Friuli: alcuni dati sul rapporto vino – salute

di CLAUDIO FABBRO
 

 
Nell’ambito dell’importante iniziativa “Festival della salute e del benessere” che ha riunito in Gradisca d’Isonzo da tutt’Italia nomi importanti della medicina (che per ben quattro giorni, con l’apprezzata regia dell’assessore alla salute Giuseppe Latella, si sono confrontati dal 9 al 12 settembre scorso su temi quali sport, volontariato, solidarietà e altri temi d’attualità), una sessione di lavoro è stata dedicata al vino, quale alimento inserito in una corretta alimentazione al netto di qualsivoglia abuso. L’incontro, introdotto e moderato dal dottor Latella, si è tenuto nella sala convegni dell’Enoteca “La Serenissima” e ha consentito di inquadrare la vite e il vino sotto i profili della cultura, della tecnica e ovviamente del suo ruolo nella dieta. La prima relazione è stata affidata al dottor Cavalli, medico toscano professionalmente impegnato nell’Isontino, che ha sviluppato un documentato excursus storico e culturale a partire dall’antica Grecia per passare poi all’uso dell’uva e del vino da parte dei romani, portandosi progressivamente, con intuizioni e tradizioni che nel tempo hanno trovato più d’una conferma scientifica, ai tempi nostri. Il dottor Carlo Donada, primario di Medicina all’ospedale di Gorizia, ha approfondito, dal canto suo, il ruolo di taluni componenti del vino cui sono state attribuite e confermate capacità antiossidanti. Fra queste, in particolare, i Polifenoli e i Resveratrolo. Secondo Donada «la bevanda di Bacco è in grado di ridurre il rischio di ictus e infarto e delle malattie cardiovascolari in genere, perché tali molecole agiscono attivando le “sirtuine”, una famiglia di enzimi già noti per la loro capacità di allungare la vita di alcune cellule animali». È invece, oramai, consolidato il fatto che il vino agisce come spazzino delle arterie, in quanto favorisce un aumento nell’organismo delle lipoproteine Hdl che hanno effetti benefici poiché agganciano il colesterolo che transita nelle arterie impedendogli di depositarsi alle pareti, svolgendo così un’azione anti-aterogenetica e dunque rallentando il processo dell’arteriosclerosi. Donada ha così concluso: «Bere o non bere» questo è il dilemma. «Se è assodato che una quantità superiore ai 50 g di alcol al giorno può portare alle note patologie alcol-correlate, non è affatto detto che le persone astemie possano vivere più a lungo. Rimane invece difficile stabilire quale sia la giusta quantità di alcolici da assumere, anche perché essa varia in base alla genetica del soggetto, al peso corporeo e alle modalità di assunzione (a digiuno, mangiando e con che tipi di alimenti… eccetera). Dall’esperienza clinica quotidiana e da numerosi studi condotti – ha concluso Donada – emerge che una quantità di alcol, da assumere ai pasti, pari a 20 g/die per le donne e 30 g/die per gli uomini risulta certamente benefica e non dannosa». Chi scrive, cogliendo spunti agronomici ed enologici funzionali a un “vino sano”, ha confermato il progressivo abbandono, nella difesa fitosanitaria dei vigneti, di esteri fosforici “tossico-nocivi” e piretroidi di sintesi nonché di varie molecole che hanno imperversato dal primo dopoguerra. In particolare dopo lo “scandalo del metanolo” del 1986 il mondo vitivinicolo ha adottato universalmente strategie agronomiche privilegianti formulati biologici abbinati a principi attivi non invasivi, frutto di una ricerca in campo chimico più sensibile all’ambiente e al consumatore. Le stessa cantine, rispetto a 30 anni fa, garantiscono igiene assoluta e operando con uve sane in situazioni di generale pulizia le stesse, in vinificazione, non necessitano di interventi chimici in quanto la meccanica enologica (in particolare il controllo termico) può portare sulla tavola un prodotto ineccepibile. Le conclusioni dei medici e dell’agronomo, indipendentemente dal diversificato osservatorio professionale, hanno confermato, ammesso ce ne fosse bisogno, che un buon bicchiere ai pasti, in persone adulte e sane, può considerarsi corretto e che, più in generale, il vino va degustato e apprezzato con il palato ma soprattutto con la testa.