaco di centrodestra, poi, dopo la rottura con la Lega, di centrosinistra), per chiudersi d’emblée nella primavera del 2008. Oggi Cecotti è presidente di Friuli Innovazione e professore di Teoria dei campi alla Sissa di Trieste; mercoledí 23 novembre, a palazzo Belgrado, gli verrà attribuito il premio Maqôr Rusticitas, istituito dall’Associazione Gilberto Pressacco, quale interprete di «semplicità, frugalità, onestà, schiettezza, coerenza e rifiuto dei compromessi»; valori «del Cristianesimo aquileiese originario, da sempre riconosciuti alla popolazione friulana». Nell’occasione terrà una lectio magistralis sul contributo dato dai friulani allo sviluppo della scienza. Professore, si può davvero coltivare la rusticità, oggi che pochissimi la riconoscono come virtú? «L’approccio istrionico-propagandistico ai problemi mi pare in declino, dunque auguriamoci che sia il momento della rusticitas. Quanto meno sarà il momento dell’austerità, che ne è l’aspetto esteriore». Monti, in effetti, pare un rusticus… «Lo conosco poco. Mi pare, e mi auguro, che non sia il tipo normale del politico». La rusticitas è elemento primario della friulanità. Posto che in materia sono state stanziate ingenti risorse, la vede in salute? «Ingenti risorse? Se metto un euro là dove non c’era nulla, percentualmente l’incremento è infinito, ma in termini assoluti ridicolo. In quanto allo stato di salute, al livello, per cosí dire, “colto”, rispetto al passato la situazione è buona. Ma il problema vero è costituito dalla generalità: forse c’è un appagamento per i riconoscimenti ottenuti, almeno in via teorica. Servirebbe una maggior pressione, dal basso». A un ex presidente di Regione e sindaco non si possono non chiedere ragionamenti politici. Che ci dice del suo successore Honsell, e di ciò che ha fatto? «Sono disinformato, davvero. Per scarso interesse, e per la volontà di non ritornare sul luogo del delitto. Da cittadino a Udine non noto particolari criticità, anche se questo non è certo un periodo felice». Per Tondo vale lo stesso discorso? «Come persona sí. Ma sulla fase storica si può essere critici. Al di là delle responsabilità e delle cause esterne, c’è stato un profondo arretramento del sistema regionale. Sul quale occorrerebbe aprire un cantiere». A Roma torna la Lega di lotta, e l’Udc è antagonista del Pdl. Qui ci saranno conseguenze? «Se le elezioni politiche si terranno presto, tra sei mesi o un anno al massimo, il disallineamento degli schieramenti avrà il suo peso. Ma piú si avvicineranno alle consultazioni regionali piú il significato locale andrà perduto». Vent’anni fa è entrato in politica con certe istanze. Rispetto alle aspettative di allora, il risultato odierno qual è? «La mia generazione di soddisfazioni ne ha avute. Da ingenui credevamo di poter ribaltare il mondo, e non l’abbiamo fatto. Però qualche segno positivo è rimasto. Penso alla Sanità, ai Trasporti. Rispetto ad allora noto che manca l’entusiasmo, il tono è quello di un pessimismo probabilmente fondato». Statisticamente quante possibilità attribuirebbe a una ricomparsa “politica” di Sergio Cecotti? «Molto poche. L’unico scenario possibile è quello di accadimenti inaccettabili e tali da richiedere un ritorno all’impegno. Ma non credo che possa succedere nulla del genere»