Friuli: proposta di legge reperimento e l’acquisto di farmaci cannabinoidi a chi soffre

di Renato D’Argenio 

Ci sono malati che per lenire il dolore hanno bisogno di farmaci cannabinoidi, prodotti non commercializzati in Italia. Il centrosinistra del Friuli Venezia Giulia – come ha fatto la Regione Toscana – propone una legge che agevoli i percorsi di cura e introduca prassi più lineari per il reperimento e l’acquisto di quei farmaci. La proposta di Pd, Idv e Cittadini-Libertà civica e stata illustrata ieri alla III commissione consiliare (presidente Giorgio Venier Romano dell’Udc) dalla prima firmataria, Annamaria Menosso (Pd). «La norma nasce da un’esigenza fatta emergere dai pazienti e da quelle persone che, sotto il controllo e la responsabilità di un medico, fanno uso di farmaci cannabinoidi, a base di cannabis. Un uso dettato da un semplice motivo – continua Menosso –: molte terapie o altre possibili alternative con farmaci oppiacei non danno risultati o creano assuefazione, come, per esempio, accade con la morfina. Siamo quindi di fronte a malati che hanno difficoltà a convivere con la propria malattia, a sopportare il dolore». «In Italia questi prodotti non sono reperibili; non sono in commercio e le strutture mediche si devono rivolgere all’estero, seguendo delle procedure burocratiche particolarmente complesse e onerose. Un esempio su tutti è quello del Cro di Aviano che nei pochissimi casi in cui ha avuto la necessità di reperire quei farmaci si è trovato in forte difficoltà, tanto da arrivare al punto di dover bloccarne la somministrazione». La proposta di legge, quindi, prevede la «possibilità di avere a disposizione, in Friuli Venezia Giulia, di una struttura sanitaria capofila per gli acquisti di tutte le altre aziende. Quindi, la possibilità di usare il trattamento ospedaliero e domiciliare, con la possibilità, per il paziente, di acquistare i farmaci di cui ha bisogno». «Non siamo i primi in Italia a proporre una simile norma – conclude la consigliere regionale del Pd –: l’ha già approvata la Toscana diversi mesi fa e non è stata impugnata, per cui ripercorrendo il percorso e i contenuti di quella norma possiamo garantire un aiuto concreto ai malati». La norma prevede anche una convenzione a livello regionale con lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze o con uno dotato delle medesime autorizzazioni alla produzione di principi attivi stupefacenti a fini medici, da individuarsi preferibilmente nella nostra regione. «Tale accordo consentirà di non dipendere esclusivamente dalle importazioni per l’approvvigionamento della cannabis medicinale, nonché di razionalizzare le spese che possono, in questo modo, essere drasticamente ridotte al pari dei tempi di attesa. Gli oneri previsti sono modesti – ha fatto, poi, presente Annamaria Menosso – e, comunque, non comportano aumenti al bilancio regionale: la spesa per l’acquisto dei farmaci cannabinoidi, o della materia grezza per le preparazioni ospedaliere, andrà a sostituire in misura analoga la spesa per l’acquisto dei farmaci attualmente utilizzati per le medesime finalità. In conclusione, i cannabinoidi devono essere visti come un prodotto di nicchia, per lo meno allo stato attuale delle conoscenze, da utilizzare come farmaci di seconda o terza linea quando le altre terapie hanno fallito o hanno troppi effetti collaterali. Nonostante ciò, limitarne la possibilità d’uso invece di allargare il campo di libertà per il medico porterebbe a un regresso e farebbe il gioco di coloro che continuano a voler confondere l’applicazione dei cannabinoidi al campo medico con l’uso ludico della cannabis.

 

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