Friuli: acqua, i comitati dicono “no” a nuovi impianti idroelettrici

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di Piero Cargnelutti.

Uno “stop” a tutte le richieste di derivazione idroelettrica nella montagna friulana. I comitati impegnati nella tutela dei corsi d’acqua si sono riuniti ieri in conferenza stampa nella sede della Regione, a Udine, per proporre una richiesta chiara all’amministrazione regionale: una moratoria rispetto a tutte le richieste relative alla realizzazione di nuove centraline idroelettriche lungo il corso dei fiumi friulani, in attesa di portare a termine l’iter per la realizzazione del piano di tutela delle acque. In sala Modotti a Udine c’erano tutti, dai comitati a difesa del bacino imbrifero montano a Legambiente, Ce.Vi., WWF, al Comitato Acqua di Lestans, fino ad arrivare a chi segue le richieste di derivazione sul Resia e sull’Arzino. «Ci troviamo a denunciare un paradosso – ha detto Franceschino Barazzutti – perché mentre si lavora al piano di tutela delle acque continuano a piovere richieste di derivazione anche su torrenti e fiumi che finora non erano stati interessati da questo tipo di richieste: chiediamo, dunque, una moratoria, e che si faccia una rilevazione di tutte le domande in essere, si preveda che alcuni corsi d’acqua restino integri e si dia una priorità ai Comuni nel realizzare e gestire gli impianti per fare in modo che i profitti restino nel territorio». Emblematico il caso del Resia, dove al momento ci sono cinque domande di derivazione, di cui due sotto il ponte Rop e tre ai piedi del Canin. E se in quel caso vi è anche un progetto del Comune, non è detto che sia sostenibile. «Sarebbe un progetto da 2 milioni di euro – ha detto Anna Miceli, referente del comitato locale – che non sarebbero giustificati dalle entrate. Inoltre, sempre a Resia ma sul torrente Barman, c’è già una centrale che produce un milione e 300 mila euro di entrate all’anno di cui solo 400 mila finiscono nelle casse del Comune: l’amministrazione farebbe bene a gestire autonomamente la struttura quando terminerà il contratto di affidamento, incamerando così più risorse». Da qui l’avvio di raccolte firme (chi è interessato può scrivere a [email protected]), e allo stesso modo si farà sull’Arzino ([email protected]), dove ci sono quattro richieste: «È una situazione di aggressione palese – ha sintetizzato Emilio Gottardo di Legambiente – se pensiamo che tra il 2012 e il 2013 sono state esaminate 77 domande, tutte ancora in itinere. Attualmente, si parla di 470 chilometri di corsi d’acqua ad uso idroelettrico, che, sommati a quelli ad uso irriguo diventano 800: se vi aggiungiamo altri 58 previsti nelle attuali richieste arriviamo ale 60,7% della lunghezza dei fiumi esistenti attualmente. Inoltre, la Commissione Europea dopo aver avviato una procedura di infrazione per la situazione del Piave, l’ha ora allargata anche al Brenta e al Tagliamento, che attraversa tutta la regione: dunque, l’amministrazione regionale si troverà a rispondere di questa situazione».