Friuli: la birra, un’antica passione friulana


di CRISTINA BURCHERI

 
Correva l’anno 1859 quando Luigi Moretti fondava, a Udine, l’omonima “Fabbrica di birra e ghiaccio”. Nel 1865 nasceva a Trieste la Dreher; nel 1875 a Resiutta veniva inaugurata la Dormisch, di lì a pochi anni trasferitasi a Udine. Di quell’antica tradizione di maestri birrai (cantata anche da  Chino Ermacora in “Vino all’ombra”), la nostra regione ha ereditato la passione che accomuna piccoli birrifici sparsi dal mare alla montagna che producono birre artigianali di ottima qualità 
Dai Paesi nordici abbiamo acquisito anche il gusto della speziata birra di Natale, spillata di consuetudine da metà novembre al 31 dicembre. Se a Trieste la “Cittavecchia” produce la birra di San Nicolò (6 dicembre), i microbirrifici friulani propongono, ognuno con la propria ricetta, birre di Natale. La pordenonese “Nardòns” è una birra al miele doppio malto (alta fermentazione) del birrificio “La birra di Meni”.<br />
Dell’origine della birra narrano i miti finlandesi e, a proposito di mondo magico, la mostra “Miti, sciamani, orsi e animali sacri nel Grande Nord”, promossa dall’associazione musicale “Sergio Gaggia”, è visitabile fino al 16 gennaio nell’atrio del Museo archeologico nazionale cividalese.
Vesa Matteo Piludu, docente all’Università di Helsinki, in diversi articoli parla del “Kalevala”, il poema epico finlandese tradotto in italiano da Paolo Emilio Pavolini nel 1909. Il testo celebra anche le leccornie del paese nordico. «Si gozzoviglia e si beve a volontà nei capitoli dedicati alla gran festa di matrimonio che si svolge Pohjola, una favolosa terra ai confini settentrionali del mondo, tanto ricca quanto tenebrosa. Prima di tutto si uccide un bove enorme, dal quale si ricava una quantità pantagruelica di cibo». Così scrive Piludu citando il testo: «Cento tini empì la carne,/ di salcicce, cento tese».
E prosegue: «Manca però la bevanda più apprezzata dai finlandesi: la birra. La padrona di casa non conosce ricetta e parole magiche per farla fermentare. Un saggio le svela che nella notte dei tempi gli ingredienti (luppolo, orzo e acqua), considerati possenti spiriti, si lamentavano dicendo: “Quando noi ci riuniremo,/ l’un con l’altro insiem staremo?/triste è viver da solo…”».
«Sente il loro pianto Osmotar, spirito femminile che inventerà la bevanda alcolica aiutata da alcuni animali sacri». Scrive lo studioso arrivando al finale: «Appreso il segreto della birra, la padrona di casa si mette subito all’opera (…). Sarà il celebre bardo e mago Väinämöinen, “il cantore sempiterno”, a celebrare le virtù della padrona di casa e, naturalmente, della bevanda: “Cara birra, buon liquore!/ Non ti beva l’uomo invano!/ Spingi gli uomini a cantare, /d’or le labbra a gorgheggiare!”».