Friuli: il calvario senza fine per una visita medica

Di Rita Bertossi

La quotidiana attività delle Associazioni di tutela dei consumatori comprende anche la tutela del cittadino utente della sanità, settore che è uno dei fondamentali indicatori della qualità della vita sociale di un Paese moderno. Sul tema della qualità percepita delle prestazioni sanitarie pesa negativamente, a fronte di non poche eccellenze, la problematica relativa alle liste d’attesa e ai tempi del pronto soccorso. L’impegno per la riduzione delle prime viene ritenuto importante pur riguardando generalmente visite di routine, ma per gli utenti risulta non sopportabile l’attesa che talvolta devono subire le urgenze del pronto soccorso o le visite richieste con urgenza dai medici di famiglia.<br />
Un esempio è quello segnalatomi nei giorni scorsi, che riporto integralmente: «Capita che avverto un dolore acuto e persistente. Di buona mattina vado a farmi visitare dal medico di base. Questi, valutati i sintomi da me dichiarati, e dopo un’accurata visita, mi prescrive una visita specialistica con carattere d’urgenza, da effettuarsi all’Ospedale civile di Udine. Mi consiglia di andare immediatamente, considerato che nell’apposito reparto di specialità dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia effettuano le visite urgenti dalle ore 12.30 alle ore 13.30. Mi reco subito al reparto specialistico dell’Ospedale; mi presento alla segreteria del reparto alle ore 12 ed esibisco all’infermiera l’impegnativa ove risulta specificato il carattere d’urgenza della visita. L’infermiera-segretaria guarda con sufficienza l’impegnativa, che peraltro non ritira, e mi dice che devo attendere nella sala d’aspetto per la visita del chirurgo. Chiedo alla segretaria se il chirurgo sarà messo a conoscenza che mi deve visitare; quella con sufficienza mi dice di non preoccuparmi che avrebbe provveduto lei stessa ad avvertire per telefono il chirurgo. Pur essendomi presentato calmo e paziente, nonostante i dolori persistenti, l’infermiera-segretaria mi anticipa che dovrò avere molta, ma molta pazienza. Non potendo obiettare alcunché, accetto di buon grado il consiglio e vado nella sala d’attesa, poco distante dai locali della segreteria. La sala d’attesa è uno stanzone grande, illuminato con luce al neon bluastra, d’intensità molto scarsa. Effetto deprimente tipo loculo del camposanto. Nella sala d’attesa c’è solamente una signora che attende di essere medicata dal chirurgo che l’ha operata. Seguo le istruzioni della segretaria e comincio da subito a esercitare la virtù della pazienza. Ritengo in maniera esemplare. La signora viene prelevata dal medico per la medicazione post-operatoria e ci salutiamo.
«Le ore passano – continua la testimonianza –, ma nessuno si fa vivo. Ho la sensazione di essere stato abbandonato a me stesso con i miei dolori, e dimenticato nella sala d’attesa-loculo. Alle ore 15, non vedendo alcun movimento, torno in segreteria per chiedere delucidazioni. Trovo un’altra segretaria che mi avverte che la sua collega (a cui mi ero rivolto tre ore prima) aveva già da un’ora terminato il suo turno e si era giustamente eclissata. Lei mi informa altresì che sta chiudendo a chiave la porta della segreteria perché è terminato l’orario giornaliero d’apertura al pubblico. A mia richiesta di spiegazioni sulla mancata visita del chirurgo dopo ben tre ore di attesa, mi dice che forse il chirurgo, oberato di lavoro, terminato il suo turno, stanco se l’è data a gambe. Mi rassicura però che è stato sostituito da un altro chirurgo, che fortunatamente proprio in quel momento transita per il corridoio antistante all’ufficio di segreteria oramai desolatamente chiuso a chiave. Mossa a compassione dal mio caso, la segretaria uscente interpella il chirurgo e gli chiede se può visitarmi. Il chirurgo non mi chiede i motivi dell’urgenza, non mi chiede nemmeno come sto, ma con fare sufficientemente perplesso e scocciato mi avverte che prima andrà a fare delle visite al pronto soccorso, poi al reparto di ortopedia e poi, ma non mi precisa quando, mi visiterà. Mi ripete che dovrò attendere pazientemente e bene sperare. Mi sento di nuovo abbandonato e di nuovo senza un orario presunto per la visita d’urgenza! Attendo sino alle ore 16.30 quando finalmente vengo visitato! Questo significa aver atteso ben quattro ore per una visita urgente! Mi chiedo: quanto avrei dovuto attendere per una visita senza il carattere d’urgenza?».

Una risposta a “Friuli: il calvario senza fine per una visita medica”

  1. avrei cose belle da raccontare sul trattamento ricevuto in carnia e all’ospedale di tolmezzo!

    su invito sono disposto a farlo

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