Friuli: se la lavagna interattiva resta inattiva


di Chiara Benotti

Il gesso batte ancora il mouse: è flop, infatti, per le lavagne interattive multimediali (Lim) in tante scuole pordenonesi. Solo una su tre è accesa. Le altre sono arredo scolastico. Tante hanno ancora il nylon di spedizione che le avvolge, scollegate e senza computer. Installate con un investimento di 15-20 mila euro, dovrebbero rivoluzionare la didattica, ma l’addio alla lavagna di ardesia nera non è ancora avvenuto. «In molte scuole dell’obbligo le Lim non sono utilizzate – hanno denunciato i sindacalisti Flc-Cgil Mario Bellomo e Gianfranco Dall’Agnese -. Restano parcheggiate da un anno in qualche aula speciale. Nelle superiori c’è il problema dei computer: nei laboratori le postazioni sono contate rispetto agli studenti. Non si trovano pc da spostare per l’attacco della Lim».<br />
Duemila euro è il costo medio di una lavagna fornita dal ministero dell’Istruzione nelle aule, ma senza il personal computer. La scuola si deve arrangiare, dice il ministero. Fare lezione con la Lim significa creare dei percorsi di apprendimento interattivi, complessi e con link e ipertesti a disposizione su internet. «Tempi al rallentatore – hanno spiegato alcuni tecnici di laboratorio dell’Ipsia Zanussi – perché i docenti vanno formati all’uso dei nuovi strumenti informatici. I corsi partiranno nel liceo Grigoletti, a Pordenone, forse tra qualche settimana».

 

Nell’attesa, le Lim restano appese come un quadro bianco sul muro di qualche aula speciale. «E’ come avere una Ferrari senza benzina in garage – ha detto Dall’Agnese -. Un’altra rivoluzione incompiuta e con costi evidenti per le scuole sempre alle prese con la povertà. Nelle aule mancano carta e gessi: la vera rivoluzione sarà quella delle spese utili».
Lavagne interattive in stand-by e insegnanti tecnico-pratici (che sanno usarle) sotto l’accetta dei tagli. Nel 2000 erano 180 e dopo 11 anni, l’organico ne conta 110: gli Itp del Pordenonese pagano pegno e gli esuberi 2011-2012 saranno del 20 per cento. «Età media 50 anni – hanno monitorato i sindacalisti Flc-Cgil nell’assemblea dell’emergenza -. Quindi sono troppo giovani per la pensione e troppo “stagionati” per cambiare mestiere. Rischiano di essere riciclati sul sostegno all’handicap, oppure come tappabuchi per supplenze volanti: andremo in Prefettura».