Friuli: settant’anni fa a Versuta Pasolini reinventò il friulano

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di MARIO BRANDOLI.

Cade oggi, 18 febbraio, l’anniversario di fondazione de L’Academiuta di lenga furlana, il cenacolo letterario che Pasolini volle un pomeriggio di domenica di settant’anni fa in quel di Versuta, minuscolo “villaggio di dieci case” dove il poeta con la madre era sfollato sin dal ‘44 per sfuggire ai bombardamenti che martoriavano Casarsa e dintorni. Con lui, alcuni dei giovani che Pasolini aveva raccolto attorno a sé e ai quali faceva scuola. Tutti lettori appassionati di Graziadio Isaia Ascoli, insigne filologo goriziano tra i primi a rivendicare l’autonomia linguistica del friulano. Intento dell’Academiuta era quello di valorizzare il friulano, conferendogli dignità linguistica e letteraria. «Furono infatti – precisa Angela Felice direttrice del Centro Studi Pasolini di Casarsa, che ha dedicato un saggio di prossima pubblicazione per la Filologica Friulana a Versuta e al significato che ha avuto nella vita e opera di Pasolini – un uso lirico e antivernacolare della lingua friulana e la pedagogia come antidoti alla violenza della storia e come riscatto individuale e di tutta una piccola comunità a fornire il lievito da cui sorse l’Academiuta, nella direzione di un’estetica del cuore, non del cervello». Nell’agosto del 1945 esce il primo numero della rivista “Stroligut” che ha come stemma un cespo di “ardjlut”, disegnato dall’amico pittore De Rocco, simbolo di sorgente naturale e di rinascita, poetica citazione delle myricae pascoliane. Allo stemma si accompagnava la scritta “O cristian Furlanut plen di veça salut – O cristiano piccolo friulano, pieno di antica salute”. Cui Pasolini, nel secondo numero dello Stroligut del 1946, darà questa spiegazione: «Nell’epigrafe dell’Academiuta “cristiàn” è chiamato il friulano (furlanút, l’affettuoso diminutivo), come lingua rimasta intera presso le origini del “cristiano”, quando la nuova religione albeggiava sull’Europa insieme al romanzo. E “plen di veça salut” può essere attributo di quella favella le cui parole, udite dalla viva voce, trasportano con sé in un paesaggio simile a questo, ma al di là di dieci secoli, in un’epoca inconsumata della coscienza, quando simili parole, sia nel latino argenteo sia nella zona ignota del preromanzo, indicavano cose e fatti di una verginità sicura. (…) L’isola linguistica non serba dunque solo i caratteri arcaici della lingua come dato fisiologico, ma quando quest’isola si collochi nel tempo oltre che nello spazio, ne serba la forma interiore». Un’esperienza quella dell’Academiuta, che si impone, oltre che per la rivalutazione del friulano, per il valore pedagogico, di libera convivialità e reciproca formazione. Al punto che Pasolini stesso, in un interessante articolo di consuntivo personale, apparso nel 1949 su La Panarie, vide nell’esperienza di Versuta, come sottolinea Angela Felice, «anche il superamento positivo dell’estetismo, troppo candido e troppo raffinato, del suo precoce esordio del 1942 con “Poesie a Casarsa”, corretto dalla poetica consapevolmente simbolista del dialetto, come “regresso linguistico” alla radice e al suono segreto delle cose, che tanto l’immersione nell’ “utero linguistico” del casarsese quanto anche l’esperienza collettiva dell’Academiuta avevano contribuito a corroborare». A ricordare quell’esperienza, come a valorizzare quanto dell’opera di Pasolini ancora oggi è vivo e di estrema attualità, le numerose iniziative, che coordinate dal Centro studi di Casarsa, andranno a svilupparsi nell’intero arco dell’anno anche a livello nazionale in sinergia con la Commissione voluta dal ministro Franceschini per il quarantesimo della morte del poeta. A giorni sarà presentato il volume sulla poesia in friulano, frutto del convegno che annualmente il centro dedica a un aspetto del lavoro di Pasolini, e prossimamente due momenti di riflessione. il primo su Pasolini e l’autonimismo friulano, il secondo sulla tragica fine del fratello Guido, oltre a mostre fotografiche, come quella “Portfolio Pasolini” di Roberto Villa con ritratti di Pasolini degli anni 1972-73.