Friuli: la riforma della promozione culturale in Regione

di PIERO COLUSSI *

A chi ritiene che, dopotutto, la finanziaria regionale non abbia penalizzato più di tanto il mondo della cultura – come sostiene, fra gli altri, il capogruppo della Lega Nord Danilo Narduzzi – ricordo che, nonostante i 6 milioni di euro reintegrati dal voto dell’aula, all’intero comparto mancheranno nel 2010 ben 17 milioni di euro. Dei 48,3 milioni del 2009 saranno disponibili solo 31 milioni : si tratta dunque del 36,2% di risorse disponibili in meno, sia per le attività sia per i beni culturali del Friuli Venezia Giulia. Anche se in questi giorni l’attenzione dei media e del consiglio regionale si è concentrata soprattutto sulle “preistoriche” Tabelle della cultura – che ci auguriamo siano al più presto cancellate – dobbiamo pensare che ci saranno meno soldi per il sistema delle biblioteche pubbliche, per i musei, per il Centro di catalogazione e restauro di villa Manin, per il Mittelfest, per le grandi mostre, per la tutela delle lingue minoritarie, per l’Arlef, per l’edilizia teatrale, per i conservatori musicali di Udine e Trieste, per gli ecomusei, per le leggi sul recupero e la valorizzazione dei beni culturali (archeologia industriale, architettura fortificata, eccetera). Si salvano, fortunatamente, solamente gli investimenti dedicati allo sviluppo del sito archeologico di Aquileia ora possibili dopo che nella scorsa legislatura è stata approvata la legge istitutiva della omonima Fondazione. Purtroppo, di tutto questo nel dibattito in aula se n’è parlato pochissimo: segno evidente che si tratta di cose ritenute, ahimè, di scarsa importanza. Venendo alle attività culturali – grazie anche alla straordinaria mobilitazione dei cittadini che a migliaia in tutta la regione hanno firmato l’appello al presidente Tondo contro i tagli alla cultura – va detto che il mondo del teatro alla fine è riuscito a limitare i danni con riduzioni oscillanti fra il 5 e il 15 per cento. Meno bene, invece, è andata a quello del cinema e dell’audiovisivo che si troverà a fare i conti con un severo -20,5% di risorse. Con risorse molto ridotte per il Fondo regionale degli audiovisivi, per la rete delle mediateche, per il progetto di circuito cinema che ha messo insieme ben otto sale dislocate nelle province di Udine e Pordenone. Le 118 associazioni ed enti inseriti l’anno scorso in Tabella e confermati – senza le necessarie verifiche previste dalla legge – anche per il 2010 vedranno riduzioni sensibili frutto della riduzione delle tre fasce di merito. La legge regionale 68/81 che sostiene con i titoli II, III e IV le attività culturali degli enti e delle associazioni che non sono in Tabella vedono un taglio significativo così come la legge regionale 3/98 che con 1 milione 150 mila euro perde il 55% della precedente dotazione. Questo significa che gran parte dei progetti e delle necessità delle associazioni culturali più piccole non potranno più essere presi in considerazione. La finanziaria 2010 prevede invece – e questo è senz’altro un segnale positivo – la rinascita sotto nuove spoglie dell’Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia: infatti, per questo importante progetto è disponibile un finanziamento di 1.150.00 euro. C’è da chiedersi se davvero serviva provocare il ribaltone di quest’estate con la contestata e traumatica chiusura dell’orchestra e il tutti a casa della cinquantina di musicisti. Le prime mosse dei prossimi mesi ci permetteranno di capire tutto questo. Su un punto, però, sembra esserci una significativa convergenza: la necessità di completare il percorso di riforme sulla cultura avviatosi negli anni scorsi, ma rimasto ancora incompiuto. Per questi motivi ho proposto all’assessore regionale alla cultura Roberto Molinaro nel mio intervento in aula di programmare entro l’anno venturo gli Stati generali della cultura e dello spettacolo al fine di poter arrivare a un progetto di riforma riguardante la promozione culturale partecipato e auspicabilmente condiviso. Allo stesso tempo ho sottolineato il fatto che non è più rinviabile – pena il ripetersi di imbarazzanti dispute sui dati statistici come abbiamo visto fare fra il Teatro Rossetti di Trieste e gli altri enti della regione – l’istituzione dell’Osservatorio della cultura e dello spettacolo, strumento di analisi e di monitoraggio della vita culturale della regione già previsto, peraltro, nella nuova legge sullo spettacolo dal vivo approvata all’inizio del 2008. García Lorca ricordandoci che «la cultura costa, ma l’incultura costa di più», ci ha fornito la chiave di lettura più appropriata per affrontare con lungimiranza questa sfida per il futuro del nostro territorio, smentendo clamorosamente anche le parole del presidente della Regione Renzo Tondo che nel suo intervento a conclusione del dibattito sul bilancio si è detto nemico del “partito della spesa”, dove per spesa si riferiva, ahimè, proprio alla cultura. Forse bisognerebbe che qualcuno riuscisse a fargli capire che, forse, si tratta anche di una risorsa e di un’opportunità e non soltanto di un costo.<br />