Friuli: con la crisi il pieno diventa un lusso, lavoro a rischio per 100 benzinai

di Cristian Rigo

Fare il pieno di benzina è diventato un lusso. Sono sempre di più infatti gli automobilisti che, soprattutto nella seconda metà del mese si limitano a fare «10, massimo 20 euro». Anche il consumo di carburante è insomma finito nell’elenco delle spese da “tagliare”. E se molti colleghi si organizzano per andare al lavoro con una sola automobile, c’è anche chi condivide il mezzo di trasporto per andare fuori a cena e chi nella seconda parte del mese ricorre a mezzi alternativi. Colpa della crisi, che non risparmia nessuno e costringe a fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese, colpa dell’aumento del prezzo di verde e gasolio, e colpa pure della concorrenza della vicina Slovenia. Il calo dei consumi. «I numeri parlano chiaro – dice Bruno Bearzi, presidente dei gestori degli impianti di rifornimento della provincia di Udine per la Confcommercio -: se a livello nazionale c’è un calo consolidato del 7%, qui in Friuli siamo tra il 15 e il 20% a seconda della vicinanza con il confine.  Grazie allo sconto offerto con la tessera regionale in realtà non si risparmia molto ad andare a fare il pieno in Slovenia, ma è chiaro che chi ci va per fare la spesa o a cena e a comprare le sigarette poi approfitta e fa anche rifornimento». Posti a rischio. La conseguenza più immediata del calo delle vendite rischia di trasformarsi in un problema occupazionale. «In provincia ci sono circa 350 stazioni di servizio – sottolinea Bruno – che danno lavoro a più di 900 persone, ma far quadrare i conti è sempre più complicato, gli incassi sono in picchiata e così in tanti sono costretti a ridurre l’organico e qualcuno potrebbe anche chiudere. Se non ci sarà un’inversione di tendenza rischiamo di perdere un centinaio di posti di lavoro». Accise in aumento. Nonostante il prezzo del petrolio scenda, quello della benzina continua a salire. Colpa delle accise. Il Governo infatti è intervenuto più volte sulle accise dei carburanti per recuperare risorse. E così, oltre ai balzelli per sostenere la guerra in Abissinia del 1935 e la crisi di Suez del ’56, gli automobilisti si devono fare carico anche del fondo per lo spettacolo. «E non è finita qui – spiega Bruno – perché quest’anno per i gestori non ci sarà nemmeno la possibilità di usufruire di uno sgravio fiscale consolidato negli anni che permetteva alla categoria di tirare una boccata d’ossigeno». Lo sciopero. Per protestare contro «l’immobilismo del Governo», il Coordinamento nazionale unitario dei Gestori di Faib Confesercenti e Fegica Cisl hanno proclamato 15 giorni di sciopero. Si comincia l’8, il 9 e il 10 novembre prossimi. L’aiuto della Regione. «Alla protesta, la Confcommercio ha preferito il dialogo – dice Bearzi – che ci ha permesso di arrivare all’approvazione della nuova legge regionale per i contributi (non più sconti) sul carburante che non saranno più legati al prezzo applicato in Slovenia». La rivoluzione scatterà il primo novembre e secondo la Regione una famiglia media potrebbe risparmiare 3-400 euro all’anno. La speranza dei benzinai invece è quella di salvare quei 100 posti di lavoro.