Friuli: Iacop e Marsilio vs “Mole il bevi”

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vignetta di Matteo Storti

di Enzo Marsilio e Franco Iacop

 La campagna "Mole il bevi" adottata dalla Provincia di Udine va a colpire soprattutto il prodotto vino facendo leva sull’immagine abusata e fuorviante dello stereotipo friulano-alcolista e beone che avrà fatto la fortuna di qualche comico e che non corrisponde di certo al grado di civiltà e dei veri valori del popolo friulano.
      E’ sicuramente utile, soprattutto se rivolta alle nuove generazioni, una campagna sul bere consapevole e intelligente che, invece di proibire, educhi al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità, soprattutto locali (e in particolare del vino) e denunci i pericoli del cosiddetto "binge drinking" (nel quale i veri protagonisti sono soprattutto superalcolici e cocktail) oggi di moda tra i giovani, cioè della vera piaga sociale che deve essere combattuta. La campagna che si vuole fare sortisce l’effetto di rendere ancora più drammatici i contorni di una crisi che colpisce in maniera pesante l’intero settore vitivinicolo.<br />
      Mentre l’onorevole Fontanini intende tappezzare l’intero territorio con gigantografie proibizioniste in Regione i suoi compagni di partito, i consiglieri regionali della Lega Nord, si fanno promotori di un’iniziativa (mozione n. 34 del 25.09.2009) sull’innalzamento dei tassi alcolimetrici riguardo la guida in stato di ebbrezza.
      Come al solito l’unica realtà evidenziata resta l’incoerenza. Non sono importanti obiettivi e progetti mentre la “destra” non sa cosa fa la “sinistra”, conta di più seguire a tutti i costi il consenso e per farlo non si esita ad abusare delle armi persuasive e fuorvianti degli spot pubblicitari.

7 Risposte a “Friuli: Iacop e Marsilio vs “Mole il bevi””

  1. Dal MV di oggi

    «Le critiche dei due consiglieri regionali del Pd, Marsilio e Iacop sono strumentali e fuorvianti». Gianfranco Angelico Benvenuto è l’ideatore della campagna “Mole il bevi” e non ci sta a passare per un “criminalizzatore del vino”. «Il mio motto è: bevi bene ma moderatamente, per apprezzare la varietà e l’eccezionale eleganza dei nostri vini friulani – spiega –. E questo è anche il messaggio della campagna “Mole il bevi che ti bêf il çurviel” che vuole semplicemente puntare il dito su quello che sta diventando un grave problema sociale senza ritorno: la ricerca dello sballo dei giovani. Evidentemente Marsilio – prosegue –, oltre a non aver visto i manifesti, non conosce il friulano, perché Mole il bevi che ti bêf il çurviel significa: non esagerare con l’alcol perché l’esagerazione ti beve il cervello».
    Secondo il pubblicitario Benvenuto «le immagini devono per forza essere forti per richiamare l’attenzione su un problema molto grave, un problema – racconta – che io, abitando in centro mi trovo di fronte tutti i giorni. Quello che un tempo era il salotto della città, ogni notte dalle 11 alle 5 è diventato un latrina con giovnai che urinano, spaccano bicchieri e bottiglie e si menano tra loro. Se poi cerchi di farli smettere minacciano anche te. La verità è che si è persa la misura, non si beve per socializzare, ma per lo sballo».
    Questo non vuol dire però che la campagna abbia preso di mira il vino. «Ricordo di aver pubblicato libri per sottolineare la grande qualità dei vini friulani – dice infatti Benvenuto –. Di aver enfatizzato anche i nuovi spumanti classici friulani. Di aver realizzato un apprezzatissimo libro in cinque lingue dal titolo “Cucina e vini friulani nel modo” che, peraltro, è in ristampa in sette lingue. Ho realizzato immagini che mostrano persone (presto pure la mia faccia e quella dei miei collaboratori alla causa) che si rovesciano nel cervello cinque sei cocktail alla volta, cocktail non vino. Così, “Mole il bevi”, un vecchio tormentone friulano ormai abbandonato, “esplode” con immagini surreali e choccanti che stanno invadendo, con decine di affissioni al giorno, tutta Udine. Le critiche di Marsilio però non mi sorprendono visto che è stato lui a bocciare il mio acrostico per il vino tocai con il quale avremmo potuto salvare lo storico nome del nostro bianco».

  2. Da laureando nella laurea specialistica in "Pubblicità e comunicazione d’Impresa", mi permetto di entrare nel merito sopratutto sulle dichiarazioni che ho riportato nel commento #1 da parte del pubblicitario che ha curato la campagna.

    Se posso essere abbastanza d’accordo sul fatto che la critica dei due politici possa essere un tantino tirata per i capelli, quello che mi sento di mettere in discussione è proprio l’immagine usata dal pubblicitario per veicolare il messaggio. Quando lui dice " le immagini devono per forza essere forti per richiamare l’attenzione su un problema molto grave " commette un errore abbastanza grave che è stato trattato più volte in molti libri libri e trattati: l’usare immagini forti può sembrare una scorciatoia efficace, ma in realtà è assolutamente controproducente provocando un rifiuto in chi le guarda, che cambia canale o smette di guardare i cartelloni pubblicitari. Quelle calotte craniche aperte per versarvi dentro il vino francamente non aiutano a trasmettere il messaggio e sono un tantino fastidiose oltre che a creare confusione dal punto di vista grafico …

    AR

  3. Aggiornamento del 05/12/2009

    IL MINISTRO. Anche il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia (leghista come Pietro Fontanini) dice un generico no alla «campagna contro il vino e contro l’alcol», a suo dire ingiusta perchè «solo il 2% degli incidenti è dato dalla guida in stato di ebbrezza».

    I DUBBI DEL PD. I primi a criticare “Mole il bevi” («un attacco al vino e ai suoi produttori e un insulto al popolo friulano») erano stati i due consiglieri regionali del Pd, Enzo Marsilio e Franco Iacop che avevano parlato di «responsabilità del bere da opporre al proibizionismo».

    di CRISTIAN RIGO

    La Coldiretti scende in campo contro la campagna antialcol “Mole il bevi” e chiede alla Provincia di ritirare tutti i manifesti. «Perché non è criminalizzando il vino e i friulani che si può vincere la battaglia contro le stragi del sabato sera e l’abuso di alcolici».
     

    Secondo il presidente della Coldiret-ti, Dario Ermacora, le intenzioni della Provincia, promotore dell’inziativa, erano sicuramente positive e anche condivisibili, ma il modo scelto per trasmettere questo messaggio «è assolutamente sbagliato». Per diversi motivi. Prima di tutto perché «anziché affrontare seriamente i problemi si preferisce la strada di una generica criminalizzazione dell’alcool identificandolo con il vino rosso, con immagini che associano il sangue al vino e quindi alla morte. Non pensiamo – aggiunge Ermacora – sia un modo corretto per educare i giovani al bere moderato, giovani che peraltro sono consumatori di altre bevande alcooliche; anzi pensiamo che così si ottenga l’effetto contrario». E il motivo è presto detto: «chi cerca lo sballo – assicura il presidente della Coldiretti, che rappresenta quasi l’80% delle imprese agricole – non beve sicuramente vino, ma superalcolici». Non solo. Ermacora ricorda anche che «è ormai appurato come una delle maggiori cause degli incidenti stradali non sia l’alcool (solo il 2% è imputabile all’alcool), ma all’inadeguatezza delle strade, come ha dimostrato uno studio del Dipartimento di ingegneria delle strutture dell’ateneo bolognese pubblicato sul sito del Ducato dei vini». Ma c’è di più. Perché a parere di Ermacora la campagna «non solo criminalizza il vino» ma anche «il Friuli, i friulani e la loro cultura». La campagna infatti riporta delle frasi in marilenghe (mole il bevi che ti bef il curviel, cioè molla il bere che ti bevi il cervello) e Ermacora si chiede «se sono solo i friulani a bere. Così – ribadisce – si criminalizza un settore e un popolo che da sempre considera il vino come un alimento da consumare a tavola e senza eccessi. Questo non significa che non si debba lavorare tutti assieme per educare non solo i giovani, ma tutti i cittadini, a un uso moderato dell’alcool, come di qualsiasi altro alimento (anche l’eccesso di grassi e la sedentarietà provocano gravi problemi alla salute, così come l’assunzione di farmaci, lo stress e la stanchezza che sono la causa prima di incidenti stradali perché riducono le capacità reattive), ma la strada corretta – prosegue – non è certo quella della criminalizzazione di un prodotto vanto della nostra cultura e della nostra agricoltura attraverso il quale cerchiamo di promuovere e valorizzare l’intero territorio anche dal punto di vista turistico». Tanto che per commentare questa campagna, secondo Ermacora, lo scrittore e intellettuale friulano Riedo Puppo avrebbe detto che i «sienziats a rivin simpri dopo, i pulitics ancjmò di plui», ossia gli scienziati arrivano sempre dopo, i politici ancora di più.

  4. Aggiornamento del 07/12/2009

    di CRISTIAN RIGO

    Mole il bevi continua a far discutere. Dopo le critiche del Pd e l’appello della Coldiretti, ecco l’affondo dei produttori di vino. Aziende agricole e consorzi. Uniti contro la campagna antialcol della Provincia e decisi a chiedere l’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura Claudio Violino (anche lui leghista come il presidente di palazzo Belgrado, Pietro Fontanini) per tutelare il settore vitivinicolo da quello che considerano «un vero e proprio attacco ingiustificato». Contro il vino e anche contro la cultura friulana.
    A criticare l’iniziativa della Provincia («sbagliata nei principi e nelle attuazioni») è anche il senatore del Pdl, Ferruccio Saro secondo il quale «la spettacolarizzazione con il ricorso a immagini “forti” spesso ottiene l’effetto contrario: lo insegna il marketing. Ecco perché secondo Saro «sarebbe stato meglio investire quel denaro per fare prevenzione contro le droghe e gli abusi di alcolici».
    La campagna “mole il bevi” rischia insomma di diventare anche un caso politico. E non solo.
    Il messaggio scritto in friulano “mole il bevi che ti bef il curviel”, cioè molla il bere che ti bevi il cervello associato all’immagine di un giovane che si versa in testa degli alcolici tenendo in mano dei bicchieri da vino è stato “bocciato” anche da Pierluigi Struzzo, medico di medicina generale e consulente in promozione della salute perché, dice, «proporre una campagna mediatica contro l’alcool è un’azione fuori dal tempo e, soprattutto, poco efficace».
    Dello stesso avviso il presidente del consorzio dei Colli orientali, Pierluigi Comelli tra i primi a promuovere il bere responsabile. Proprio i Colli orientali hanno infatti portato avanti la campagna “Stop binge drinking”, un’iniziativa contro il “bere per sballo”. «Una moda pericolosa – si legge nel sito della campagna – che arriva dall’estero e si diffonde anche nel nostro paese. Noi del consorzio dei Colli orientali siamo contro questo comportamento che danneggia le persone, sorpattutto i giovani. Invece vogliamo sostenere la nostra cultura del bere con moderazione, del gusto e della convivialità». Da qui l’invito di Comelli a «ritirare la campagna della Provincia e ad affidarsi a una comunicazione mirata, studiata in collaborazione con i produttori». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Federdoc (l’associazione che riunisce i nove consorzi di tutela – (Annia, Aquileia, Carso, Collio, Colli Orientali, Grave, Isonzo, Latisana e Ramandolo), Stefano Trinco: «Non possiamo accettare che nella giusta lotta all’abuso vengano criminalizzati il vino e anche la cultura friulana – spiega –. Come produttori siamo i primi a essere impegnati per promuovere il bere consapevole e questa campagna rischia di vanificare anni di lavoro su questo fronte». Da qui l’appello del settore all’assessore regionale Violino: «Auspichiamo – sottolinea il presidente della Coldiretti, Dario Ermacora – che la Regione intervenga per fermare questa campagna promuovendo invece il bere responsabile».

  5. Aggiornamento del 13/12/2009

    Dopo gli attacchi

    Un sostegno alla tanto contestata “Mole il Bevi” arriva da sociologi, medici, esperti e docenti universitari. Ieri al termine del convegno dedicato alle “Vecchie e nuove droghe nei contesti giovanili” i relatori hanno espresso solidarietà alla campagna contro l’abuso di alcol della Provincia.
    L’appoggio è stato particolarmente gradito dal presidente della Provincia Pietro Fontanini che ha aggiunto: «Non ho mai avuto dubbi su questa campagna.Ho ribadito diverse volte che non si tratta di una campagna contro il vino e non è in contraddizione con un bicchiere durante i pasti e con il bere moderato». Fontanini ha quindi ricordato che l’alcol, se usato in maniera eccessiva, crea dipendenza e diventa come una droga. «Non si deve cercare lo sballo – ha continuato – creando danni al proprio organismo».
    Sballo perseguito, secondo il presidente dell’Ordine dei medici Luigi Conte, per la «cultura imperante secondo cui serve una medicina in tutte le situazioni, che porti all’infallibilità e all’onnipotenza». Per questo Mole il bevi sarebbe un contributo, nonché solo un primo passo verso la prevenzione.
    «Mi ha stupito l’atteggiamento dei produttori friulani di vino – ha aggiunto il docente di sociologia dell’Università di Bologna Costantino Cipolla – in quanto non hanno colto la differenza tra gustare l’alcol e il consumare a canna qualsiasi sostanza alcolica. Si tratta di polemiche di retroguardia».
    A esprimere la sua solidarietà anche il direttore del Dipartimento dipendenze Ass 4 Francesco Piani.
    Fontanini ha anche commentato le altre proposte in campo di prevenzione: «E’ giusto creare un osservatorio in regione non solo per l’alcol ma anche per l’uso di droghe, per monitorare i fenomeni di dipendenza».

  6. La frase incriminata è in friulano quindi è indirizzata al consumo locale.E’ implicito che in Friuli alla parola "bevi" si intenda vino e non altro.La frase non promuove la moderazione ma invita  allo smettere da cui l’inefficacia della proposta.
    Più intelligente sarebbe stato: "No sta bevi,prime di guidà" o qualcosa di simile.
    Bruno

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