Friuli: «Gemona “scippata” di Scienze motorie con la nuova legge»

di Piero Cargnelutti.
«Laureato in Scienze motorie? No, basta un semplice corso per essere qualificati come referenti alla sicurezza all’interno delle strutture sportive». Ancora una volta, ne compare una che presto potrebbe finire sui banchi del consiglio regionale e che ha il fine di permettere anche a chi non ha ottenuto il titolo di laurea in Scienze motorie di poter gestire la sicurezza all’interno delle strutture sportive. Al centro dell’attenzione vi è la volontà dell’amministrazione regionale di modificare l’articolo 15 della legge 117 in materia di sport, nella quale si prevede che, in alternativa al laureato in Scienze motorie quale responsabile di una struttura sportiva possa esserci anche un’altra figura. Ancora non è chiaro di quale figura alternativa si tratti, ma per il mondo accademico il riferimento è palese, ovvero le persone che conseguono un brevetto attraverso i corsi realizzati dal Coni, corsi che permettono di specializzarsi in qualche disciplina sportiva ma non certo di avere la preparazione adeguata per garantire la sicurezza all’interno di una realtà sportiva. A denunciare il fatto è il consigliere regionale Roberto Revelant (Ar). «Dopo la promessa non mantenuta di finanziare in assestamento il corso di laurea di Scienze motorie e scienza dello sport, ora – tuona Revelant – con il disegno di legge 117 arriva il colpo di grazia che può mettere a rischio l’esistenza dei corsi stessi, vanificando gli investimenti fatti in tutti questi anni dalle diverse amministrazioni comunali e regionali che si sono succedute nel post sisma, che hanno cercato di consolidare i rapporti e valorizzare la struttura universitaria che ha sede a Gemona». Insomma, il problema si ripete. Già negli anni scorsi, nei vari provvedimenti legislativi regionali si era già corso il rischio di mettere in discussione la figura del laureato in Scienze motorie che affronta un percorso accademico e in buon parte finisce a lavorare all’interno di una struttura sportiva. «Poi ci si chiede – dice Revelant – come mai i nostri laureati se ne vogliano andare all’estero a cercare maggiori soddisfazioni, non vedendosi riconoscere le proprie competenze nel paese d’origine. Si vuole introdurre una nuova figura qualificata, attraverso un semplice corso, per il controllo delle attività motorie per la sicurezza dei praticanti nell’ambito delle strutture destinate a tali attività. È evidente la concorrenza sleale che si produrrebbe nei confronti di chi invece si laurea dopo anni di studi e percorsi professionali e di specializzazione». Oggi, il corso di laurea in Scienze Motorie ubicato a Gemona per quanto riguarda il triennio e a Udine per la specializzazione, conta ben 240 studenti e si tratta di un corso a numero chiuso che ogni anno registra molte richieste di ammissione. «Chiederò immediatamente alla presidente Serracchiani la disponibilità a convocare un tavolo di confronto con l’Università e l’Amministrazione Comunale di Gemona prima dell’arrivo in aula della legge, perché se questo atto vedesse la luce così come proposto dalla giunta, sarebbe la fine del corso di laurea, un altro atto grave – conclude il consigliere regionale Roberto Revelant – che farebbe traboccare l’acqua da un vaso già stracolmo».