Gemona: comunità in lutto per la perdita di mons. Candusso

mons candussio
di Maura Delle Case

Vedendolo partire, poco più di una settimana fa, per la Terra Santa, i gemonesi avevano tirato un sospiro di sollievo pensando che gli evidenti segni di stanchezza dipinti sul suo volto fossero dovuti agli sforzi eccessivi che "monsignore" continuava a chiedersi. Dietro il volto smagrito e il fisico esile si stava invece facendo strada la grave malattia, che ieri, poco dopo le 15, ha avuto la meglio. Monsignor Gastone Candusso è spirato all'età di 65 anni. Già parroco a San Marco, la più importante tra le parrocchie di Udine, dal 2001 era stato trasferito a Gemona. Da subito con la comunità locale si era instaurato un legame fortissimo, tanto da far parlare a don Gastone, più volte, della città come di casa sua. Nato a San Daniele il 23 febbraio 1946, monsignor Candusso era entrato in seminario giovanissimo  alle elementari. Ordinato sacerdote il 24 settembre del 1971, avrebbe festeggiato quest'anno i 40 anni di ministero. Un periodo diviso tra due grandi amori. Prima la parrocchia di San Marco, dove il sacerdote arriva nel 1971 per essere prima cappellano, fino al '91, poi per un anno amministratore parrocchiale, quindi parroco fino al 2001, quando viene mandato a Gemona. Un trasferimento che crea a San Marco una sollevazione popolare, ma che don Gastone accetta con serenità. Pur conscio – come racconterà poi – del forte legame creato con i parrocchiani udinesi, la questione andava vista nell'ottica dell'obbedienza che ogni sacerdote deve al proprio vescovo. A Gemona, sulla scorta del grande clamore che aveva accompagnato il suo trasferimento, viene accolto a braccia aperte e da quell'abbraccio, si può dire, monsignor Cansusso non si è sciolto più. Per 10 anni ha dato tutto quanto poteva. Senza mai risparmiarsi. È riuscito a far sentire la propria presenza ai giovani, agli anziani, alle borgate, con mille sacrifici e salti da prestigiatore, al di là della stanchezza e di recente anche della malattia. Per lui, Gemona era diventata una seconda casa. Il parroco originario di San Daniele vi aveva trovato terreno fertile e valide spalle per dar corpo a una serie di progetti che hanno scandito i suoi 10 anni alla guida della pieve di Santa Maria Assunta. Di fianco alla parrocchia ha aperto i battenti il museo del Duomo, sotto la chiesa il Lapidarium, a Forni Avoltri una grande casa ristrutturata che oggi ospita le ferie di giovanissimi e di anziani. La musica, le rappresentazioni della natività, la cultura erano alcune delle sue passioni che aveva saputo trasmettere a un nutrito gruppo di gemonesi convincendoli, tra l'altro, a farsi custodi del Duomo e del museo sotto la sua attenta direzione. Attenta e curiosa. Con la scusa di un bicchiere di vino, non era una rarità vederlo scendere i pochi gradini che portano al lapidarium, impugnando una bottiglia, per dare un'occhiata e incoraggiare i volontari al lavoro. Non si possono poi dimenticare le sue omelie, specie quelle del Tallero, quando la gente affollava il Duomo solo per sentirlo difendere l'ospedale civile o spronare le istituzioni a dare la svolta decisiva per la ricostruzione del castello. Con lui il Friuli perde un amico, ancor prima che una guida spirituale, un uomo sempre pronto a scambiare una parola, oggi bene raro che lui invece sapeva donare a tutti con altruismo, onestà e intelligenza. Ci mancherà.


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