Friuli: disoccupazione, mobilità, cassa integrazione; i penalizzati dalla crisi

di ROBERTO MURADORE

Il  14,3% dei lavoratori del Friuli Venezia Giulia. che desiderano lavorare – o, per meglio dire, che hanno voglia e bisogno di lavorare – non riesce a soddisfare tale esigenza. In provincia di Udine questi sono il 14,2 per cento. Complessivamente, in Regione, sono 80.538 le persone che si trovano in stato di disoccupazione, di mobilità, di sospensione dal lavoro perché in cassa integrazione e guadagni e che sono “scoraggiate”. In provincia di Udine l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori che vive nelle condizioni sopra indicate sfiora le 35 mila unità. Tanti, troppi! Questa è la sintetica fotografia del mercato del lavoro regionale e provinciale scattata al 31.12.2011. Cosa si evidenzia nelle statistiche mercato-lavoristiche dei primi 4 mesi del 2012? Nel primo quadrimestre di quest’anno la Cig autorizzata in Friuli Venezia Giulia supera i 6,6 milioni di ore, facendo segnare un aumento del 25,1 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011. L’incremento è rinvenibile in un maggior utilizzo della cassa integrazione straordinaria, anticamera del licenziamento, giunta a 3,9 milioni di ore! L’aumento della Cig è stato pari al 54,5 per cento nella provincia di Pordenone e di oltre due volte e mezza in quella di Trieste. Ma è questo un andamento in linea con il resto d’Italia? Se così fosse ci sarebbe permesso di rifugiarci nel consolatorio e deresponsabilizzante “mal comune mezzo gaudio”, atteggiamento purtroppo presente anche nella classe dirigente nostrana. I segnali che vengono dalle otto regioni del Nord, le più simili alla nostra struttura produttiva e perciò anche nostre concorrenti, non ci consentono neppure questa scappatoia ipocrita. Nel Nord d’Italia, infatti, la Cig del quadrimestre gennaio-aprile 2012 addirittura diminuisce (del 8,2 per cento) e, soprattutto, cala in misura significativa la cassa integrazione straordinaria (del 31,3 per cento). La congiuntura più recente, insomma, penalizza il Friuli Venezia Giulia e l’area friulana, gravando su lavoratori e imprese. Ci si aspetterebbe uno slancio in favore del lavoro con un conseguente rafforzamento della struttura e degli interventi dell’Amministrazione regionale e invece… Con granitica convinzione il presidente Renzo Tondo ribadisce di voler chiudere l’Agenzia regionale del lavoro, riducendola probabilmente a un ammennicolo burocratico, quindi meno utile. E’ fin troppo facile ipotizzare, con un po’ di buon senso, che non solo i costi non diminuiranno, ma che il nuovo “servizio” sarà meno veloce e flessibile, quindi meno efficace e utile. I tempi della politica e della burocrazia, infatti, non sono i tempi della realtà e, in particolare, delle dinamiche del mercato del lavoro. L’Agenzia regionale del Lavoro dovrebbe, al contrario, essere potenziata proprio in quanto il tema del lavoro, della scarsità del lavoro, ci accompagnerà, eccome, nel nostro prossimo e meno prossimo futuro. Come possiamo convincere il Presidente e la sua Giunta che questa non deve essere la legislatura delle sole infrastrutture poichè questi sono gli anni della mancanza di lavoro e di imprese? Cosa dobbiamo ancora dire, scrivere, fare e quanti lavoratori dobbiamo portare in piazza affinchè la loro dura realtà abbia il posto e la considerazione che si merita? Chiudere l’Agenzia regionale del Lavoro è sbagliato almeno per altri due motivi: perché equivale a dire che il problema del lavoro in Friuli V.G. non esiste e perché, privati di uno strumento tecnico, la politica, ma anche le rappresentanze sociali ed economiche, a quale “lettura” della realtà lavorativa faranno riferimento per operare scelte che siano sensate, mirate e non approssimative? Ne residua un mero bla bla bla ideologico. Di cui i lavoratori ed il sindacato non sentono alcun bisogno. Segretario generale della Cisl dell’Udinese e della Bassa