Friuli: «Con le Unioni un ritorno al Medioevo», l’anatema del poeta Zannier

«Questo Friuli polverizzato in 17 emirati posticci è un ritorno ai frazionamenti medioevali e semifeudali». Domenico Zannier, poeta, sacerdote, intellettuale, profondo conoscitore della storia del Friuli (ha ottenuto numerosissimi riconoscimenti per la sua attività letteraria e tra questi anche la candidatura a Premio Nobel per la letteratura nel 1986) in una lettera indirizzata al presidente della Provincia di Udine manifesta il suo pensiero sul riordino degli enti locali varato dalla Giunta regionale e le conseguenze di tale disegno per Udine e il Friuli. Di seguito il contenuto della lettera trasmessa al presidente Fontanini nei giorni scorsi. *** di DOMENICO ZANNIER Friuli: ritorno al Medioevo territoriale. Non accadeva da sette secoli. Dallo Stato Patriarcale, passando per il dominio veneziano, napoleonico, austriaco e italiano, Udine era sempre stata la capitale amministrativa del Friuli. Il passaggio di Gorizia agli Asburgo aveva causato una prima divisione regionale e statuale, non sanata che per un breve periodo all’indomani della Grande Guerra. La Provincia del Friuli integrale durò poco e Gorizia ritornò capoluogo di Provincia. Nel Secondo Dopoguerra si è costituita la Provincia di Pordenone, favorita da Trieste, divenuta nel frattempo capitale della composita Regione Friuli-Venezia Giulia. L’ultimo tentativo di smembrare il Friuli è stato il progetto della quinta provincia di Tolmezzo. Trieste ha sempre avuto la sindrome dell’accerchiamento, a torto o a ragione. L’ingiusta mutilazione territoriale del retroterra carsico potrebbe essere una scusante che oggi non regge. Ora vengono azzerate tutte le province della Regione a vantaggio dell’unico Centro non friulano. Udine rappresentava il Friuli storicamente, culturalmente e amministrativamente, sia pure indebolito da campanilistiche e inutili divisioni. La sua cancellazione è un atto di ingiustizia verso la realtà della Patria del Friuli e un atto di incurante disprezzo verso la nostra identità e la nostra Storia. Ma si può chiedere rispetto a chi non sa nulla del Friuli? Da un po’ di tempo in qua i Friulani votano per esiti maldestri. Dove sono scomparsi i radicalfriulanisti? I leninisti della lingua? E il clero etnico e gli intellettuali di ogni specie e grado? Tutti presi in contropiede o cavalli di Troia. Inutile lamentarsi di realtà territoriali e linguistiche smembrate, quando si lavora allo smembramento del Friuli per entità non friulane e addirittura non italiane. Questo Friuli polverizzato in 17 emirati posticci è un ritorno ai frazionamenti medioevali e semifeudali. Un comune per sua natura non ha mai la visione globale del territorio di un ente sovracomunale che funge da equilibratore delle diverse e singole esigenze. Mi domando perché si siano aboliti i mandamenti che illustravano le medie città provinciali. Sempre per risparmiare soldi? e per soldi preture e tribunali? E per soldi le province? Può essere. Ma, finiamola di dire insulsaggini. Si farebbero anche riforme pretestuose e fantasiose per stare a galla politicamente e in questo caso favorire un’unica città, non friulana, cui dobbiamo far capo e servire. Speriamo contro ogni speranza per il bene del Friuli. Il presidente della agonizzante Provincia di Udine, Pietro Fontanini ha fatto celebrare l’Anno dei Patriarchi con manifestazioni e pubblicazioni di sorprendente attualità. Non mi curo delle vane critiche alla sua iniziativa anche da parte di chi sta diluendo il Friuli. I Patriarchi rappresentano, insieme al Ducato Longobardo, un momento forte e irripetibile della nostra identità storica e umana. L’abolizione delle Province annulla la presenza delle realtà civili e dello Stato. Non ci saranno più prefetti, presidenti, questori. I presidenti delle “Unioni” saranno dei semplici “primi inter pares”. Le città capoluogo di Provincia non potranno fondare identità civile, ridotte a vestigia storiche turistiche. Restano le Diocesi con i Vescovi. Non risulta che l’Arcidiocesi di Udine e quelle di Gorizia e Concordia-Pordenone vengano soppresse e i Friulani potranno vedere nelle rispettive sedi episcopali e nel territorio ad esse connesso una più ampia e vasta aggregazione morale e culturale. E i nostri Vescovi sono pure gli eredi del glorioso Patriarcato di Aquileia, di Aquileia e non di Trieste, con buona pace di certe riforme. Se lo Stato (o il Friuli) si scioglie, supplet Ecclesia.

Una risposta a “Friuli: «Con le Unioni un ritorno al Medioevo», l’anatema del poeta Zannier”

  1. … Felice ascoltare una voce saggia, la chiesa ultima difesa, ben venga. Per la sopravvivenza della nostra piccola patria ormai serve … Il Miracolo.

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