Friuli: troppi inesperti in montagna e gli incidenti si moltiplicano


di Alessandra Ceschia
Fino a qualche decennio fa erano pochi i casi di persone disperse sul territorio di cui dovevano essere attivate le ricerche. Ma non è più così: sono più di 200 gli interventi di recupero dispersi di cui si sono occupati i volontari del soccorso alpino nel 2014. «I numeri aumentano ogni anno del 10 per cento – conferma il delegato regionale del Cnsas Vladimiro Todesco – si tratta principalmente di casi che riguardano l’escursionismo. Le persone si spostano più facilmente, spesso sono anche anziani che si avventurano sui sentieri» fa il punto. Sempre più spesso infatti le persone pensano di aver tutto a portata di click: si aggiornano su internet, reperiscono in rete informazioni sommarie e affrontano anche percorsi impegnativi senza avere una preparazione adeguata, come spiega il vicepresidente regionale Cnsaa Spartaco Savio. «Una volta ci si avvicinava all’alpinismo attraverso un percorso graduale, erano gli esperti a misurarsi con la montagna – osserva Savio – oggi gli escursionisti del finesettimana sono spesso inesperti e privi di quelle conoscenze di base che permettono loro di affrontare le difficoltà: il 30 per cento dei nostri interventi è conseguente a cadute, il 13 per cento dipende da malori, poi seguono i ritardi da parte di chi si è perso, chi ha sbagliato sentiero». Anche l’età degli escursionisti si sta progressivamente alzando e oggi sono numerosi i settantenni che arrampicano con disinvoltura. Da una sessantina d’anni i volontari del soccorso alpino si cimentano nella ricerca e nel soccorso dei dispersi, garantiscono anche un supporto alle équipe del 118 che si muovono su terreni impervi e collaborano con i colleghi delle stazioni della guardia di Finanza e dei carabinieri. In Friuli sono 350, di cui 180 nella provincia di Udine, suddivisi fra le stazioni di Udine, dove è presente anche un’unità speleologica, Cave del Predil, Moggio, Forni Avoltri e Forni di Sopra. Sono tutti volontari, vengono reclutati sulla base delle loro competenze alpinistiche e sottoposti a rigorosi corsi di formazione. Vengono attivati per la ricerca delle persone disperse, mentre, nel caso di persone di cui sia stata denunciata la scomparsa, operano con le altre forze dell’ordine, vigili del fuoco compresi. Il loro impegno può protrarsi per alcune ore o per diversi giorni, estendersi all’estero, nei Paesi confinari e, su richiesta del Ministero degli Interni, anche oltre. L’ultimo intervento che li ha visti impegnati è quello di domenica a Preone, dove il lignanese Francesco Bertelli è stato ritrovato dopo una lunga ricerca che ha coinvolto una decina di volontari del soccorso alpino della stazione di Forni Avoltri, che hanno affiancato i colleghi della guardia di Finanza, dei carabinieri e i vigili del fuoco. «Già nella mattinata alcuni dei nostri volontari avevano perlustrato parcheggi e aree di sosta nei pressi della riserva di caccia a Tramonti di Sopra, visto che conoscevamo la persona dispersa e sapevamo che era un cacciatore che si recava in quelle zone – premette Todesco – provvidenziale è stato l’intervento dei familiari che hanno prima individuato la macchina del congiunto in Val di Preone, quindi il suo cane e, poi hanno localizzato il disperso». A quel punto sono scattati i soccorsi, l’uomo è stato issato con una fune e recuperato. A volte però, l’esito non è felice, si tratta di pochi casi. Per giustificarli qualcuno scomoda il destino, ma una partenza più intelligente li potrebbe evitare.