Friuli: «Valichi abbandonati, è una vergogna»

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di Giancarlo Martina.

«È una vergogna per l’Italia il modo con cui viene lasciato il valico di Coccau». Il pesante commento è di Wienfried, un cittadino austriaco di Arnoldstein che ama il nostro Paese, ma che si arrabbia moltissimo, al pari di tanti tarvisiani, ogni volta transita in quello che fino a non molto tempo fa era un luogo di frenetico lavoro e che da anni è in stato di abbandono. «Giro – aggiunge il carinziano -, per le località del Friuli e apprezzo tutti i bellissimi luoghi d’arte d’Italia (in questi giorni sarà in tour in Sicilia), ma nei miei viaggi mai mi sono imbattuto in situazioni come quelle del valico di Coccau». In effetti lì, sul versante italiano, tutto è rimasto come ai tempi quando l’Austria non faceva ancora parte della Ue, quando bisognava sottostare ai controlli di Dogana, Finanza e Carabinieri, con l’aggravante che le strutture, pensiline, uffici, caserme e piazzali sono abbandonati e non è certo un bel vedere la prima cartolina d’Italia, quel biglietto da visita che invece, viene curato oltre confine. L’amministrazione comunale continua a sollecitare gli organismi coinvolti, come il Demanio che ha proprietà al pari dei ministeri della difesa e degli interni, ma si scontra con il muro di gomma della burocrazia che frena ogni speranza di trovare soluzioni in tempi brevi. E certamente i tre pubblici esercizi che continuano ad operare hanno il grande merito di assicurare un minimo di vitalità all’area. «Non facciamo certo una bella figura nei confronti degli amici austriaci e ci tocca subire anche i loro sfottò perchè in Carinzia certe situazioni non si verificano – ammette a malincuore Francesco Piussi, noto esercente – purtroppo le nostre lamentele finora sono cadute nel vuoto». «Certo è difficile farle arrivare fino a Roma – aggiunge un avventore – e poi, mi domando, cosa mai potrà interessare ai funzionari romani che al valico di Coccau c’è una caserma dei carabinieri che è stata chiusa subito dopo che il suo tetto era stato rifatto e tutto in rame». Vetri sporchi e rotti, muri ingrigiti, buche negli asfalti del piazzale, l’immagine del valico è pessima. «È una vergogna anche per noi che cerchiamo di rinnovare e rendere accoglienti i nostri locali – si sfoga l’altro esercente Sandro Pividori -. Sono nato qui è resisto. È cambiato tutto, siamo passati dal giorno alla notte. Al valico c’erano attività floride e adesso si sopravvive a malapena». La stessa situazione si riscontra anche ai valichi con la Slovenia di Fusine e del Passo del Predil. Anche in quei siti il problema è tutto italiano in quanto gli sloveni hanno provveduto a togliere pensiline e garitte di confine ridando dignità ai luoghi. Invece, da noi tutto è rimasto tale quale a quando sono state tolte le sbarre per cui con l’auto si continua a transitare sotto tettoie anacronistiche e che sono delle vere brutture con cui continuiamo ad accogliere gli ospiti stranieri.