Friuli: parla il presidente del Cato Scridel, «No agli acquedotti nella Bassa e in Carnia nessuna autonomia»

di Elisa Michellut.

O Nessuna acquedottizzazione nella Bassa. Lo assicurano i vertici della Consulta d’ambito per il servizio idrico integrato Centrale Friuli (Cato) che, questa mattina, si riuniranno in assemblea per discutere la delibera. Aqueddottizzazione «Procederemo – annuncia il presidente del Cato e sindaco di Fiumicello, Ennio Scridel – alla variazione del piano d’ambito al fine di recepire i cambiamenti normativi. Per quanto riguarda il problema degli acquedotti nella Bassa, sarà stabilito che, nelle zone della bassa pianura friulana caratterizzate da un approvvigionamento idrico potabile esclusivamente attraverso pozzi di tipo artesiano o freatico, non sono previste estensioni di rete di distribuzione idropotabile derivanti da adduzioni provenienti dalle zone a nord della linea delle risorgive. Unica cosa ammissibile è la realizzazione di acquedotti di quartiere, al fine di ottimizzare la distribuzione idrica negli agglomerati urbani». Il presidente Scridel, esperto in merito alla legislazione in materia di servizi pubblici locali, spiega anche come il Cato intende muoversi nel caso in cui dovesse verificarsi un’emergenza idrica. «Qualora i soggetti competenti dovessero accertare che la qualità dell’acqua non è conforme al decreto legislativo 31 del 2001, il piano dell’Ambito prevede l’installazione di appositi filtri (carbone attivo o equivalenti) a valle dell’opera di presa, cioè il pozzo. Anche in questo caso non ci sarà nessun acquedotto. Direi che i timori dei comitati non hanno più motivo di esistere». La proposta della Carnia Scridel interviene anche in merito alla proposta, avanzata da alcuni sindaci della Carnia, di gestire in autonomia il servizio idrico per i Comuni sotto i mille abitanti. Un migliaio le firme raccolte per chiedere la gestione autonoma dell’acqua. A consegnarle, nei giorni scorsi, in Regione, erano stati i sindaci di Forni Avoltri, Cercivento, Rigolato e Ligosullo, accompagnati dai rappresentanti dei comitati. «Da un punto di vista normativo – argomenta il presidente Cato – questa gestione non può essere attuata. Esiste una sentenza della Cassazione a sezioni unite che definisce illegittima questa pretesa. Su questo fronte è impossibile anche un intervento legislativo da parte della Regione. I comitati fanno riferimento sempre alla legge regionale 1 del 2014 della Regione Liguria. Con sentenza della Corte costituzionale 32 del 12 marzo 2015 questa legge è stata dichiarata illegittima in merito alla gestione autonoma del servizio idrico integrato dei Comuni montani con popolazione inferiore ai 3 mila abitanti. Le richieste non possono essere accolte». Le tariffe Per quanto riguarda la questione tariffe, i comitati e sindaci della Carnia hanno riferito di pagare cifre di molto inferiori rispetto al resto del territorio. «Le tariffe – risponde Scridel – sono purtroppo insufficienti a garantire gli interventi necessari alla corretta erogazione del servizio. Il Comune di Cercivento ha bisogno di un intervento al depuratore che costa circa 450 mila euro. Nella delibera di giunta comunale dell’11 dicembre 2014, l’amministrazione dichiara di non disporre di quella cifra. Se ogni singolo abitante di Cercivento dovesse gestire autonomamente il servizio l’aumento sarebbe a dir poco notevole». Gestore unico Questa mattina sarà votato anche il percorso verso il gestore unico del servizio idrico provinciale. «Il decreto legge 133 del 2014 stabilisce – precisa Scridel – che l’ente di governo d’ambito, cioè l’assemblea del Cato, deve individuare, entro il 30 settembre 2015, il gestore unico d’ambito. Sarà messo ai voti un indirizzo politico, ovvero una gestione attraverso il sistema in house providing, praticamente l’acqua rimane gestita dal pubblico. L’auspicio è che i gestori esistenti condividano percorsi di unificazione, anche societaria, da qui alla scadenza naturale delle loro convenzioni».