Friuli: elezioni, ma non era meglio che i disoccupati facessero gli scrutatori?

lettera al MV di oggi.

Tempo di elezioni, di opprimente crisi, di razionalizzazione della spesa pubblica e di drammatica situazione occupazionale, in particolare giovanile, desidero denunciare l’ennesima, intollerabile contraddizione italiana. Mi risulta che la chiamata alla partecipazione ai collegi di scrutatori nei seggi elettorali, seppur effettuata sulla base di liste di riferimento precompilate, in più di qualche caso investa cittadini che già godono del privilegio di un’occupazione, distraendoli così dai propri compiti professionali. Si consideri poi che in molti casi si tratta di pubblici dipendenti, che si vedono quindi costretti a interrompere il servizio alla collettività cui sono preposti. Tutto ciò quando sappiamo bene quanti validissimi giovani, e non soltanto, diplomati e laureati, versino nella drammatica situazione di disoccupati e sarebbero nella migliore condizione per espletare degnamente il servizio al seggio con reciproco beneficio, sociale e morale. Quanto ancora dovremo attendere una significativa presa di distanza dall’Italia delle inefficienze o, peggio, dei privilegi clientelari? Paolo Strazzolini Valvasone Sono decisamente da condividere le annotazioni del nostro lettore. Non so come funzionino le cose negli altri Paesi, ma poco importa: a noi interessa la situazione italiana, che, tanto per cambiare, è vergognosa (e l’aggettivo a mio avviso è ancora debole). Nel periodo pre-elettorale le congreghe partitiche sono impegnatissime nell’assolvere i compiti prescritti dalla legge, la quale legge, ovvio, è frutto dei cervelloni che siedono in Parlamento. Non meravigli quindi il fatto che la loro attenzione sia rivolta più agli interessi di partito che a quelli del popolo. Così avviene anche nella circostanza della composizione dei collegi di scrutatori nei seggi elettorali. Anche in questi i partiti ficcano il naso, cercando di distribuire gli incarichi a persone “affidabili” sotto il profilo politico. Ci sarebbe poco da ridire se ciò avvenisse in maniera equanime, ma il timore di ciò che potrebbe accadere in un seggio nel caso di un voto contestato comporta tutt’altra valutazione. Ed è qui che il signor Strazzolini punta il dito, segnalando l’ennesima contraddizione italiana. Egli scrive – e io sottoscrivo – che con l’avvento delle elezioni si potrebbe dare una mano ai giovani che, in un periodo contrassegnato purtroppo da una pesante crisi economica, non trovano lavoro e non hanno prospettive per l’immediato futuro. Come aiutarli? Incominciando col dare almeno un segnale: coloro che hanno i requisiti, potrebbero essere chiamati a fare parte dei comitati elettorali; questo semplicissimo provvedimento consentirebbe non solo di pagarli per il servizio reso, ma anche di evitare che queste spese siano accollate allo Stato, alle pubbliche amministrazioni e alle aziende private con l’assenza dei dipendenti. Il lettore lamenta giustamente inefficienze e privilegi clientelari, chiedendosi quanto ancora dovremo attendere per una significativa presa di distanza da un’Italia così mal messa.