L’agricoltura del Friuli Venezia Giulia non è a rischio immediato di siccità, anche grazie alle piogge della scorsa notte, ma lo stato di crisi non è più un fatto straordinario in quanto i cambiamenti climatici impongono lunghi periodi senza precipitazioni seguiti da forti e concentrati scrosci d’acqua che non sono in grado di garantire le necessarie riserve idriche.
L’attualità riassunta ed evidenziata dall’assessore regionale alle Risorse agricole, Claudio Violino, nel corso della conferenza stampa successiva alla riunione del comitato di crisi agricolo (consorzi bonifica, associazioni categoria, Ersa, Etp, Protezione civile, Osmer, Prefetture, Anci, Upi ed Edipower), ha determinato la scelta di una nuova linea di condotta caratterizzata dalla progressiva trasformazione degli impianti di irrigazione dal sistema a “scorrimento” a quello “a pioggia”, un progetto pluriennale (si parla di almeno dieci anni) che comporterà costi quantificati in 10-12 mila euro a ettaro.
“In Friuli Venezia Giulia – ha proseguito l’assessore – serve un’agricoltura di qualità da perseguire attraverso un piano di sviluppo rurale inteso come contributo a chi produce bene e in filiera, cercando in questo modo di diventare un piccolo Israele”.
Prendere atto della nuova situazione ambientale significa, secondo Violino, comprendere la necessità di prevedere l’irrigazione anche laddove, come in alcune aree del Collio e del Carso, finora veniva ritenuta meno fondamentale e magari risultava inesistente.
In funzione di predisporre un piano irriguo regionale entro fine anno, utilizzando a questo proposito quanto già definito dall’Amministrazione precedente oltre alle indicazioni del piano nazionale, verrà istituito un tavolo tecnico ad ampio respiro presso l’associazione che riunisce i quattro consorzi di bonifica del territorio che, ha affermato l’esponente della Giunta Tondo, rappresentano i bracci operativi settoriali della Regione.