Friuli: Università del Nord-Est l’assesore Rosolen e i rettori frenano

Prima rafforzare e rendere più efficienti gli atenei di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, poi ragionare a livello di sistema anche in un’ottica federale: è questo, secondo l’assessore all’Università del Friuli Venezia Giulia Alessia Rosolen, il percorso sul quale lavorare per lo sviluppo del sistema universitario nel Nordest. Rosolen ha commentato la proposta lanciata ieri dal rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria , in un editoriale sul quotidiano Il Piccolo. Secondo Zaccaria, è «un’esigenza diffusa» sviluppare una collaborazione tra le università delle tre regioni per «valorizzare le specificità ed evitare competizioni senza senso».<br />
La prospettiva indicata da Zaccaria è condivisa da Rosolen che ha anche fatto alcune proposte. «Un intervento che porti verso un’idea positiva di università federale – ha spiegato – è una strada che evidentemente va percorsa». Il Friuli Venezia Giulia, che sta per approvare una legge per riequilibrare, in un’ottica meritocratica, i finanziamenti regionali alle università, «a piccoli passi – ha aggiunto Rosolen – sta precorrendo quello che succede nel resto del Paese, anche rispetto al Veneto. Oggi ogni regione si rafforzi nell’ambito delle proprie competenze». Anche per combattere il meccanismo, denunciato tra gli altri da Zaccaria, del finanziamento statale a pioggia, penalizzante per gli atenei virtuosi. Una volta raggiunto questo equilibrio all’interno dei singoli territori regionali si potrà iniziare a immaginare la creazione di un polo più ampio, è la sintesi del pensiero di Rosolen.
La Regione Friuli Venezia Giulia studia il nuovo modello del sistema universitario regionale, in ottica federale, e ha sul tavolo tre principali ipotesi che potranno essere negoziate con il Governo, ha aggiunto Rosolen, che ha annunciato per metà maggio un incontro con i rettori degli atenei di Trieste e Udine. «Allo studio – ha spiegato l’assessore – ci sono tre ipotesi: negoziare con Roma il trasferimento dell’intera competenza del Fondo ordinario statale alla Regione, sul modello di quanto fatto dalla Provincia autonoma di Trento. Tale cifra, stando ai dati del 2009, ammonta complessivamente a circa 184 milioni di euro, tra gli atenei di Trieste e Udine. La seconda ipotesi riguarda il trasferimento della sola parte premiale del Fondo, pari al 7%. La terza ipotesi prevederebbe la sottoscrizione di un accordo di programma tra i due atenei, il Ministero e la Regione, sul modello di quello attivato nel 2009 tra le Università di Camerino e Macerata, che punta a razionalizzare l’offerta e i servizi a fronte dell’impegno ministeriale di mantenere immutato, per il 2010 e il 2011, lo stanziamento del Fondo concesso nel 2009». Le ipotesi seguiranno l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, della riforma del finanziamento della Regione alle università e dovranno tener conto del complessivo dialogo tra Roma e Trieste alla luce dell’attuazione del federalismo fiscale.
Il Friuli Venezia Giulia potrebbe «subire ritardi» nella competizione, sui temi dell’organizzazione universitaria rispetto al resto del Nordest, «a causa di quella parte del mondo politico friul-giuliano che esprime vecchie e rovinose logiche campanilistiche», ha commentato invece il rettore dell’Università di Trieste, Francesco Peroni. Sulla proposta di Zaccaria, Peroni ha detto che tali considerazioni vanno lette «con attenzione e come indice barometrico di quello che va maturando sui temi dell’organizzazione universitaria, in una regione del peso nazionale che ha il Veneto». «Si conferma – ha notato Peroni – che le logiche d’integrazione e di sistema stanno progressivamente affermandosi nelle aree più forti del Paese e si conferma, temo, la mia preoccupazione circa i ritardi che la nostra regione potrebbe subire nella competizione con queste aree».
Per il rettore dell’Università di Udine, Cristiana Compagno, «l’esigenza di potenziare in modo sistemico le collaborazioni di didattica e ricerca tra le Università del Nordest è un’opzione che va studiata con attenzione». «Da sempre – ha aggiunto Compagno – come Università di Udine, condanniamo decisamente il modello di finanziamento su base storica con distribuzione dei fondi a pioggia tra tutti gli atenei, che di fatto ha penalizzato le università migliori ed efficienti». «Il modello del federalismo universitario – ha continuato Compagno – è un modello affermato nella logica dei land tedeschi e si sta avviando, in Italia, anche a Trento. Va studiato con attenzione, con rigorose analisi di impatto sulla qualità dei percorsi formativi e sull’attrattività degli studenti. È insomma un percorso complesso di fronte al quale approcci di tipo semplicistico diventano pericolosi, a meno che non ci si voglia fermare alla sola suggestione semantica del concetto di Università Federate».

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